di FIORELLA LONGOBARDI → Vai alla prima parte dell’inchiesta Lunghe storie operaie Veloci, senza fermarsi mai «Il lavoro di linea di montaggio, è vero, è alienante ma lo si accetta perché ci si sente comunque partecipi di questa società. A me personalmente non dispiace. Quello che mi preme dire è che anche questa tipologia di lavoro è servita e servirà anche …
continua a leggere∫connessioni precarie
Lunghe esperienze operaie #1: primi risultati della ricerca sulle condizioni lavorative in tre stabilimenti Electrolux
di FIORELLA LONGOBARDI Pubblichiamo in due puntate l’inchiesta condotta da Fiorella Longobardi in tre dei quattro stabilimenti italiani della multinazionale svedese Electrolux, durante la mobilitazione che nel 2014 si è opposta alle minacce di delocalizzazione e licenziamenti di massa. La situazione negli stabilimenti di Electrolux è un esempio molto chiaro di come la precarietà sia entrata in fabbrica e dell’insieme …
continua a leggereThe same things come back. Europe and our strike against the misery of the present
→ Italian Together with many others we said again and again that Europe is the minimum field of struggle. In front of the states of emergency, of Daesh’ terrorism, of the declared or directly waged wars, after the recent elections in France it is as if we were captured in an endless European involution. It seems that the same things …
continua a leggereLe stesse cose che ritornano. L’Europa e il nostro sciopero contro la miseria del presente
→ English Insieme a molti altri abbiamo ripetuto che l’Europa è il terreno minimo di lotta. Di fronte agli stati di emergenza, al terrorismo di Daesh, alle guerre dichiarate o semplicemente praticate, dopo le recenti elezioni francesi sembra di essere catturati in un’infinita involuzione europea. Sembra che le stesse cose continuino a ritornare per minacciarci con la loro miseria. Eppure …
continua a leggereStrikers’ Charter
→ See the Italian translation on the website of the Coalition for the Social Strike We are the strikers: we are the precarious, the migrants, the industrial workers, the students that on November 14th 2014 went on strike together, challenging the divisions that produce our common condition of precarity. We are those who work on call paid with coupons per hour, we …
continua a leggereCiao pensione ciao. Sul versante legislativo del lavoro
di MAURIZIO FONTANA Andare via lontano a cercare un altro mondo, dire addio al cortile, andarsene sognando. E poi mille strade grigie come il fumo, in un mondo di luci sentirsi nessuno. Saltare cent’anni in un giorno solo, dai carri dei campi agli aerei nel cielo (Luigi Tenco) Come si è compreso qualche tempo dopo la morte di Luigi Tenco, …
continua a leggereSmart working, smart profit… Smart strike?
di LAVORO INSUBORDINATO Avete bisogno di un convivente che vi aiuti a pagare affitti e bollette? Fra poco non sarà più un problema. È in arrivo lo smart working, il lavoro agile che permetterà allo sfruttamento di entrare nelle case di lavoratori e lavoratrici in salute e in malattia, 365 giorni l’anno finché licenziamento non li separi. Pensate che esista …
continua a leggere«Ponte Galeria è l’unico Cie femminile d’Italia». Intervista a Enrica Rigo
di MONICA PEPE, da Zeroviolenza Dopo aver pubblicato un lungo articolo di Enrica Rigo e Jacopo De Giovanni a proposito dell’espulsione – avvenuta lo scorso 15 settembre – di 30 donne nigeriane richiedenti asilo detenute nel Cie di Ponte Galeria, condividiamo l’intervista a Enrica realizzata da Monica Pepe per Zeroviolenza in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne. …
continua a leggerePaint it red. The order of war and our transnational disorder
→ Italian Today both the holy war and the democratic one claim to impose a principle of order. Both are dividing with precision the fronts, asking to line up in order to meet the established targets. To reject the order of war does not mean, though, to embrace pacifism. To repeat the experience of the great movement that, after the …
continua a leggerePaint it red. L’ordine della guerra e il nostro disordine transnazionale
→ English Tanto la guerra santa quanto quella democratica pretendono oggi di imporre un principio d’ordine. Entrambe dividono con precisione i campi, chiedono di schierarsi per raggiungere gli scopi stabiliti. Rifiutare l’ordine della guerra non significa però confidare nel pacifismo. Non appare neppure lontanamente possibile ripetere l’esperienza del grande movimento che, dopo l’aggressione all’Iraq nel 2003, era stato addirittura indicato …
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