di ROMINA e FLAVIA MATEI (DREPT pentru îngrijire – rights for careworkers, Austria)
Verso lo sciopero globale dell’8 e 9 marzo, riprendiamo dalla Trasnational Social Strike Platform un’intervista fatta da Romina e Flavia Matei, femminista rumena attiva nelle lotte delle lavoratrici domestiche, a Roxana, badante rumena che assiste da 22 anni anziani e famiglie nelle loro case in Austria. L’esperienza di Roxana mostra come le catene transnazionali della cura siano basate su gerarchie sessuali e razziste. Mentre le lavoratrici domestiche sono indispensabili in Austria come negli altri paesi europei, vivono in una situazione di isolamento, con salari bassi ed esposte alle molestie sessuali da parte dei pazienti. Come Roxana centinaia di migliaia di donne migranti che lavorano nelle case trovano quotidianamente il modo di dire no alle condizioni nelle quali sembrano costrette.
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Romina e Flavia Matei: Che lavoro fai? Come sono cambiate le tue condizioni di lavoro e di vita negli ultimi anni?
Roxana: Lavoro nel settore dell’assistenza domestica intensiva, mi occupo degli anziani nelle loro case. Le mie condizioni di vita sono migliorate nel corso degli anni. Con i soldi che ho guadagnato sono riuscita a soddisfare parte dei miei desideri e aspirazioni, quindi sono soddisfatta da questo punto di vista. E grazie al fatto che ho una famiglia meravigliosa, la mia vita personale non è stata influenzata dal mio lavoro. Per quanto riguarda le condizioni di lavoro, cosa posso dire… la situazione sta peggiorando. Le richieste in questo settore sono in costante aumento. Ci è richiesto di avere sempre più qualifiche per un lavoro che è ufficialmente classificato come non qualificato. Quelli che non fanno parte di questo settore non possono capire ma per noi, per le persone che ci lavorano, questa è la triste realtà.
Il fatto di essere una donna migrante influisce sul modo in cui sei trattata al lavoro? In che modo?
R: Il fatto che io sia una donna, no. Questo lavoro viene svolto principalmente da donne, soprattutto perché anche la cura in ambito domestico è inclusa nelle nostre responsabilità. Tuttavia, il fatto che io provenga da un paese dell’Europa orientale è stato sicuramente un problema! Non sono sicura di riuscire ad esprimerlo a parole, ma percepisci la maniera in cui sei etichettata. Ad esempio, le famiglie per cui lavoriamo dovrebbero garantirci un alloggio e i pasti, ma molte volte la quantità di cibo è appena sufficiente. Se proviamo a lamentarci, ci viene detto che a casa nostra non avremmo comunque mangiato di più. Le nostre camere sono piccole, spesso ci ospitano in sgabuzzini dove conservano le loro cose vecchie. Spesso l’armadio a disposizione è più piccolo del nostro bagaglio, per cui teniamo le nostre cose in valigia. Ci danno delle lenzuola che sono troppo vecchie per essere usate… e potrei continuare con storie di questo tipo. Quindi sì, ci sono stati casi in cui mi sono sentita emarginata.
Hai mai visto o subito una qualche forma di molestia sessuale, ad esempio nel tuo posto di lavoro, nella tua famiglia o per strada?
R: Ho lavorato soprattutto per uomini o coppie, quindi sì, ho subito molestie sessuali. Gli uomini, anche se vecchi e indifesi, hanno la tendenza a molestare. Non posso dire che ci siano stati casi estremi, ma tendono a toccarti il sedere, il seno. Inizialmente le palpate sembrano innocenti, non intenzionali, ma quando diventa un’abitudine è inquietante e devi prendere una posizione. Alla fine, ho dovuto cambiare posto di lavoro, perché una volta chiarito che non sono un giocattolo sessuale e che non è loro permesso toccarmi diventano cattivi, dicono che credo di essere chissà chi. Spesso la famiglia si è schierata dalla parte del paziente, quindi me ne sono andata.
Hai recentemente partecipato a qualche lotta, ad esempio contro specifiche politiche messe in atto dal governo o sul tuo posto di lavoro? Che risultati hanno ottenuto? Che ostacoli e limiti hai dovuto affrontare?
R: No, non ho mai preso parte a proteste fino ad ora. Credo che mi sia mancato il coraggio.
Hai mai sentito parlare delle lotte che le donne stanno organizzando in tutto il mondo per combattere contro la violenza maschile, i tagli al welfare, le limitazioni e i divieti all’aborto? Sai che in molti posti di lavoro hanno organizzato uno sciopero delle donne per mostrare il proprio ruolo e la propria forza nella società e per pretendere la fine della violenza degli uomini?
Sì, ne ho sentito parlare, ma non sono mai riuscita ad unirmi a loro. Non ho mai avuto contatti con queste situazioni, non conoscevo donne che facessero parte di queste iniziative. Forse in un certo senso ero anche indifferente.
Se tu potessi scioperare, contro cosa lo faresti? E come?
R: Come… non lo so, semplicemente non lo so. Ma posso dirti per cosa lotterei. Lotterei per altre lavoratrici domestiche come me, in modo che non vengano più trattate come delle intruse. Le cose dovrebbero essere abbastanza semplici: le famiglie austriache hanno bisogno di servizi di cura e noi li offriamo. Se questo lavoro fosse svolto da cittadini austriaci, verrebbero trattati nel modo in cui siamo trattate noi adesso? Sicuramente no! Lotterei per salari uguali a quelli dei cittadini austriaci. Offriamo lo stesso lavoro, perché i nostri salari sono così diversi?! Lotterei per contratti di lavoro equi, con clausole chiare e precise che non siano passibili di interpretazione. E lotterei affinché tutte le donne e tutti gli uomini in questo settore siano rispettati, affinché il loro lavoro sia rispettato. Noi lavoratrici domestiche ci prendiamo cura di quelli che ti hanno allevato, rendiamo i loro giorni da anziani più leggeri e più belli.
Cosa diresti a tutte quelle donne nel mondo che quotidianamente devono affrontare i tuoi stessi problemi a lavoro, a casa e nella società?
R: Cosa direi loro… Direi loro di non fare come ho fatto io: di non essere indifferenti, di avere il coraggio di parlare dei loro problemi, dei traumi sul posto di lavoro.