di TRANSNATIONAL SOCIAL STRIKE PLATFORM
La guerra in Ucraina ha aperto un nuovo scenario globale, una lunga fase durante la quale i rapporti di forza tra Stati e dentro la società vengono violentemente ridefiniti. La guerra, la militarizzazione e il nazionalismo si avviano a diventare la norma, mentre la concorrenza economica e la politica dei profitti continuano ad alimentare tensioni e una crisi generale della riproduzione sociale.
Lavoratori e lavoratrici, persone lgbtqi+, uomini e donne migranti, attivisti e attiviste per la giustizia climatica, sindacalisti e studenti devono unire le forze per resiste a questo orizzonte cupo e opporsi alle sue conseguenze: sta a noi determinare un futuro diverso. Dobbiamo lottare contro ogni ulteriore escalation militare, contro ogni allargamento del conflitto e contro la normalizzazione dell’attuale sistema di sfruttamento, distruzione ambientale e violenza patriarcale. Non accettiamo di essere pedine in una guerra che sta avendo effetti in tutto il mondo, sotto la crescente minaccia nucleare. Vogliamo di più di una prospettiva che non sia guerra e catastrofe climatica. Vogliamo di più che finire al servizio degli Stati e dei padroni per il bene della nazione, dei “valori europei” o del PIL. Vogliamo di più che lavorare per guadagnare il minimo indispensabile per sopravvivere. Vogliamo di più dell’odio razzista e della discriminazione istituzionale. Vogliamo di più del dominio e della violenza patriarcali. Vogliamo di più della lotta quotidiana per riprodurci. Vogliamo di più delle piccole vittorie localizzate.
Non vogliamo alimentare un inutile dibattito su cosa sia più rilevante tra la guerra e le crisi preesistenti riguardanti il clima, la pandemia o il costo della vita. È sufficiente registrare che la guerra in Ucraina sta avendo effetti su tutti questi piani e sta cambiando le possibilità delle nostre lotte. La guerra sta rendendo più drammatica la cosiddetta “crisi del costo della vita”, che a sua volta è legata alle “crisi energetiche” e alle lotte climatiche nel contesto di una “transizione verde” fortemente influenzata dalla militarizzazione economica e dal nazionalismo a cui si stanno allineando tutti gli Stati e l’Unione Europea. Grazie alle lotte femministe abbiamo imparato a guardare a questa complessità di condizioni dal punto di vista della riproduzione sociale. La crisi della riproduzione sociale, che le donne stesse hanno contribuito ad innescare con il loro rifiuto della violenza patriarcale, ha colpito con ritmi e intensità diverse, ma i suoi effetti riguardano tutte e tutti noi.
Allo stesso modo, non vogliamo alimentare un dibattito per determinare se è più importante la dimensione locale, nazionale o transnazionale delle lotte, i territori oppure l’internazionalismo. Ci basta riconoscere l’impossibilità di pensare ciascuno di questi livelli come separato dagli altri, perché ciò limita di fatto la nostra capacità di vincere. La società in cui viviamo è continuamente segnata da dinamiche transnazionali che influenzano ciò che è possibile o non è possibile fare; allo stesso tempo, gli stessi processi globali trovano in ogni luogo condizioni diverse. Non possiamo trascurare il fatto che milioni di persone si spostano in tutto il mondo per cercare una vita migliore e per rifiutare un destino imposto loro dallo stato, dai datori di lavoro, dalla famiglia. Anche se non ci muoviamo, la realtà transnazionale ha un impatto sui contesti in cui siamo. Ciò di cui abbiamo bisogno è rifiutare ogni immaginario reazionario e nazionalista e connetterci attraverso le differenze, costruendo una prospettiva comune di forza per ottenere un futuro diverso.
Dopo diversi incontri transnazionali (Poznan, Parigi, Berlino, Lubiana, Stoccolma, Londra, Tbilisi), lo scorso settembre ci siamo incontrati a Sofia, in Bulgaria. Per noi l’Europa centrale e orientale non è solo un serbatoio di manodopera produttiva e riproduttiva a basso costo, non è solo un luogo di sperimentazione di politiche autoritarie e patriarcali e di ristrutturazione industriale, ma è anche il fulcro della crisi decennale della riproduzione sociale. Dall’Est Europa possiamo vedere la trasformazione dell’UE e la sua dimensione transnazionale diventare più chiara. Nell’incontro di Francoforte puntiamo a collegare questa esperienza alle lotte nel centro finanziario dell’UE, per rafforzare la capacità di resistere alle divisioni nazionaliste, razziste, salariali e sessiste che collegano ciò che accade in Europa con la dimensione transnazionale.
Molte lotte sono in corso. Per citarne solo alcune: l’Assemblea Permanente contro la Guerra e le mobilitazioni con lo slogan Strike the War lanciate il 1° maggio per una politica transnazionale di pace, la campagna Don’t Pay nel Regno Unito, che si è diffusa anche in altri paesi, l’emergere diffuso di forme di organizzazione dal basso contro l’aumento del costo della vita, gli scioperi dentro Amazon per salari più alti, gli scioperi nel settore dei trasporti e dell’energia in Francia, la convergenza delle lotte in Italia, le manifestazioni per la pace e la giustizia climatica, le rivolte femministe in Russia e gli scioperi contro la violenza maschile e patriarcale, i grandi movimenti di rifugiati, principalmente donne, dall’Ucraina e di russi che abbandonano il regime di Putin per sfuggire alla mobilitazione, i movimenti degli uomini e delle donne migranti verso e attraverso i confini dell’UE, la rivolta in Iran in nome della libertà delle donne. Vogliamo collegare queste diverse forme di sciopero e di rifiuto in un movimento per un futuro diverso. Dobbiamo imparare a scioperare insieme. Vogliamo lottare per una pace che non sia semplicemente il ritorno a una normalità fatta di sfruttamento, razzismo e patriarcato.
Niente di tutto questo è facile, ma sappiamo di non essere soli. Con l’appoggio della Interventionistischen Linken, invitiamo chi vuole di più ad unirsi a noi a Francoforte, dal 10 al 12 febbraio, in un incontro transnazionale contro la guerra, per una nuova stagione di lotte.
Le informazioni sulla registrazione e i finanziamenti saranno pubblicate a breve!