venerdì , 22 Novembre 2024

Per il tipo di lavoro che faccio…insomma, precario. D., animatrice freelance

Intervista realizzata in connessione con Migranda

Che lavoro fai?

Ah, bella domanda, per un precario. Dai, io mi definisco animatrice, nel senso che lavoro nel settore dei cartoni animati e autrice di animazione. In questo settore i mestieri che posso coprire sono svariati, nel senso, sono specifici del settore, può andare dall’illustrazione, all’animazione vera e propria, potrei essere scenografa, comunque animatrice.

 Stai lavorando in questo momento?

No.

Hai in progetto qualcosa che sai che andrà in porto?

No, e non è mai stato così. Io so per certo di iniziare a lavorare di solito una settimana prima di cominciare. Sicuramente ci sono delle idee, su cui però non si può fare affidamento.

Quando hai finito l’ultimo progetto?

Giugno.

 Che tipo di contratti hai avuto finora?

Allora perlopiù contratti a progetto, quelli che erano in regola diciamo, poi altrimenti contratti con ritenuta d’acconto, come un contratto a progetto, ma sostanzialmente le regole sono diverse perchè non si può superare un certo tetto di questo tipo di contratti, io oltre i cinquemila euro all’anno non posso lavorare così. Penso che nel mondo del precariato sia un classico questo tipo di contratto. Quindi io pago l’IVA nel senso che dalla paga che danno a me tolgono le tasse. Però io appunto non posso superare i cinquemila all’anno, quindi non ci posso campare ovviamente.

Quelli a progetto invece come funzionano?

Sì, non c’è questo tetto, è come se fosse un contratto normale, io pago le tasse, sono iscritta all’ENPALS (Ente Nazionale di Previdenza e di Assistenza per i Lavoratori dello Spettacolo), che è per gli artisti, però hanno la scadenza di un mese piuttosto che…. altri tipi di contratti invece…lo stage l’ho fatto gratis. Quindi sì, principalmente questi due tipi finora.

E il contratto a progetto? Finisce nel momento in cui finisci il progetto?

Sì, nel senso che, la mia durata massima per questo tipo di contratto è stata di due mesi. Funziona così: in una produzione di serie televisiva piuttosto che di un film ad un certo punto finisce la fase che è di mia competenza quindi ho un contratto solo per quel periodo lì, di solito stanno un po’ larghi, però sì, due mesi a farla grande.

Quali sono i canali che utilizzi per trovare lavoro?

Svariati, il più delle volte perché so che qualcuno cerca qualche cosa, quindi per una rete di conoscenze di gente che lavora in questo settore, altrimenti per quanto mi riguarda ancora la scuola o il giro di ex-studenti che frequenta la scuola, la scuola che ho fatto è sicuramente la risorsa maggiore (Centro Sperimentale di Cinematografia, Scuola Nazionale di Cinema, Corso di Animazione, Sede del Piemonte), perché è un settore molto piccolo in Italia. Non dico che ci si conosca tutti, ma insomma…ovviamente uso anche internet, cerco di mandare curriculum,  ma questo fino adesso non mi ha portato a niente. Per dire, i lavori che ho ottenuto, li ho ottenuti perchè sapevo che cercavano quel tipo di figura lì da persone che mi conoscevano.

La partita IVA hai scelto tu di non aprirla? Come funziona?

Io la partita IVA non ce l’ho, è un grosso dubbio, però per il tipo di lavoro che faccio, insomma precario, non ne ho mai avuto bisogno per cui quando si presenterà il problema… per il momento sicuramente non mi conveniva. Tante volte capita che lo stesso datore di lavoro ti chiede di aprire una partita IVA e lì, nel momento valuti, a me non è mai capitato.

Ti è mai capitato di avere a che fare con il sindacato?

No, per il momento no.

Cosa ne pensi di uno sciopero precario e dei precari e che senso avrebbe per qualcuno che lavora nel tuo settore parlare di e fare uno sciopero?

Non lo so. Penso che abbia senso come protesta e come manifestazione di un disagio che è diffuso. Avrebbe senso perché, per quello che ho sentito e che ho provato sulla mia pelle, le condizioni di lavoro non sono quelle ideali.

Chi sarebbe più toccato da uno sciopero dei lavoratori del tuo settore? Potrebbe rivelarsi un boomerang contro gli stessi lavoratori, o credi che si riuscirebbe a creare un disagio vero?

Il disagio si creerebbe. È ovvio che se in questo momento io facessi uno sciopero, il disagio lo creerei a me stessa, ma se lo sciopero è collettivo, un po’ come avviene sempre negli scioperi, il disagio si creerebbe. Bisognerebbe però raggiungere un numero cospicuo di persone. Lo sciopero ha senso come mezzo, ma deve essere collettivo. Non dico “o tutti o nessuno”, però deve essere partecipato, lo dico per esperienza mia e delle persone che lavorano in questo settore.

Per te cosa significa essere precaria?

Per me precaria significa non sapere se il mese prossimo lavorerò, dove e a che condizioni lavorerò. È un’incertezza costante e il più delle volte capita che quel mese non lavorerò. Con tutto quello che poi comporta, mi limita ogni tipo di scelta e ogni tipo di stabilità.

Il tuo lavoro è altamente specializzato e non c’è tanta gente che in Italia che lo fa. È anche pagato di più rispetto ad altri tipi di lavoro, o no? Pensi di essere pagata in maniera adeguata per il tuo grado di specializzazione?

La situazione cambia di volta in volta. Non penso che sia pagato il giusto, ma questo perché in Italia non c’è la cultura di questo tipo di lavoro e non ci sono regole. All’estero le condizioni sono diverse. Detto questo, per quella che è la mia esperienza, è un lavoro che ti permette di guadagnare abbastanza bene data la mia condizione di persona che sta iniziando a lavorare. Il vero problema è che non si trova lavoro. Non si guadagna abbastanza rispetto a quanto siamo specializzati, ma di più rispetto ad altri lavori. Dipende anche tanto dall’onestà del datore di lavoro, proprio perché in Italia non c’è una regola stabilita per questo settore, cioè non si sa quanto deve essere pagato un animatore al giorno. In Inghilterra, invece, l’animatore che ha appena iniziato a lavorare viene pagato 150 £ al giorno, qui da noi potrebbe essere qualsiasi cifra.

Siccome si sta cercando di organizzare uno sciopero dei precari, tu nel caso vi aderiresti?

Sì, sicuramente vorrei saperne di più, essere più informata, però vi aderirei perché mi sembra un problema abbastanza grave e grosso. Ne vale la pena.

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