di SAŠA HAJZLER E AIGUL HAKIMOVA (Infokolpa community)
→ English – Transnational Social Strike Platform
Questo articolo discute le misure prese dal governo sloveno per gestire la crisi pandemica e i loro effetti sui soggetti che sono compliti più di tutti da questa crisi. Aigul e Saša, attiviste del collettivo Infokolpa community, riflettono sull’intensificazione della frammentazione sociale e della precarietà nei luoghi di lavoro e sull’aumento della violenza contro i migranti e le donne. Le condizioni critiche imposte dalla quarantena sono rallentate dalle leggi insufficienti del governo, che stanno aumentando le gerarchie, la violenza patriarcale e spesso portano a tagli salariali. Le imprese – in larga parte possedute da capitali cinesi e europei – pretendono che i lavoratori siano completamente disponibili per soddisfare i bisogni della produzione globale. Inoltre, la sospensione imposta dalla quarantena è usata dal governo per rinforzare ancor di più il razzismo istituzionale: mentre tutte le decisioni sulle procedure d’asilo sono sospese, l’esercito sloveno è schierato al confine contro i rifugiati. Ma i lavoratori non subiscono in silenzio e sono portate avanti delle proteste in Slovenia, come in molti altri posti in tutto il mondo. I lavoratori sloveni stanno contestando il peggioramento delle condizioni di vita e salariali e l’assenza di protezioni adeguate per i lavoratori della cura e lo staff medico, e si stanno rifiutando di barattare i salari per la salute in nome del profitto. Molti movimenti stanno emergendo a livello regionale e si stanno organizzando contro la legge sull’ambiente (Environmental Act) che permette la distruzione legalizzata di risorse naturali e che genera il peggioramento delle condizioni di vita di tutti. Questi movimenti stanno portando avanti molte lotte, mostrando la loro connessione politica nel combattere sfruttamento e precarizzazione in tutte le loro forme.
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A marzo 2020, il governo della Repubblica Slovena ha preparato una legge specifica per contenere l’epidemia di Covid-19 e per mitigarne le conseguenze. L’epidemia ha rivelato la grande varietà di status lavorativi diversificati per la popolazione; alcuni settori non sono stati inclusi nella legge sul Covid-19 (“Mega Act”, 3 miliardi di euro). Ad esempio, i lavoratori part-time con uno status di lavoratori autonomi non otterrebbero nessun sussidio o aiuto finanziario. Il governo ha definito il sussidio per i lavoratori autonomi un “reddito di base”: 350 euro a Marzo 2020, 700 euro ad Aprile 2020 e 700 euro a Maggio 2020. Il governo ha deciso di pagare i contributi per i mesi menzionati. Ad Aprile 2020, il governo ha preparato la seconda legge Covid-19 che copre l’economia nazionale e il settore commerciale, includendo anche altre categorie della popolazione che non erano state incluse nella prima legge. Secondo i dati ufficiali, circa 1 milione e 300 mila persone sono state comprese tra le due leggi Covid-19. Tuttavia, ci sono persone e lavoratori precari che non corrispondono a nessuno dei criteri definiti nelle leggi Covid-19. I lavoratori senza nessuno status definito, che non sono registrati all’ufficio di collocamento, che non hanno diritto a indennità sociali, che non hanno uno status di lavoratori autonomi e che lavorano per lo più in base agli accordi sui diritti d’autore (e altri tipi di contratto molto simili) non riceveranno nessun tipo di sussidio. Alcuni lavoratori che lavoravano a tempo pieno o part-time in Austria o in Italia e che attraversavano quotidianamente i confini sono ora senza lavoro e si sono registrati ai centri per l’impiego. Ora dipendono solamente dalle misure di welfare e da altre forme di aiuto finanziario. Non solo chi lavora nei servizi di ospitalità ristorazione e turismo, ma anche gli operai sono stati licenziati. Una delle più grandi aziende in Slovenia, Gorenie, venduta due anni fa a una società cinese, ha annunciato il licenziamento di quasi 2000 lavoratori. Per il comune di Velenje, dove pera la fabbrica, si prevede una situazione di miseria sociale nei prossimi mesi.
Le condizioni lavorative più stringenti, gli alti standard di igiene e l’esposizione costante all’infezione hanno esacerbato le già difficili condizioni nei negozi discount. I lavoratori della catena di negozi alimentari LIDL, visto che ora stanno lavorando meno ore rispetto a prima del Covid-19, dovrebbero sostituire le ore in meno durante i mesi estivi. Il sessanta per cento delle ferie di quest’anno dovrebbero essere utilizzate nei mesi centrali dell’estate, cosa che non sembra equa ai lavoratori, che sono principalmente donne. oltre a questo, non ci sono abbastanza lavoratori per i turni. E il sindacato dei lavoratori LIDL, formatosi per affrontare e risolvere il problema dei lavoratori collettivamente, dichiara: «Il Coronavirus dimostra che il capitale non lavora per il bene dei lavoratori. I lavoratori ora sono ancor di più esposti alle pressioni fisiche e psicologiche del luogo di lavoro. La febbre della spesa ha aumentato i prodotti nei primi giorni, ma ha esposto i lavoratori a un alto rischio di essere infettati. Solo grazie alle pressioni dei sindacati industriali abbiamo ottenuto i dispositivi di protezione, e nemmeno per tutti i lavoratori.»
I lavoratori autonomi e le madri single che lavorano part-time sono quelli più colpiti. Durante la crisi, il governo li ha ignorati come categoria, non considerando le loro condizioni nella creazione delle misure per mitigare gli effetti del Covid-19, come se non meritassero l’aiuto necessario. Anche nel settore dell’educazione la situazione sta enfatizzando le differenze sociali. Gli insegnanti devono fare i conti con i mezzi che gli studenti hanno a casa e con la possibilità di utilizzarli. Alcuni devono rendersi disponibili dalla mattina fino a sera per domande e diversi tipi di sostegno, i ragazzi possono chiamarli al cellulare o scrivere loro e-mail. In alcune famiglie dove ci sono più figli, si deve condividere un solo computer. Il Wi-Fi non è sempre funzionante e non tutti i genitori e i ragazzi sanno come usare questa tecnologia e le applicazioni, quindi hanno bisogno di molto tempo e energia per imparare prima queste cose. Ci sarà una grande differenziazione tra i ragazzi in autunno, perché vivono in circostanze differenti nelle loro case e hanno diverse possibilità e abilità per l’apprendimento individuale.
La violenza contro le donne e nelle famiglie non è assolutamente considerata dal governo. La violenza nella famiglia e nelle relazioni è più critica perché molte sono in quarantena con i loro compagni violenti che hanno pieno, o maggiore, controllo sulle loro compagne che sono impossibilitate e scoraggiate o hanno paura di chiamare i servizi sociali per chiedere aiuto.
La popolazione è suddivisa in gruppi più piccoli secondo diversi tipi di diritti, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha incluso nella seconda legge Covid-19 gruppi più vulnerabili che erano stati omessi in precedenza. La frammentazione cresce in fretta, la diversità dei vari gruppi con diritti differenti rende l’immagine delle misure prese dalle autorità più confusa. Il governo sta usando l’epidemia del Covid-19 per schierare l’esercito sul confine a sud, dove la Slovenia confina con la Croazia, per fermare i migranti dal passare il confine o dal fare domanda d’asilo. Il Ministero dell’Interno e i sindaci dei comuni che sono al confine con la Croazia stanno facendo pressione per attivare l’articolo 37 della legge di Difesa (Defense Law) per dare all’esercito sloveno gli stessi poteri che ha il corpo di polizia. La pandemia è usata come pretesto per rafforzare politiche ancora più dure contro al movimento dei migranti, e come mezzo per presentarli come i nemici del nostro paese. Tutti i rifugiati con protezione sussidiaria e internazionale, intitolati già prima ad avere diritto ad ammortizzatori sociali, riceveranno un unico assegno Covid-19 di 150 euro. Le famiglie numerose riceveranno un unico sussidio di 100 o 200 euro e anche le famiglie di rifugiati sono eleggibili per tale aiuto. Ciò nonostante, il governo sloveno sta cercando di schierare l’esercito al confine con la Croazia in ogni modo. Rispetto all’aprile 2019, nell’aprile 2020 c’è stato un 75% in meno di attraversamenti del confine Schengen sloveno. In aprile, il Ministero dell’Interno della Repubblica della Slovenia ha annunciato che avrebbe fermato temporaneamente ogni decision relativa alle procedure d’asilo fino al 1° luglio 2020, tranne che per casi urgenti. Il Ministero dell’Interno ha giustificato la sospensione del servizio, che in pratica significa che non è possibile ottenere asilo in Slovenia al momento, come una misura legale dovuta al coronavirus. Il tribunale amministrativo, al contrario, ha dichiarato che «tutti i casi (internazionali) relativi alla protezione internazionale sono considerati necessari dalla corte anche quando sono in vigore le misure per contrastare il coronavirus.» I consulenti con i rifugiati che rappresentano gli interessi dei richiedenti asilo hanno notato per primi come il ministero abbia smesso di inviare le decisioni anche erano già state risolte dal dipartimento predisposto.
Il pacchetto di stimolo economico per mitigare la pandemia, che ha il valore di 2 miliardi di euro (“Corona Megalaw”), per aiutare le persone è insufficiente e aumenta la frammentazione:
- Migranti: mentre i loro documenti sono sospesi e il loro sfruttamento è intensificato, l’attivazione dell’articolo 37a della legge di difesa, come proposto dal governo, darebbe all’esercito sloveno dei poteri polizieschi per proteggere la zona di confine a sud, al confine con la Croazia.
- Le donne devono lottare contro la loro ulteriore precarizzazione e l’aumento della violenza maschile.
- Lavoratori autonomi: non tutti sono eleggibili per i sussidi, e devono soddisfare molte condizioni – in caso contrario, gli aiuti dovrebbero essere rimborsati con gli interessi, il ché significa che molte persone avranno paura anche solo di fare domanda visto che non possono sapere se i loro guadagni a fine anno soddisferanno le condizioni del governo. Un grande numero di lavoratori autonomi sono lavoratori del settore della cultura, che è stato fortemente toccato dalla pandemia. Le misure adottate significano anche sospensione dei progetti culturali, con ripercussioni aggiuntive per i lavoratori.
– Genitori che sono lavoratori autonomi: sono stati parzialmente trascurati. Alcuni di loro sono rimasti senza alcuna entrata. Molte ONG hanno iniziato delle campagne di fundraising sia per i lavoratori del settore della cultura sia per altri lavoratori autonomi che sono in difficoltà finanziaria e si trovano ad affrontare la povertà.
- Studenti: hanno avuto un unico sussidio di 150 euro, del quale alcuni non avevano bisogno, mentre per altri (che erano obbligati a lavorare e studiare insieme per poter sopravvivere e che pagano affetti esorbitanti) non è abbastanza.
- Bambini e studenti del liceo: quelli provenienti da famiglie in difficoltà, che non hanno un proprio computer o una stanza propria, avranno delle difficoltà nello studio. Se le scuole concedono loro l’uso dei computer, potrebbero affrontare la loro posizione di svantaggio deprimendosi, e questo potrebbe scoraggiarli dal cercare aiuto.
Per molti bambini e adolescenti, le scuole e i college erano l’unico via di fuga da condizioni intollerabili a casa, violenza domestica e privazioni.
- C’è una carenza di lavoratori nelle strutture per anziani, e le istruzioni proposte dal governo su come gestire la pandemia sono considerate inadeguate: non c’è una strategia omnicomprensiva per fermare la propagazione del virus, e c’è una discriminazione sistemica degli anziani. I lavoratori hanno organizzato delle proteste contro questa situazione.
- ONG: sono quelle che si sono fatte avanti per aiutare chi è più vulnerabile durante questa pandemia, e la settimana scorsa il governo ha deciso di diminuire il più possibile i fondi per loro.
I lavoratori, i migranti e le donne non accettano di essere sfruttati in silenzio. Il sindacato dell’assistenza sanitaria e sociale ha richiesto il pagamento immediato di sussidi per il lavoro nelle situazioni di rischio a cui hanno diritto i lavoratori nelle istituzioni sanitarie e dell’assistenza sociale:
«I lavoratori sono indignati, frustrati e allo stremo delle forze. È impensabile per loro che ci si aspetti che facciano tutto ciò che è in loro potere e oltre per fermare l’epidemia di coronavirus e che vengano dimenticati i diritti che, secondo un accordo collettivo per il settore pubblico, spettano ai lavoratori mentre lavorano in situazioni pericolose dovute all’epidemia di coronavirus.» Il secondo sussidio, che non è stato ancora pagato, rappresenta il 35% del salario ed è previsto dalla legge.
Il sindacato, inoltre, non sa se le promesse fatte dall’Auto-Moto Union della Slovenia di offrire ai lavoratori che usavano i trasporti pubblici, che il governo ha fermato senza offrire soluzioni alternative, la possibilità di utilizzare i loro mezzi per spostarsi come pendolari saranno mantenute.
«Sappiamo solo che alcune istituzioni del pubblico hanno deciso di collaborare con dei volontari, con la Slovenian Philanthropy come ONG, e che alcuni usano i servizi dei taxi», ha spiegato il presidente del sindacato. Tuttavia, a causa del minor rimborso delle spese di viaggio imposto dal datore di lavoro che non ha tenuto conto dei prezzi del trasporto pubblico, alcuni lavoratori hanno ricevuto a marzo uno stipendio più basso di quello di febbraio.
A marzo 2020, circa 20 diverse iniziative, organizzazioni, ma anche un numero considerevole di individui hanno proposto di fare uno sciopero, per spostare le proteste dai balconi alle strade, in bicicletta perché le biciclette garantiscono un distanziamento di sicurezza tra le persone. La Slovenia è ufficialmente entrata nella quarantena pandemica con un nuovo governo di destra, in coalizione con i cosiddetti partiti di centro. Ad aprile 2020, ulteriori dettagli sulle loro attività corrotte per quanto riguarda l’acquisto di dispositivi medici di protezione sono stati resi pubblici e hanno costretto le mobilitazioni sui balconi a spostarsi in strada. Il movimento è diversificato e include realtà diverse, organizzate e non organizzate. L’8 maggio, circa 10 000 persone a Ljubljana e a centinaia in altre città sono scese per le strade sulle loro biciclette per rispondere alle misure governative, chiedendo:
- Le dimissioni del governo
- Opponendosi all’annuncio dell’emendamento all’Environmental Act che esclude le ONG e la società civile da ogni attività di controllo e partecipazione sulla questione, permettendo progetti che danneggiano e distruggono la natura
- Protestando contro l’evidente corruzione e il clientelismo
- Protestando contro le misure sproporzionate di limitazione della libertà di movimento
- Protestando contro lo schieramento dell’esercito al confine con la Croazia
- Protestando contro il nazionalismo e il revisionismo
- La sanità pubblica per tutti
- La libertà di parola e espressione
Il movimento si è auto-organizzato attraverso i social media e ha annunciato manifestazioni ogni venerdì per tutto il maggio 2020.
C’è anche un altro movimento che è potente a livello regionale – dalla Slovenia alla Grecia, in Bosnia, Serbia, Albania e Macedoni (che si chiama “l’altra rotta balcanica”). Ufficialmente è sotto l’associazione ombrello europea “Balkan River Defense”. È composto da abitanti di villaggi locali, individui singoli e da organizzazioni ufficiali e non ufficiali che si occupano di lottare contro la costruzione di più di 3000 piccole centrali idroelettriche sui fiumi dei Balcani (che sono una delle ultime fonti di acqua potabile e pulita in Europa).
Questa pluralità di movimenti è eccitante perché sta sviluppando una fibra sociale regionale multiforme, che connette le lotte per i beni comuni, l’ecologia e i diritti transgenerazionali e che potrebbe potenziare le comunità (per lo più villaggi) della regione della ex-Jugoslavia e della Grecia, che sono zone per lo più senza una chiara eredità politica.
La settimana scorsa si è tenuta in Slovenia la manifestazione contro le modifiche alla legge ambientale (Environmental Act) che esonera le ONG e la società civile da qualunque monitoraggio e partecipazione, consentendo progetti che danneggiano e distruggono la natura e legali alla questione delle lobby delle piccole centrali elettriche. C’era già stata una manifestazione nel 2019 specifica sulla protezione dei fiumi, e probabilmente ce ne saranno altre in futuro, in particolare per la protezione del fiume Mura. Questa è anche una delle questioni più scottanti e centrali in Serbia, dove sta crescendo la rabbia delle persone e ci sono scambi di dati nei gruppi online. La risposta furiosa è rivolta al governo, ma è anche la conseguenza della situazione politica complessa e intensa.
In Bosnia, la lotta è stata resa popolare e condivisa a partire dall’esperienza delle “Brave Women of Kruščica”, che sono riuscite a difendere il loro fiume per 534 giorni e che hanno anche vinto la battaglia contro gli investitori a livello legale. Queste donne hanno preso nelle loro mani il potere dei precedenti membri del partito politico locale e degli aficionados e si sono candidate per le elezioni locali in modo indipendente. Quella è stata la prima volta nella regione che le donne (che prima si auto-consideravano solamente come casalinghe, disoccupate, madri, sorelle, alcune con lavori precari, poche con lavori stabili) si sono interessate, hanno partecipato politicamente, si sono emancipate e sono state elette a livello locale per gestire le questioni del villaggio. Sono diventate un simbolo di emancipazione e non solo hanno trasformato la loro identità politica, ma sono anche diventate la ragione e la fonte di ispirazione per le azioni di altre donne bosniache nei villaggi e nei comuni vicini, che si sono attivate politicamente a livello locale/comunale.
Queste lotte mostrano che la gestione della crisi pandemica impone nuove sfide che devono essere affrontate necessariamente a livello transnazionale, mettendo in relazioni le diverse lotte e proteste.