di FELICE MOMETTI La versione breve di questa recensione è stata pubblicata su «Il Manifesto» del 20 agosto 2021 Uso capitalistico e uso di classe del territorio. Nuova geografia della forza-lavoro e il territorio come luogo e mezzo della produzione sociale. Questo è l’approccio teorico e politico che, nella seconda metà degli anni ’70, caratterizza la riflessione dei «Quaderni del …
continua a leggereuna modesta proposta
Brescia: la strage e la memoria oltre il mito
di FELICE MOMETTI La memoria si declina sempre al presente e il mito è una macchina che congela un passato immaginario. A 47 anni dalla strage di piazza della Loggia a Brescia la macchina mitologica ha fagocitato la memoria tanto che mito e memoria sono diventati indistinguibili. I percorsi che mettevano in relazione le esperienze vissute con le esperienze trasmesse …
continua a leggereQuelle connessioni tra teoria e politica
di STEFANO VISENTIN — da «Il Manifesto» del 27 febbraio 2021 «Noi conosciamo solo un’unica scienza, la scienza della storia»: questa affermazione che compare nell’Ideologia tedesca (1843) esprime un intento programmatico al quale Marx ed Engels resteranno fedeli, pur declinandolo in modalità differenti, nell’intero corso della loro vita. Tale fedeltà è rintracciabile anche nel ricchissimo volume Global Marx. Storia e …
continua a leggereRem Koolhaas, architetture, feticci e il futuro che non c’è
di FELICE MOMETTI Non è una mostra d’arte, non è una mostra d’architettura e non è una mostra scientifica. Così Rem Koolhaas ha presentato Countryside, The Future, l’esposizione attualmente al Guggenheim Museum di New York. L’evento è di quelli che, nelle intenzioni e per gli investimenti finanziari, dovrebbero aprire nuovi scenari se non addirittura evocare nuovi paradigmi tali da riconsiderare i …
continua a leggereNote su migrazioni, ricerca e critica
di GIORGIO GRAPPI Quello che segue è l’intervento presentato da Giorgio Grappi al seminario «Innovative Methods of Research in Migration & Refugee Studies» organizzato dal Calcutta Research Group e dall’Institut for Human Sciences (Vienna, 21 Dicembre 2020). *** Questo intervento discute del significato della ricerca militante negli studi sulle migrazioni e sui rifugiati a partire da tre domande principali: come …
continua a leggerebell hooks: imparare a trasgredire il razzismo e il patriarcato
di PAOLA RUDAN In Italia la produzione di bell hooks – il nome che si è data la femminista nera nordamericana Gloria Jean Watkins combinando quelli della madre e della nonna materna – non ha avuto una diffusione editoriale pari a quella di autrici come Judith Butler. Questo fatto non dipende solo dal mercato culturale, ma anche dalla politica della …
continua a leggereLa fredda arte di Mona Hatoum
di FRANCESCA DELLA SANTA Mona Hatoum è un’artista libanese di famiglia palestinese che dal 1975 vive a Londra, dove è stata costretta a fermarsi per lo scoppio della guerra civile nel suo paese d’origine. Un vissuto di fuga che diventa una delle prospettive da cui partire per la sua ricerca artistica. Intreccia il passato di una terra negata e il …
continua a leggereLa libertà è una crepa imprevista
di ISABELLA CONSOLATI Pubblicata su «Il Manifesto» del 7 gennaio 2021 «Ho aperto davanti a voi una porta che nessuno può chiudere»: il versetto dell’Apocalisse che introduce il primo volume di Eleonora Cappuccilli La critica imprevista. Politica, teologia e patriarcato in Mary Astell (Macerata, Eum, pp. 263, euro 16) evoca la crepa nell’ordine costituzionale aperta dall’irruzione delle donne nella sfera pubblica …
continua a leggereSilvia Federici, se il femminismo parla al presente
di PAOLA RUDAN La versione breve di questa recensione è stata pubblicata su «Il Manifesto» del 16 dicembre 2020 Da tempo, anche sotto l’impulso della sua presenza attiva nel femminismo popolare latino-americano, la riflessione di Silvia Federici ha grande diffusione editoriale. Ne sono testimonianza la seconda edizione per ombre corte di Il punto zero della rivoluzione, e la pubblicazione di …
continua a leggereZehra Doğan, un’arte oltre il limite della critica
di FRANCESCA DELLA SANTA Zehra Doğan, artista e giornalista curda, incarcerata per la prima volta nel 2016, poteva essere una delle tante vittime delle prigioni turche, oscurata e inghiottita nella notte per un disegno che aveva l’ardire di mostrare l’incubo della realtà. Nusaybin, distrutta dall’esercito turco, una delle tante frontiere su cui Erdoğan gioca da anni la sua battaglia di supremazia …
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