Per preparare in grande stile il ferragosto, ieri il nostro instancabile e sempre vigile Matteo Renzi ha annunciato la fine dell’epoca della precarietà ai 71.643 insegnanti che hanno fatto domanda di assunzione mediante la procedura nazionale. È proprio un «ferragosto speciale»! Ci felicitiamo per la buona nuova e facciamo ai non-più-precari i nostri migliori auguri per l’inizio di una carriera che sarà piena di rose e fiori. Peccato per un piccolo, insignificante dettagliuzzo, cioè che per molti la carriera stia quasi per finire, dopo qualche decennio speso a coprire buchi qua e là. Ma, come si suol dire, meglio tardi che mai!
Così è la Buona scuola: «un futuro meno precario» per l’Italia e per tutti! E no, non è carino ricordare, come già starà facendo qualche «gufo», che il Piano Straordinario di Assunzioni si limita a recepire una sentenza della Corte Europea contro l’Italia. Non nuoce far notare a questi gufetti che il nostro presidente sta praticamente abolendo la precarietà ovunque, mica solo nella scuola: «il #JobsAct rottama i co.co.co. co.co.pro. vari e scrosta le rendite di posizione dei soliti noti», cinguetta il 20 febbraio, e poi ancora su Twitter annuncia che «parole come mutuo, come ferie, come buona uscita, come diritti entrano nel vocabolario di una generazione che ne è stata fino a oggi esclusa in modo inaccettabile».
Si confrontino queste dichiarazioni del nostro mitico rottamatore con i dati del report dell’Osservatorio INPS: +74% buoni lavoro (voucher) nel 2015 rispetto al primo semestre del 2014.
Dev’esserci un errore. Sarà mai che hanno dimenticato di comunicare all’Osservatorio INPS che la precarietà è finita? È possibile che quello sbadato non si sia accorto che sono finiti i tempi bui del precariato? Può darsi. Come può darsi che non se ne siano accorti neanche i docenti generosamente (quasi) messi in regola dal boyscout di Palazzo Chigi. Non vorranno mica protestare se sono spediti a centinaia di chilometri da casa? Bisogna essere flessibili (la precarietà è finita, evviva la precarietà!), svecchiare se stessi, rottamare le storie sentite e risentite. Ma che figli, ma che mutuo, perché lamentarsi di dover prendere un bel treno e tornare a casa una volta al mese quando, si sa, viaggiare è così bello – e poi i supplenti ne hanno già di esperienza su questo fronte. Suvvia, da precari avete dovuto viaggiare così tanto, che vi costa ora cambiare regione, salire su un aereo o magari salpare su un romantico traghetto dalla Sardegna ogni tanto? E poi, in tempi di migrazioni all’estero un trasferimento da Caltanissetta a Treviso cosa sarà mai se si tratta di seguire la propria vocazione. Ora siete (quasi, basta crederci ancora un po’) garantiti! Sempre che la domanda che avete presentato venga accettata (mai porre limiti alla provvidenza…), avrete la s-i-c-u-r-e-z-z-a, non più la probabilità, di dover andar via di casa! Cosa? Non potete abbandonare tutto quanto? Per qualche irragionevole motivazione fate un po’ fatica a riempire una grossa valigia, sbaraccare tutto e partire? Tranquilli, l’alternativa c’è! Non temete carissimi (potenziali) neo-assunti docenti: potete pur sempre rinunciare al posto! Come d’altra parte hanno già fatto «solamente» 8000 potenziali aventi diritto che non hanno nemmeno presentato la domanda – con grande soddisfazione di Renzi, neanche a dirlo. Se il nuovo posto di lavoro che vi sarà assegnato non vi garba, siete liberissimi di rifiutarlo. Sappiate però che, se lo farete, l’avrete voluto voi. E, allora, dovrete ammetterlo una volta per tutte: in fondo la precarietà un po’ vi piace!