Oggi il collettivo operatori sociali di Napoli, assieme al Coordinamento No-inceneritori di Ponticelli, ha presidiato la sede della VI municipalità cittadina, dove si teneva un convegno su questioni ambientali e interventi nel sociale (progetti finanziati da Fondazione Sud) a cui partecipavano Sindaco, Vice Sindaco e Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Napoli. Il collettivo ha denunciato le politiche di tagli a tutti i livelli, la condizione di precarietà dei lavoratori e delle lavoratrici, il disagio dei fruitori e l’attacco indiretto al loro salario attraverso la chiusura dei servizi. Gli operatori sociali di Napoli, richiamandosi all’esperienza di lotta e agli esperimenti di sciopero portati avanti lo scorso 7 maggio dagli Operatori sociali non dormienti di Torino, rivendicano la continuità delle iniziative sul terreno dei contenuti e delle pratiche. La comune cornice delle lotte nel welfare precario delineata lo scorso 28 aprile a Bologna si arricchisce così di un altro frammento e rafforza la sua prospettiva: quella di mettere in pratica forme di sperimentazione dello sciopero nell’era della precarietà a partire da un ambito – al contempo specifico e generale – come quello del welfare precario, uscendo dai confini strettamente locali. Come parte di questo percorso, pubblichiamo il volantino distribuito oggi dal Collettivo operatori sociali di Napoli per chiamare lo sciopero e lanciare la sua piattaforma.
Verso lo sciopero del sociale
Il destino del terzo settore è già segnato. I tagli alla spesa sociale la hanno quasi azzerata ed il Governo non ha alcuna intenzione di invertire questa tendenza.
La Regione Campania, al di là di mere dichiarazioni d’intenti, ha stanziato solo 27 milioni di euro per le politiche sociali, a fronte dei 100 milioni ritenuti appena sufficienti a soddisfare il bisogno sociale.
Il Comune di Napoli ha un debito con gli enti del sociale di circa 75 milioni di euro e proprio in questi giorni l’Assessore al bilancio, Realfonso, per risanare i conti del Comune ha annunciato di voler tagliare la spesa sociale di ulteriori 17 milioni. Lo stanziamento comunale si attesterebbe sui 50 milioni di euro, ossia una spesa pro capite di appena 25 euro, livelli che non raggiunge nessuna altra città italiana (la spesa nazionale media è di 120 euro pro capite). I pagamenti del Comune verso il terzo settore sono fermi a giugno 2008 ed i 7 mila operatori sociali napoletani non percepiscono stipendi da mesi: molte cooperative hanno chiuso, diversi servizi non saranno finanziati e lo spettro della disoccupazione avvolge i lavoratori mentre i destinatari si vedranno privati di servizi essenziali.
In tempo di crisi generale, di riforma capestro del mercato del lavoro, la situazione del terzo settore rappresenta un ulteriore attacco al lavoro, incidendo direttamente sul salario dei lavoratori e, indirettamente, su quello dei cittadini a cui sono rivolti i nostri servizi. Oggi l’unica arma rimastaci è il blocco dei servizi e la proclamazione dello sciopero cittadino.
In questi giorni i nostri colleghi torinesi già hanno sperimentato la pratica dello sciopero contro la precarietà del terzo settore; simbolicamente, in continuità e solidarietà con loro, oggi lanciamo il nostro programma e lo facciamo con un’iniziativa di lotta, contro la precarietà e contro la devastazione dei territori.
Gli operatori sociali oggi ribadiscono di lanciare il conflitto:
– contro i tagli alla spesa sociale
– per il ripristino del Fondo Sociale Nazionale
– per lo stanziamento di fondi adeguati dalla Regione e dal Comune
– per il pagamento di tutte le spettanze arretrate
– contro la precarietà
– per un reddito garantito universale e incondizionato
Verso lo sciopero dei lavoratori del terzo settore
Verso lo sciopero generalizzato contro la precarietà
Collettivo operatori sociali Napoli