di DANA PORTALEONE e FRANCESCA DELLA SANTA
Issa Amro è uno storico attivista palestinese e membro di Youth Against Settlement, un’organizzazione non violenta nata nel 2006 ad Hebron che lotta contro l’occupazione israeliana. Hebron, divisa in due aree al suo interno, è il simbolo per eccellenza dell’apartheid israeliana e da anni luogo di attacchi contro i palestinesi per mano dei coloni. Dopo aver partecipato il 28 ottobre scorso alla PAAW (Assemblea Permanente Contro la Guerra) con oltre duecento attivisti, europei e extraeuropei, in questa intervista Issa ci parla della sua lotta e di come è cambiata dal 7 ottobre ad oggi, della guerra a Gaza e degli attacchi che i palestinesi continuano a subire quotidianamente in West Bank. Il massacro della popolazione palestinese a Gaza a cui stiamo assistendo si accompagna infatti alle violenze e alle torture che i palestinesi subiscono quotidianamente in West Bank per mano dell’esercito e dei coloni israeliani. Quali prospettive per le donne e gli uomini palestinesi? Come pensare al domani? Mentre il mondo crolla, mentre l’ennesimo ospedale viene distrutto e donne e uomini quotidianamente uccisi dimostrando i limiti di vuote rassicurazioni giuridiche internazionali, Issa e molti altri uomini e donne stanno continuando a lottare in Palestina e pretendono di far sentire la propria voce contro i bombardamenti e la violenza israeliani.
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Cos’è Youth Against Settlements e come è nato?
Issa Amro: Youth Against Settlements è un gruppo di attivisti palestinesi non violenti, fondato nel 2007. Siamo molto attivi a Hebron. Abbiamo attivisti giovani, molti dei quali si dedicano alla resistenza non violenta attraverso campagne mediatiche, lavoro legale e sensibilizzazione tramite molte manifestazioni e campagne di solidarietà nella comunità. Abbiamo anche famiglie che rimangono e resistono nella loro comunità; quindi, stiamo praticando la resistenza non violenta in modo continuativo.
Come è cambiata la situazione in Cisgiordania dal 7 ottobre? Come è cambiata l’attività di Youth Against Settlements? In che modo la violenza dei coloni influenza le vostre attività?
Dal 7 ottobre, l’occupazione israeliana ha chiuso tutti i checkpoint, ha sequestrato tutte le città e i villaggi, isolandoli l’uno dall’altro. Allo stesso tempo, la presenza dell’esercito è stata moltiplicata per cinque volte, con numerose detenzioni: oltre 2000 palestinesi sono stati arrestati, mentre i soldati israeliani attaccano brutalmente, picchiano, sparano e uccidono palestinesi per le strade, a Hebron sono circa 200 le vittime al momento.
Dal 7 ottobre, c’è il coprifuoco: i palestinesi non sono autorizzati a lasciare le proprie case, tranne che per poche ore a settimana, un’ora al mattino e un’ora la sera di domenica, martedì e mercoledì. I coloni attaccano le case dei palestinesi, li aggrediscono per strada, mentre i soldati fanno irruzioni nelle abitazioni, sparano ai palestinesi, li intimidiscono costantemente. Le persone non vanno al lavoro, non ricevono i salari, le scuole e le università sono chiuse, ci sono grossi problemi economici, la Route 60 è chiusa, i palestinesi sono di fatto bloccati.
Io stesso sono stato attaccato il 7 ottobre, sono stato picchiato e rapito da soldati e coloni in uniforme militare. Sono stato maltrattato per dieci ore di fila, legato, bendato e imbavagliato, e ho subito violenze continue e loro cantavano, felici, mentre mi torturavano. La settimana successiva sono stato trattenuto a casa senza cibo sufficiente, e mi è stato ordinato di andarmene. Quando sono andato via, i coloni hanno danneggiato il cibo e sono stato detenuto per alcune ore. Il 20 ottobre sono stato sfrattato da casa, solo il 5 novembre sono potuto tornare. Soldati e coloni attaccano continuamente le persone, lanciano pietre, prendono le loro case e qualsiasi cosa all’esterno, è un’intimidazione continua, una costante minaccia alla vita delle persone.
Youth Against Settlements si impegna attualmente in campagne mediatiche online per porre fine alla guerra e chiede proteste in tutto il mondo contro la chiusura della Cisgiordania, le violazioni dei diritti umani e la violenza dei coloni. In Cisgiordania c’è una guerra non annunciata in corso e una politica non ufficiale di trasferimenti forzati. Il governo sta usando la guerra per portarla avanti. Ci sono sforzi per spingere la comunità internazionale a esercitare pressioni sul governo israeliano affinché rispetti il diritto internazionale. Al momento, non sembra che ci sia una volontà da parte di Israele a adottare soluzioni basate sul diritto internazionale, e il rischio di ulteriori violazioni e discriminazioni contro i palestinesi è alto.
A lungo si è parlato di “due popoli, due Stati” per la risoluzione del conflitto fra Israele e Palestina. Alla luce dei massacri e delle violenze a Gaza e in West Bank, dopo che il governo israeliano ha bombardato ospedali, campi profughi e civili, che futuro è possibile pensare?
Israele non vuole la pace ma solo trasferire i palestinesi dalla Cisgiordania alla Giordania e da Gaza all’Egitto. Il governo israeliano attuale sembra orientato verso posizioni più di destra, e non vi è alcuna volontà da parte dei leader israeliani di accettare una soluzione a uno stato, a due stati, o qualsiasi altra soluzione politica. C’è un crescente spostamento verso la destra, con un governo molto di destra e leader estremisti che chiedono apertamente il trasferimento dei palestinesi, e attaccano i palestinesi. La pace non sembra possibile con il governo attuale, specialmente in assenza di sufficiente pressione da parte della comunità internazionale sul governo israeliano per raggiungere una soluzione pacifica e accettare il diritto internazionale. Ora è il momento di discutere su come costringere Israele a riconoscere i diritti del popolo palestinese di uguaglianza, giustizia e libertà, oltre a ottenere uno Stato o due stati, in conformità con il diritto internazionale.
I sindacati palestinesi hanno indetto scioperi e manifestazioni contro Israele. Può lo sciopero essere un modo per combattere la guerra a Gaza oggi? Quali possibilità emergono per un movimento di opposizione alla guerra sia in Palestina che in Israele e all’estero?
Gli scioperi e le campagne di protesta sono uno dei modi più efficaci per opporsi alla guerra, sia in Palestina che a livello internazionale. Youth Against Settlements sostiene il potere della resistenza non violenta, includendo gli scioperi, le manifestazioni e la sensibilizzazione pubblica per esercitare pressioni politiche su Israele e porre fine all’occupazione. Queste azioni mirano a cambiare l’opinione pubblica e a creare consapevolezza sui diritti palestinesi, cercando di porre fine alle violazioni dei diritti umani.