Comunicato del Coordinamento di Blockupy International contro l’ultimatum alla Grecia e il regime europeo dei confini, verso il primo marzo dei migranti.
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Il 12 febbraio la Commissione europea ha lanciato un altro intollerabile ultimatum alla Grecia: se il paese non rafforza i suoi confini e non istituisce immediatamente i cosiddetti hotspot per la registrazione e la segregazione dei migranti in arrivo, sarà espulso dall’area Schengen. Gli ultimatum imposti alla Grecia negli ultimi mesi e anni attraverso la minaccia di una Grexit sono stati applicati sulla pelle di quelli che ogni giorno fanno esperienza delle misure di austerità. Questo ennesimo ultimatum – stavolta accompagnato dalla minaccia di un’uscita dallo spazio di Schengen – si gioca sulla pelle dei migranti. Non solo tutto questo mostra l’arroganza delle istituzioni europee, ma anche porta alla luce le misure che l’UE vuole applicare per fermare i flussi dei migranti che attraversano i confini. Queste sono chiare se guardiamo alla militarizzazione del mare Egeo, dove navi della NATO sono state posizionate per impedire i migranti di arrivare in Grecia, quindi nello spazio di Schengen. Queste sono chiare se guardiamo al confine tra Grecia e Macedonia, dove i migranti sono deportati, segregati e selezionati come numeri e quote. Inoltre, l’istituzione in Turchia di una zona-cuscinetto con centri di detenzione connessi direttamente agli stabilimenti dove i rifugiati – adulti e bambini – sono messi al lavoro senza una paga è un altro esempio di che cosa significa per l’Europa gestire la «crisi dei migranti».
Sui confini esterni l’Europa sta ingaggiando una «guerra contro migranti e rifugiati» e gioca un ruolo chiave fra le cause di impoverimento e di ingiustizia. Tuttavia, questa guerra non ha luogo soltanto sui confini esterni. I confini interni dell’Europa sono sempre più efficaci, come mostra la proposta di sospendere l’accordo di Schengen sulla libertà di movimento. La tensione tra l’amministrazione dell’Unione e gli Stati membri mostra che la forza del movimento dei migranti sta minando alle fondamenta la costituzione europea. Mentre molti degli Stati membri «rivendicano» il loro diritto di sfruttare e limitare i movimenti dei migranti a modo loro – chiudendo le frontiere, come fa l’Ungheria, espropriando i beni dei migranti, come fa la Danimarca, o introducendo limiti sempre più stretti alla concessione dell’asilo e dei permessi di soggiorno, come fa l’Austria – l’Europa sta cercando chiaramente di trasformare milioni di uomini e donne in bestie da lavoro. Lo sta facendo con l’approvazione di misure che sono la continuazione dell’austerità con altri mezzi. Il ricatto del permesso di soggiorno, l’estrema precarietà a cui i migranti sono destinati, i tagli di welfare e salari: questi sono altrettanti confini interni che pesano sulla vita di milioni di migranti. Queste misure vanno esattamente nella stessa direzione delle politiche di austerità che conosciamo, con i loro effetti sulla vita di milioni di cittadini europei: insicurezza della vita, povertà, instabilità dei diritti sociali, precarizzazione sui posti di lavoro, divisioni che rendono sempre più difficile costruire un’opposizione comune.
Non è questa l’Europa che vogliamo!
Non vogliamo rimanere in silenzio o limitarci a dichiarare una solidarietà da lontano. Piuttosto, con decisione pretendiamo diritti e giustizia sociale per tutti, a partire dalla rivendicazione della libertà di movimento e di un permesso di soggiorno senza condizioni per tutti quelli che arrivano e si muovono in Europa, e a partire dalla lotta contro tutti i confini che pretendano di indebolire il progetto di un’Europa per tutti.
→ Il primo marzo abbiamo l’occasione di esprimere il nostro rifiuto del modo in cui l’Europa sta gestendo la «crisi dei migranti» partecipando alla giornata di azione transnazionale contro i confini e la precarizzazione promossa dalla Transnational Social Strike Platform, alla quale prenderanno parte decine di città in Europa.
→ Saremo presenti anche in Grecia il 5 marzo, in occasione della manifestazione contro i centri di detenzione, gli hotspot e la militarizzazione dell’Egeo.
→ Nei prossimi mesi, supporteremo tanto la lotta contro le politiche di confine europee lungo la rotta balcanica, dove numerosi gruppi stanno organizzando l’opposizione alle deportazioni e detenzioni dei migranti in arrivo, quanto le campagne transnazionali contro tutti i confini.
→ Infine, sosteniamo tutte le iniziative future di mobilitazione che si oppongano a ogni tentativo di ripristinare i confini interni nell’area Schengen, come quelli che il governo austriaco sta preparando sulla frontiera con la Slovenia e l’Italia. Diffondere sul piano transnazionale ogni possibile pratica di solidarietà e sabotaggio di questi confini fatti di filo spinato non è solo un diritto, ma anche un dovere di quanti si oppongono ai confini e alla precarizzazione.
Dalla parte dei migranti! Libertà di movimento, libertà dall’austerità!
23 febbraio 2016