Lunedì 16 luglio si è svolto a Bologna un presidio che ha visto decine di lavoratori e lavoratrici marocchini protestare contro le male pratiche del Consolato del Marocco a Bologna. Il presidio è stato indetto da ALMI, Associazione Lavoratori Marocchini in Italia, con l’adesione di Coordinamento Migranti, Associazione Senegalese Cheikh Anta Diop, Comunità Pakistana Bologna e SIM-Scuola d’italiano con migranti XM24. Mentre l’Europa e i suoi paesi membri esternalizzano i confini e moltiplicano le gerarchie all’interno dell’Unione, l’operato dei consolati e delle ambasciate dei paesi extra-Schengen non fa che aumentare il potere di ricatto delle legislazioni europee, di cui la legge italiana sull’immigrazione, la Bossi-Fini, fa parte. Questo non avviene solo per delle evidenti disfunzioni degli uffici preposti, ma anche perché, dietro le retoriche nazionaliste, gli Stati collaborano nell’interesse comune di controllare e ricattare i migranti per farne una forza lavoro più facile da sfruttare, o per ricavarne fonti di ricchezza interna attraverso il pagamento dei documenti o le rimesse. Anche quando si rivolge contro le burocrazie degli Stati di origine, ogni contestazione del regime dei permessi di soggiorno e delle pratiche consolari deve essere riconosciuta come un momento delle lotte della forza lavoro in Europa contro il suo sfruttamento e la sua precarietà. Per questo, il presidio organizzato a Bologna da lavoratori e lavoratrici marocchini contro le male pratiche del consolato marocchino indica una strada da percorrere per tutti, mostrando come la gestione politica dei permessi di soggiorno agisca anche sul piano interno e non conosca confini, e che ogni tentativo di contrastarla per aprire spazi di libertà deve darsi una dimensione transnazionale.
Leggi il comunicato di convocazione del presidio
Leggi il comunicato dell’associazione ALMI diramato dopo il presidio