pubblicato su «Scienza & politica», 2004, n. 30
Il filosofo argentino Ernesto Laclau è morto ieri a Siviglia, all’età di 78 anni. Residente a Londra dal 1968, Laclau era in Spagna per una conferenza di cui era l’ospite d’onore. Dalla pubblicazione nel 1985 – insieme a Chantal Mouffe – di Hegemony and Socialist Strategy, fino ad arrivare all’importante On the Populist Reason, del 2005 (tradotto in italiano l’anno seguente), l’opera di Laclau ha segnato un punto di riferimento importante per la riflessione politica della sinistra radicale. Laclau è stato uno degli artefici e dei protagonisti della riscoperta di Gramsci, che egli ha rielaborato con la psicanalisi lacaniana allo scopo di liberarsi di quelli che riteneva i limiti di un marxismo a volte letto, per la verità, con troppa disinvoltura. La sua riflessione è stata di grande importanza per pensare in modo aperto il rapporto tra libertà e istituzioni e il problema dell’agire politico di fronte alla frammentazione delle identità sociali del novecento, ma spesso ha dovuto scontare la mancanza di un’accurata valutazione delle trasformazioni del capitalismo contemporaneo e il sostanziale rifiuto del comunismo. Per questo la sua riflessione sulla formazione delle coalizioni attraverso il meccanismo dell’articolazione, che pure ha posto problemi rilevanti alla sinistra radicale, non si è confrontata adeguatamente con il problema politico della classe.
Anche se Laclau era un pensatore pienamente globale, l’Argentina è rimasta al centro della sua riflessione e nel peronismo argentino – come negli altri esperimenti latinoamericani dell’ultimo decennio – egli ha visto il laboratorio politico concreto di un populismo costruito attraverso l’articolazione di diverse domande nel significante «popolo», che Laclau ha cercato di ‘riabilitare’ oltre l’orizzonte nazionalistico in cui si è storicamente iscritto. Il concetto di «democrazia radicale» avanzato da Laclau si è così trovato spesso a essere in sintonia con l’immaginario e le pratiche dei movimenti nell’epoca della globalizzazione, spiazzati dalla sfida del potere e spesso intenti – anche quando proclamano diversamente – a condurre una battaglia simbolica e discorsiva che relega in secondo piano la materialità politica del rapporto di capitale. Riproporre quest’analisi della riflessione di Laclau all’indomani della sua scomparsa può quindi essere un contributo a un dibattito che, mentre riconosce la frammentazione delle identità sociali e quindi l’impossibilità di considerare la classe come un referente dato in virtù di una posizione oggettiva nel capitalismo contemporaneo, continua a interrogarsi sulle possibilità politiche della sua articolazione.
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Sono passati ormai vent’anni dalla pubblicazione di Hegemony and Socialist Strategy. Toward a Radical Democratic Politics, il testo scritto assieme a Chantal Mouffe1, e che ancora oggi rappresenta il maggior contributo di Ernesto Laclau al pensiero politico contemporaneo, eppure l’interesse per questo autore in Italia è piuttosto basso. Certo, manca una sua traduzione in italiano, ma si tratta di una sorte che tocca a tanti altri testi che pure segnano il dibattito teorico. Per dirla tutta, il nome di Laclau ha iniziato a circolare nel nostro paese soprattutto grazie alla diffusione recente dei testi di Slavoj Žižek, eclettico filosofo sloveno che con la sua ricca articolazione discorsiva ha saputo guadagnarsi velocemente l’attenzione del pubblico italiano. Eppure Laclau rimane un oggetto misterioso, un nome che comincia a farsi largo in ambiti ristretti delle università italiane, ma del quale poco si conosce. Bisognerà allora chiedersi quali motivi di interesse si è ritenuto di trovare nella ricca produzione di questo filosofo molto conosciuto nel suo paese, l’Argentina, e nel mondo anglosassone, che da anni insegna all’Università di Essex, in Inghilterra, dove ha una cattedra in Teoria Politica ed è direttore del programma di dottorato in Ideologia e Analisi del Discorso presso il «Centre for Theoretical Studies in the Humanities and Social Science». Occorre subito dire che il percorso teorico di Laclau è stato profondamente segnato dall’esperienza argentina, il paese dove ha completato gli studi e nel quale ha avuto inizio la sua esperienza politica, le cui tracce sono rimaste anche quando è entrato in contatto con i circoli culturali europei. È infatti negli anni ’70, a Oxford, che ha inizio il percorso teorico verso la concettualizzazione della ‘Democrazia Radicale’, come momento di approdo di un percorso che dal marxismo lo porta, attraverso il decostruzionismo, a incontrare Chantal Mouffe, con la quale delinea una concezione sostanzialmente ‘negativa’ della democrazia, e a fare della contingenza il piano per una politica democratica come sfida radicale all’oppressione. L’incontro con la psicanalisi segna invece lo sviluppo di un concetto di soggetto politico decentrato e dislocato, lontano dalla pienezza del soggetto cartesiano e dall’antropologia implicita al discorso politico moderno, che permette a Laclau la declinazione della soggettivazione politica all’interno di un contesto non dialettico e non dominato dalle strutture…scarica il pdf.