venerdì , 22 Novembre 2024

GKN: la (nostra) marcia dei quarantamila?

di CAPRIMULGUS

La fitta coltre di foschia provocata dai fumogeni di Stato e sostenuta dal padronato comincia a diradarsi. A Firenze quarantamila lavoratrici e lavoratori, studenti e studentesse, attiviste femministe e LGBTQ hanno soffiato forte sul fumo della situazione perennemente emergenziale e sulla questione vaccini e green pass imponendo un punto di vista operaio. Avevano raccolto l’invito dei 422 operai GKN di Campi Bisenzio, licenziati nel giro di una notte, e sono arrivati non solo per portare solidarietà, ma per condividere un punto di vista.  Organizzata e autogestita dal Collettivo di fabbrica, la manifestazione ha rivendicato con forza la necessità di una svolta nella condizione lavorativa. Certo, prima di tutto per trovare una soluzione per i dipendenti della GKN, ma lungo tutto il corteo era palpabile la consapevolezza della nuova fase di concertazione pacificata al ribasso. Il corteo di sabato 18 settembre 2021 non è stato certo la solita parata autunnale indetta a maggio, sperando eternamente che inizi un nuovo autunno caldo. È stato un corteo composto largamente da giovani che già sentono sulla loro pelle la strutturale precarietà predisposta per loro.

Quasi vent’anni fa Luciano Gallino, noto sociologo del lavoro, pubblicava La scomparsa dell’industria italiana. Quel poco che è rimasto è stato progressivamente spezzettato, spostato, chiuso. Non saremo certo noi a rimpiangere la fabbrica, ma è evidente che la miniaturizzazione della manifattura e lo spostamento verso i cosiddetti servizi ha reso sempre più complicata la presa di parola operaia. A 41 anni dall’evento simbolico della marcia di capi e capetti Fiat mandati in piazza dall’allora principale padrone italiano, Gianni Agnelli, per neutralizzare il conflitto operaio, la nostra marcia dei quarantamila potrebbe produrre una spinta opposta nei rapporti di forza. Gli operai e le operaie della GKN non hanno ricostituito un movimento operaio, ma hanno avuto la capacità di mobilitare una massa di persone, italiani e migranti, per uscire dall’angolo in cui l’assenza di un movimento operaio li condanna. Una manifestazione non cambia processi sociali di lunga durata, ma può aiutare a costruire un’indipendenza e un’autonomia di pensiero con gli altri uguali.

Come hanno fatto qualche settimana fa gli operai dell’Electrolux di Susegana, che hanno scioperato per ottenere l’accesso alla mensa anche per chi è sprovvisto di green pass, chi è stato a Firenze non si è fatto dividere tra vaccini e pass, gridando piuttosto la propria rabbia sull’unica divisione reale, quella tra sfruttati e sfruttatori, per rovesciare le divisioni imposte dalla gestione della pandemia che ha scaricato verso il basso le responsabilità e i costi e rivendicare condizioni di vita migliori.

Mentre con riunioni di poche ore un qualche governo vara DPCM che stravolgono la vita quotidiana e lavorativa di milioni di persone, gli operai e le operaie della GKN hanno dovuto subire, loro come molti altri e altre, le manovrine, i ritardi, i messaggi trasversali delle istituzioni. Se la normalità a cui si vuole tornare continua a essere sganciata dai rapporti di forza resta un concetto vuoto. La normalità è quella dei nostri interessi di classe che non sono cambiati di molto rispetto a ieri.

Gli organizzatori hanno chiesto un patto ai manifestanti: organizzarsi per riprendere la ricchezza che essi stessi producono perché le delocalizzazioni sono un attacco diretto al salario. Le difficoltà logistiche e mediatiche legate all’ auto-organizzazione sono state largamente superate. Certo è che in questo corteo era molto evidente l’assenza sindacale. Trincerandosi dietro al fatto che la manifestazione era stata indetta e organizzata dal Collettivo di fabbrica, nessuna struttura sindacale confederale ha organizzato la sua presenza. La presenza in piazza di diversi dirigenti sindacali non può coprire le tensioni evidenti tra la forza trainante di un gruppo di operai e operaie che discute in assemblea e prende delle decisioni collettive e chi, in qualche stanza riservata, vorrebbe forse già abbandonarli al loro destino. Troppo grandi gli altri interessi in ballo rispetto a una piccola vicenda di un paesone alla periferia di Firenze. Intanto, proprio a Campi Bisenzio, la sera di venerdì 17 settembre è morto un altro operaio, schiacciato da un rullo in una fabbrica di moquette. Immancabile il cordoglio, lo smarrimento, la tristezza, etc. etc. delle istituzioni. Sindacato compreso. Forse è proprio contro questo modo di fare che quanti erano in piazza a Firenze stanno lottando.

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