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Dal 10 al 12 novembre la Transnational Social Strike Platform (TSS) ‒ che coinvolge sindacati radicali, lavoratori e lavoratrici e collettivi dei movimenti sociali, migranti e attivisti ‒ si incontrerà a Berlino per continuare a svilupparsi come infrastruttura politica. Da Poznan a Parigi, da Londra a Lubiana, abbiamo dovuto affrontare il difficile compito di iniziare un processo di comunicazione tra migranti, lavoratori precari e operai, tra diversi settori ‒ dal lavoro di cura e nella sanità a quello nella gig-economy e nella logistica ‒ fino alle esperienze dei migranti che a milioni hanno abbattuto le frontiere dell’Europa.
La piattaforma del TSS è emersa dall’intersezione di esperienze provenienti da ogni parte d’Europa, esperienze che hanno parlato di limiti e vincoli: i limiti di intense ma limitate giornate d’azione, i limiti della contrattazione nazionale e i limiti delle istituzioni politiche e di rappresentanza dei lavoratori. Abbiamo iniziato con un primo meeting a Poznan, in Polonia, per mettere in questione le geografie tradizionali dell’azione politica transnazionale e per puntare su una nuova configurazione dello spazio politico europeo. Questa configurazione riflette storie localizzate ma che non hanno solo un rapporto con il loro contesto locale, perché sempre di più hanno al centro un processo transnazionale spogliato di qualsiasi carattere locale. Organizzarsi a livello transnazionale non significa intendere lo sviluppo delle lotte dal locale al globale come un passaggio lineare, ma prima di tutto realizzare che questi processi sono il risultato di movimenti di dominio sociale a cui si può resistere solo attraverso un movimento di insubordinazione transnazionale. I nostri contesti locali, nazionali e transnazionali sono reti dello stesso sistema interconnesso che gestisce le migrazioni, le catene globali dello sfruttamento e le disparità salariali in relazione reciproca.
Lo sciopero sociale transnazionale è per noi un processo di insubordinazione dei soggetti sfruttati, che supera le strutture organizzate e le frontiere nazionali e che si sta ora confrontando con una nuova fase del dominio capitalista. Gli scioperi contro il regime delle frontiere dell’Europa da parte di milioni di migranti, gli scioperi delle donne contro Trump negli USA e contro le leggi draconiane sull’aborto in Polonia e Irlanda, lo sciopero globale delle donne dell’8 marzo e la resistenza auto-organizzata contro le nuove piattaforme digitali attivate socialmente nella gig-economy hanno mostrato chiaramente che queste non sono soltanto esperienze locali o nazionali, ma che ogni specificità locale viene attualizzata dentro un processo transnazionale generale. Il nostro scopo, come piattaforma del TSS, è di creare le condizioni per amplificare e moltiplicare tutte queste lotte evidenziando, enfatizzando e promuovendo la loro connessione transnazionale.
Lotte contro la logistica dello sfruttamento
La nuova frontiera delle dirompenti start-up e della diffusione del capitalismo di piattaforma risiede principalmente nella rapida digitalizzazione della società e della produzione. Questo è stato uno dei temi più importanti discussi nella campagna elettorale tedesca di quest’anno. Automazione, profiling algoritmico, servizi in rete, data-mining e intelligenza artificiale non stanno producendo nessuna liberazione dai processi di sfruttamento. Allo stesso tempo, la digitalizzazione emerge come la base della riorganizzazione logistica delle nuove relazioni lavorative, in cui un uso massiccio dell’intelligenza delle macchine rende possibile estendere il controllo sui lavoratori al fianco di un revival dei vecchi meccanismi di sfruttamento, come l’estensione dell’orario di lavoro, il lavoro a cottimo e il crescente ruolo dell’importazione di forza lavoro migrante a basso costo dall’Europa e oltre. Nonostante il ricatto esercitato all’interno delle catene di sfruttamento transnazionali, la forza lavoro trova i modi di organizzarsi, anche attraverso le frontiere. I lavoratori di Amazon hanno fatto appello ai loro colleghi in Germania, Polonia e Francia per «lavorare meno velocemente per essere più sicuri»; in seguito a questo appello, l’amministrazione di Amazon è stata costretta a rispondere alle loro rivendicazioni. I rider di Deliveroo, Foodora e Uber Eats hanno organizzato azioni di sciopero in Gran Bretagna, Italia, Germania e Francia e l’amministrazione delle piattaforme di «Food Tech» è stata obbligata a rispondere alle loro rivendicazioni, così come alle loro vertenze.
Germania: comprendere il momento attuale
Le proteste del G20 ad Amburgo hanno segnato una nuova connessione nella «fabbrica della repressione», una tendenza che estrae benessere e gestisce i flussi di merci attraverso strategie repressive, dai campi di detenzione in Libia al sistema carcerario tedesco. L’aumento delle misure repressive è accompagnato da un più rigido comando sul lavoro, esercitato attraverso l’utilizzo di metodi di disciplina e governo della forza lavoro come le restrizioni al welfare e le sanzioni amministrative. L’accesso al sistema di welfare va di pari passo con le misure lavoriste imposte attraverso il ricatto, il peggioramento delle condizioni di lavoro e la trasformazione contestuale della sicurezza sociale in debito privato, estendendo misure spesso già sperimentate dai lavoratori migranti. Pensiamo di dover guardare a queste tendenze non esclusivamente come elementi nazionali, limitati al contesto tedesco, ma come un modello di sfruttamento recentemente articolato che, come già accaduto con l’Agenda 2010 durante i primi anni del 2000, può essere esteso ad altri Paesi europei. In questo senso, la loi travail in Francia rappresenta un esempio rilevante. Negli ultimi anni la Germania è stata descritta – dai governi ma anche dai movimenti sociali – come la forza trainante in Europa a causa della sua stabilità politica ed economica. Comunque, la differenza tra ricchi e poveri e le disuguaglianze sociali sono costantemente in crescita nel paese, attraverso l’avanguardistico lavoro di precarizzazione, la flessibilità e il dogma del lavoro ad alta produttività che la Germania ha iniziato già dagli anni ‘90 e che sta progressivamente investendo tutto il continente. Il sistema di accoglienza per migranti e richiedenti è una forma di razzismo istituzionale che intensifica lo sfruttamento del lavoro migrante, sostenuto dalla pressione esercitata dall’ascesa dei nuovi gruppi politici di estrema destra che nelle ultime elezioni hanno guadagnato un largo accesso al parlamento tedesco. Inoltre, il controllo governativo sui debiti significa privatizzazione e smantellamento dei sistemi di welfare. Incontrarsi in Germania significa quindi lanciare la sfida dello sciopero sociale transnazionale in uno degli hub cruciali della contemporanea logistica dello sfruttamento.
Perché venire a Berlino?
Il meeting a Berlino sarà l’occasione per occuparsi di questi temi cruciali, promuovendo incontri tra i lavoratori delle compagnie transnazionali che parteciperanno, per trovare affinità nelle loro esperienze, pratiche di sciopero e rivendicazioni a livello transnazionale. L’incontro sarà organizzato in forma di workshop, assemblee e sessioni plenarie. Inizierà venerdì 10 e finirà domenica 12 novembre. Il programma completo, le descrizioni dei workshop e i moduli di registrazione si trovano a questo link. Le informazioni per muoversi a Berlino e per l’alloggio saranno pubblicati nei prossimi giorni.
Lavoratori e lavoratrici, attivisti, sindacalisti, vi invitiamo a unirvi a noi per discutere e organizzarci!
*Traduzione in italiano a cura di DINAMOpress