I fatti sono scontati e per nulla sorprendenti. In provincia di Treviso – che nonostante la crisi non è una periferia desolata, ma una florida regione il cui unico problema sociale sono alcuni suoi abitanti – gli appartamenti destinati all’accoglienza di un centinaio di migranti sono stati devastati. L’unica motivazione reale di questa rivolta di provincia è stata la paura che il valore degli immobili potesse diminuire per la presenza dei profughi. Anni di straordinari in nero, di affitti in nero, di contabilità in nero che se vanno in fumo per la presenza dei «negri». Ci vuole un certo gusto per lo humor nero per apprezzare le dimensioni di questo oscuro temere. Stamattina a Roma è successa una cosa uguale ma diversa. Qui il grido di battaglia del comitato di Casale San Nicola è stato che il quartiere deve rimanere agli italiani – che sono notoriamente bella e brava gente, che quando il papa dice che bisogna essere buoni con i profughi si commuovono tutti. In entrambi i casi, la presenza dei fascisti di Casa Pound è stata attivamente significativa. Nelle stesse ore alcune decine di militanti del centro sociale Django hanno bloccato pacificamente la prefettura di Treviso per richiamare l’attenzione sul comportamento assente e complice del governo e della polizia durante la devastazione della notte precedente. Condividendo evidentemente nello spirito e nella forma i timori dei residenti trevigiani, la polizia ha caricato e fermato i manifestanti: nemmeno il prefetto vuole estranei in casa sua. Metti mai che il valore della prefettura crolli miseramente.
Si tratta di episodi che dimostrano la costante e implacabile crescita dei muri anche in Italia. Mentre si ridacchia sulla bimba che la Signora Merkel fa piangere in tv, mentre ci si scandalizza per quello che accade in Ungheria, piccoli muri crescono anche da noi e il pianto delle piccole profughe non arriva in televisione. Il problema non è la repressione dei fascisti di Casa Pound, che pure sarebbe uno spettacolo nuovo e avvincente. Su questo piano, semmai, ciò che spicca è l’evidente disparità di trattamento garantita dalle forze dell’ordine. Il problema è l’incapacità politica del governo e del Partito Democratico di articolare un discorso sulle migrazioni e sulla presenza di profughi e migranti in Europa. In realtà un discorso lo fanno, ma è lo stesso di Salvini. La differenza è solo una questione di misura. L’unico discorso pubblico del governo e dei suoi sostenitori è che, se l’Europa facesse «il suo dovere», ce ne sarebbero di meno. E allora sarebbe più facile non notarli. Il problema del governo è come tenere nascosti i migranti, mentre fascisti e leghisti fanno quelli che li cercano e li trovano. Migranti e profughi sono in ogni caso una presenza indecente. Si scopre così che la Lega e suoi alleati fascisti di fatto stabiliscono il tenore del dibattito pubblico sulla condizione e la presenza dei migranti e profughi in Italia. Loro dicono che quella presenza è illegittima, il governo dice che non si può evitare. I sindaci leghisti non li vogliono, gli altri sindaci dicono che ne vogliono pochi, perché altrimenti non riescono a nasconderli. E per di più hanno sempre già dato e hanno sempre già superato la soglia di tolleranza. Per questo ogni tanto fanno ancora notizia alcune decine di uomini e donne che rimangono sugli scogli di Ventimiglia e rifiutano di sparire.
L’accondiscendenza quando non la sudditanza al discorso pubblico fascio-leghista è ciò che produce episodi come quelli di queste ore. E ce ne saranno sempre di più. La convinzione profonda che tutti gli italiani, cioè i potenziali elettori, condividano quelle posizioni non è basata su nessun dato di fatto. Caso mai è il contrario: accettare silenziosamente il discorso fascio-leghista serve a costruire una specifica specie di elettori che chiede individualizzazione e repressione. E, a quanto pare, tutti i partiti sono interessanti a produrre questi elettori e non altri. Non è il caso di trarre facili conclusioni, ma una relazione esiste tra la sottomissione al mantra dell’austerity e la subalternità al discorso razzista del partitello della nazione. Dopo tutto è più facile governare se i migranti sono considerati pubblicamente illegittimi; se i poliziotti negli uffici stranieri sono tacitamente autorizzati a essere scortesi e anche un po’ brutali; se le pratiche amministrative dei migranti sono un esempio quotidiano di discrezionalità e di incertezza amministrativa; se i permessi e le carte di soggiorno vengono considerati più o meno come dei regali da meritarsi; se la legge Bossi-Fini non viene più nemmeno nominata; se, come in un gioco di specchi, il razzismo delle istituzioni serve a costruire e legittimare il razzismo delle popolazioni. Soprattutto quando non si ha nulla da offrire.
I leghisti e i loro sgherri di Casa Pound non sono dunque un’eccezione e la loro violenza non è un’inquietante deriva. Possono rivendicare la costruzione quotidiana dei loro piccoli muri, perché altri giorno dopo giorno gettano le fondamenta di quegli stessi muri parlando di solidarietà, di diritti, di accoglienza, di Europa, ma sempre ignorando pubblicamente con feroce rigore la presenza incancellabile di migranti e profughi.