Pubblichiamo l’appello, lanciato da Coordinamento Migranti Emilia Romagna e al quale hanno già aderito diverse realtà di movimento, verso il presidio dei migranti del 7 novembre di fronte alla Prefettura di Bologna.
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Armato di ruspe, accompagnato dalla solita accozzaglia fascio-leghista e da pensionati dal grilletto facile, Matteo Salvini promette di invadere Bologna l’8 novembre chiamando a raccolta la destra italiana. Con le sue grottesche truppe felpate vorrebbe diffondere il verbo razzista nella «progressista» e «dotta» Bologna: città in cui, come tutte le città più o meno democratiche d’Italia, il razzismo non si manifesta nelle parole, ma si amministra quotidianamente nell’Ufficio Immigrazione e nei piani alti di Questura e Prefettura. Complice il silenzio-assenso del ceto politico locale e regionale.
A Bologna non è stato necessario attendere la discesa degli Unni (o dell’armata Brancaleone?) di Salvini per assistere, nel giro di qualche settimana, allo sgombero di Atlantide e delle occupazioni di via Solferino e dell’ex-Telecom. A ostacolare i movimenti dei migranti, a espellerli, a farne carne da sfruttamento per padroni e cooperative ci pensano già il ricatto del permesso di soggiorno e la sua egregia gestione politica da parte della Questura di Bologna. Non c’è bisogno di Salvini per allungare i tempi di attesa per un rinnovo, per aumentare i casi di ritiro delle carte di soggiorno europee, per costringere i migranti a pagare più volte l’anno le tasse di rinnovo, per inasprire gli atti di prepotenza da parte della Questura, per continuare a negare la cittadinanza a migliaia di ragazzi e ragazze che vivono a Bologna. Né c’è bisogno di Salvini per spiegare le promesse mancate della vice-presidente della Regione Gualmini che, d’accordo con il prefetto di Bologna, avrebbe dovuto, mettere in piedi un tavolo di confronto per migliorare le condizioni di vita dei migranti in regione, come il Coordinamento Migranti Emilia Romagna ha chiesto in piazza il 13 giugno. Salvini è solo la rappresentazione più mostruosa di un razzismo quotidiano che altri praticano in modo democraticamente più silenzioso.
Per questo, prima di andare a caccia del mostro, noi abbiamo un’altra cosa da fare. L’avevamo in programma e non sarà Salvini a farci cambiare idea. Se l’antifascismo è una scelta di parte, noi stiamo dalla parte dei migranti. L’8 novembre contro Salvini saremo in piazza, perché il 7 novembre andremo davanti alla Prefettura per chiedere conto di quello che succede ogni giorno, perché ogni giorno per i migranti c’è un Salvini democratico che rende più difficile la loro permanenza in città.
È necessario riaprire spazi di azione politica dalla parte dei migranti e contro il razzismo istituzionale che produce lo sfruttamento democratico, se si vuole davvero fermare Salvini. Per questo invitiamo tutti e tutte a scendere in piazza con noi il 7 novembre davanti alla Prefettura di Bologna. Per pretendere risposte da chi in quei palazzi amministra il razzismo e osserva in silenzio. Per rifiutare la falsa alternativa tra il razzismo di destra e razzismo democratico. Perché stare dalla parte dei migranti significa essere contro Salvini.
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