di CÉCILE GONDARD LALANNE, MURIELLE GUILBERT e CORINNE MELIS – Solidaires e TRANSNATIONAL SOCIAL STRIKE PLATFORM
Pubblichiamo la traduzione della quinta intervista del Weekly Striker della Transnational Social Strike Platform in vista dello sciopero globale femminista. Cécile Gondard Lalanne, Murielle Guilbert e Corinne Melis del sindacato francese Solidaires rispondono ad alcune domande sulla preparazione dello sciopero femminista dell’8 marzo e sulle connessioni con il movimento globale delle donne e con le proteste dei gilet gialli. Il successo della grande manifestazione contro la violenza dello scorso 24 novembre, che ha visto 60.000 persone scendere in piazza, è stato un segnale forte di protesta contro un’oppressione che ha molte facce: dalla diseguaglianza nelle condizioni di lavoro e salariali, alla brutalità della violenza sessuale. Quest’anno la parola d’ordine dello sciopero è riuscita in parte a superare le resistenze di alcune centrali sindacali, che consideravano lo sciopero femminista potenzialmente separatista. Anche in Francia, l’8 marzo non sarà solo un rituale ma porterà nelle piazze la novità dello sciopero femminista.
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Transnational Social Strike Platform: Come sta andando la mobilitazione in vista dello sciopero dell’8 marzo? Ci sono in programma incontri pubblici sullo sciopero delle donne? Se sì, qual è la loro composizione? Quali sono i punti principali della discussione?
Il successo della mobilitazione in Francia contro la violenza sulle donne dello scorso 24 novembre (60.000 persone in piazza) è una spinta importante verso questo 8 marzo. Inoltre, Solidaires già da anni ha fatto proprie le parole d’ordine dello sciopero delle donne dell’8 marzo e la parola ‘sciopero’ si sta diffondendo, sia che sia chiamato ‘femminista’, sia che sia definito ‘delle donne’. Mentre l’anno scorso, a seguito del movimento del #MeToo, è stato abbastanza naturale che al centro dello sciopero dell’8 marzo ci fosse il tema della violenza contro le donne, la chiamata unitaria di quest’anno ci ricorda che noi donne rappresentiamo il 52% della popolazione e che senza di noi il mondo si ferma! Lo scopo è quello di evidenziare la questione del lavoro delle donne, pagato o meno, come quello ‘invisibile’ della sfera domestica e della cura. Particolare enfasi è posta sulle disuguaglianze lavorative (salariali, di carriera, part-time forzati, pensionistiche e di insicurezza sul lavoro), basate sul genere e la violenza sessuale nei luoghi di lavoro, l’insicurezza finanziaria e sociale che colpisce in particolar modo le donne.
TSS: Esiste un coordinamento nazionale per lo sciopero dell’8 marzo?
Già da diversi anni esiste un coordinamento nazionale che unisce sindacati e organizzazioni e movimenti femministi in vista della mobilitazione dell’8 marzo. Ogni anno pubblichiamo un appello unico sull’8 marzo e quest’anno siamo riuscite a renderlo esplicitamente un appello per lo sciopero femminista. Solidaires dal 2014 propone la formula di «sciopero delle donne» dentro il CNDF (collettivo nazionale per i diritti delle donne, che unisce molti collettivi femministi). Lo slogan politico dello «sciopero delle donne» aveva lo scopo di spingere sull’occasione creata dall’8 marzo, di uscire dal luogo comune del giorno della ‘donna’ e l’universo commerciale in cui veniva inserito, per riportarlo alla sua dimensione di lotta contro il patriarcato e il capitalismo. Nel 2012 le donne a Tolosa hanno rimesso lo sciopero delle donne al centro dell’iniziativa politica. Da allora, l’idea di uno sciopero delle donne, o di uno sciopero femminista, ha fatto molta strada. Non è un passo avanti di poco conto visto che i sindacati prima non accettavano di usare il termine «sciopero delle donne» (visto come diviso rispetto alla classe operaia, o escludente nei confronti degli uomini etc). C’è un sito apposta, chiamato “8 marzo 15.40”, che sostiene la mobilitazione. La CGT e la FSU sono parti attive di questo processo.
TSS: In che misura i sindacati sostengono lo sciopero? Che rapporto hanno con i collettivi femministi sulla questione dello sciopero?
Come detto, l’idea di uno sciopero delle donne, o femminista, è stata promossa negli ultimi anni da sindacaliste femministe. Ciò non significa che tutto il mondo sindacale la sostenga. Per quanto riguarda Solidaires ci sarà un periodo di sospensione e una chiamata allo sciopero che riguarda gli impiegati nel settore pubblico e il settore privato. Visto che Solidaires è un’unione di sindacati, ciascuno di loro deciderà se sostenere l’appello allo sciopero nazionale. La nostra sezione territoriale, estesa in diverse regioni, lavora sul campo con molte organizzazioni femministe. L’obiettivo al momento non è quello di avere numeri impressionanti, ma dare il via a dibattiti, iniziative e manifestazioni per un’uguaglianza reale tra uomini e donne. Sia la CGT (in particolare con la mobilitazione delle maestre di nido), sia la FSU sono coinvolte.
TSS: In che modo state facendo i conti con la dimensione transnazionale dello sciopero delle donne?
La dimensione transnazionale di questo movimento è davvero un esempio! Il dinamismo delle lotte femministe internazionali in Argentina, Brasile, India e molti altri paesi dimostra che le donne sanno come mobilitarsi e che combatteranno ogni attacco ai loro diritti e alla loro emancipazione. Attraverso la sua rete sindacale internazionale e Alter Summit, Solidaires ha dei contatti con la CGT spagnola e con dei compagni in Italia, e fa parte della Transnational Social Strike Platform. Grazie a questi contatti abbiamo potuto invitare alcune compagne dall’Italia, dall’Argentina e dal Messico a degli incontri preparatori di Solidaires in vista dell’8 marzo. Diamo sostegno ad appelli e rivendicazioni di reti differenti (Ni Una Menos per esempio) e collettivi zapatisti, di donne brasiliane, ecc., verso l’8 marzo. Nella nostra bandiera per l’8 marzo abbiamo ripreso il simbolo delle mani a forma di vagina che le attiviste spagnole e sud-americane hanno rilanciato negli ultimi anni!
TSS: Che rapporto c’è tra il processo di costruzione dell’8 marzo e le manifestazioni dei gilet gialli?
Dove possibile abbiamo costruito delle connessioni con le donne del movimento dei gilet gialli che denunciano la condizione di precarietà, di difficoltà ad arrivare alla fine del mese o di pensioni misere. Molte di loro partecipano alle mobilitazioni nelle rotonde occupate dai gilet gialli. Le attiviste che condividono le rivendicazioni femministe si stanno avvicinando gradualmente alle iniziative dell’8 marzo e a Parigi l’8 marzo, dopo un raduno che si terrà alle 15:40 (orario in cui, per parlare di diseguaglianze, le donne smettono di essere pagate), ci sarà un’assemblea per costruire nessi e organizzare i passi successivi, in particolare per il 9 marzo (un sabato di mobilitazione dei gilet gialli).