Dopo il sit in e le manganellate di questa mattina di fronte al magazzino Ikea di Piacenza, nel tardo pomeriggio si è concluso il tavolo di trattative tra i rappresentanti dell’azienda, le istituzioni e i lavoratori della logistica, in sciopero dal 17 ottobre per richiedere l’applicazione del contratto nazionale di lavoro. Come è noto, 12 lavoratori, la maggior parte migranti e iscritti al SiCobas, sono stati sospesi. La richiesta è il loro reintegro con la garanzia che nessuno di loro sarà licenziato. Quest’ultima è stata garantita ma, come sottolinea Aldo Milani, segretario nazionale di SiCobas, si tratta di un risultato positivo ma ancora insufficiente, dal momento che è aperta la possibilità di un trasferimento per ragioni disciplinari dei lavoratori sospesi, in particolare dei 4 più attivi dal punto di vista sindacale. Nonostante le notizie circolate oggi pomeriggio in diversi siti di informazione, la situazione non è dunque ancora veramente risolta. È chiaro che, nel caso in cui venga imposto il trasferimento, chi ha condotto la lotta fino a questo momento non potrà che riprenderla con decisione. Lunedì sarà la giornata decisiva. Se Ikea persisterà nella sua volontà punitiva, martedì riprenderanno i picchetti e mercoledì sarà confermato lo sciopero di tutto il comparto logistico di Piacenza, che culminerà con una manifestazione cittadina alle 18.00.
Nell’enorme area logistica piacentina qualcosa sta succedendo, perché oltre alla compressione dei salari e delle condizioni di lavoro si vuole anche imporre il silenzio e la punizione delle forme più coerenti di organizzazione sindacale. Forse non funziona più il gioco delle parti tra chi, come il deputato del Pdl Tommaso Foti, che ha dichiarato che le agitazioni di questi giorni sono opera di estremisti e facinorosi, e chi, come il sindaco Paolo Dosi, cerca di far salvo l’equilibrio del rapporto tra istituzioni, cooperative e sindacati confederali. Forse non è più sufficiente per imporre il silenzio a una forza lavoro che sta dimostrando di saper rischiare in proprio nonostante le condizioni di lavoro e il regime della legge Bossi-Fini.
Ascolta l’intervista ad Aldo Milani – Segretario nazionale SiCobas