di TRANSNATIONAL SOCIAL STRIKE PLATFORM e LEVFEM (Bulgaria)
Pubblichiamo la traduzione in italiano dell’introduzione del volume “Essential Struggles: Pandemic Fronts” scritta dalla Transnational Social Strike Platform e dal collettivo LevFem. Il volume raccoglie diversi contributi di attiviste che hanno animato la rete EAST (Essential Autonomous Struggles Transnational) dalla sua nascita nella primavera 2020. I tredici interventi hanno al proprio centro le lotte nel campo della riproduzione sociale, lotte di care workers e migranti, lotte sindacali, nella scuola e per la casa, di ciò che è stato all’inizio della pandemia di COVID-19, del futuro e delle nuove sfide, in diversi contesti: dalla Romania alla Grecia, dalla Bulgaria alla Cechia, dalla Turchia alla Serbia, dall’Ucraina alla Slovenia, dalla Polonia alla Georgia. Questo volume rappresenta quindi un importante risultato di connessione transnazionale nel percorso di EAST, che ha fornito possibilità di comunicazione attraverso un linguaggio politico comune ad attiviste, migranti, lavoratrici, provenienti da tutta l’Europa centro-orientale e oltre, e che ha prodotto un’imponente manifestazione transnazionale il 1 luglio scorso. Tra i prossimi passi di EAST, vi sarà un’assemblea transnazionale a Sofia, prevista per l’estate 2022 e chiamata dalla Transnational Social Strike platform e da LevFem.
Sotto l’introduzione, l’indice dei contenuti del volume. A questo link è invece possibile scaricare gratuitamente l’ebook “Essential Struggles: Pandemic Fronts” in pdf: https://www.transnational-strike.info/app/uploads/2021/08/levfem-english-print-1-1-1-2.pdf .
La pandemia di COVID-19 ha rivelato, più di ogni altra cosa, la profonda connessione e le reciproche dipendenze tra diversi paesi europei e oltre, così come tra diversi settori economici, ma soprattutto tra la produzione e la riproduzione sociale. La pandemia ha mostrato che, per mantenere e riprodurre le nostre vite e la nostra società, ci sono persone – in particolar modo donne e migranti, rom e persone LGBTQI+ – costrette a sacrificarsi a tale fine. Sono questi i soggetti che hanno dovuto rispondere all’imperativo capitalista di mettere le loro vite “in prima linea” contro la pandemia. Lavoratrici e lavoratori essenziali – infermieri/e, insegnanti, care workers, lavoratrici e lavoratori stagionali, chi lavora nel settore delle pulizie, nella logistica, nei negozi di alimentari – dovevano “naturalmente” colmare il vuoto della protezione sociale venutosi a creare, davanti alle rovine di sistemi di welfare sempre più fragili. Sono stati loro, lavoratrici e lavoratori essenziali, a dover sopportare un enorme aumento del carico di lavoro, per riuscire a conciliare il lavoro domestico e quello fuori casa, mentre venivano lasciati senza adeguati aiuti e sostegni statali. Allo stesso tempo, con le scuole e gli asili chiusi, sono state soprattutto le donne a essere costrette ad assumersi il peso del lavoro non retribuito di cura dei bambini a casa, mentre svolgevano anche il loro lavoro salariato. Altre hanno addirittura perso il proprio posto di lavoro, a causa dell’aumento di responsabilità nella cura dei bambini. E mentre ci veniva detto di “stare a casa e stare al sicuro”, raramente si prendeva in considerazione che la casa non è uno spazio sicuro per chi lotta contro la violenza domestica, o per chi vive in luoghi sovraffollati e con condizioni igieniche scadenti, o per chi non ha nemmeno una casa.
Tuttavia, anche in questo contesto pandemico, le donne, le persone LGBTQI+, i e le migranti, le lavoratrici e i lavoratori essenziali dell’Europa centro-orientale, così come di altre parti del mondo, hanno rifiutato con forza di accettare la stretta dei regimi capitalisti, patriarcali e razzisti, che sfruttano la loro forza riproduttiva e produttiva mentre lasciano le loro vite allo sbando. Un numero crescente di lotte ha però preso piede attraverso l’Europa centro-orientale. In Bulgaria, le infermiere hanno continuato a protestare per una riforma del settore sanitario pubblico e per migliori salari e condizioni di lavoro. In Polonia, lo sciopero delle donne contro il divieto di aborto è stato fonte di ispirazione per le donne di tutto il mondo. In Romania, attiviste/i hanno protestato contro l’iniziativa del governo di vietare i gender studies, e hanno continuato a portare avanti le lotte per migliori condizioni abitative – problema particolarmente grave per quanto riguarda la comunità rom. Le proteste in Serbia contro la corruzione e contro il governo si sono unite alle lotte nel paese contro l’indebitamento e per un alloggio sicuro per tutte e tutti. Proteste di migranti hanno avuto luogo in Turchia, in Grecia, e lungo la rotta balcanica, in parallelo quelle delle lavoratrici e lavoratori stagionali dell’Europa centro-orientale, in Germania e in Italia, contro le loro terribili condizioni di vita e sfruttamento. Tutte queste lotte hanno messo in luce la proliferazione di esperimenti di subordinazione, e si sono scagliate contro la svalutazione sociale e politica del lavoro essenziale, che mostra le condizioni patriarcali e razziste di sfruttamento che hanno origine nella società ma influenzano le condizioni nei luoghi di lavoro. A quel punto, è diventato fondamentale collegare queste lotte a livello transnazionale, con l’obbiettivo di superare l’isolamento e sovvertire questa società.
Questo è il contesto in cui, nel 2020, è nata la rete femminista EAST (Essential Autonomous Struggles Transnational). EAST unisce attiviste femministe e lavoratrici dell’Europa centro-orientale e oltre, con l’obiettivo di connettere e sostenere lotte comuni sul terreno della riproduzione sociale. Il progetto è stato messo in piedi da LevFem, collettivo bulgaro, socialista e femminista, insieme alla piattaforma Transnational Social Strike. Da subito, però, collettivi da Romania, Serbia, Georgia, Polonia, Repubblica Ceca, Slovenia, Turchia, Ungheria, Grecia, Francia, Italia, Svezia, Regno Unito, ma anche da fuori i confini europei sono entrati a far parte della rete. I paesi dell’Europa centro-orientale condividono una storia di smantellamento dello stato sociale, di privatizzazione di industrie, beni e servizi che erano in precedenza pubblici, e di una forte crisi del lavoro produttivo e della riproduzione sociale, solo parzialmente mitigata dalla migrazione di massa. L’attuazione spietata e senza soluzione di continuità di queste riforme, in accordo con le politiche di sfruttamento e razzismo del lavoro e dell’immigrazione dell’Unione Europea, ha creato le condizioni perché le conseguenze socioeconomiche della pandemia fossero molto peggiori di quel che avrebbero potuto essere.
Dopo il crollo dei regimi socialisti la terribile combinazione di accumulazione capitalista estrema e rafforzamento della (ri)emergente e (neo)tradizionale politica patriarcale reazionaria, che molti paesi della regione stanno vivendo, ha un peso enorme sulle condizioni di vita e di lavoro di chi resta e di chi parte, influenzando la produzione e la riproduzione sociale di tutto lo spazio europeo e non solo. Per affrontare questa realtà, abbiamo bisogno di un’iniziativa politica coordinata e comune. EAST da una parte riconosce gli sviluppi distinti nell’Europa centro-orientale e nei diversi paesi all’interno della regione, dall’altra cerca di collegare le esperienze e le lotte nell’Est con i movimenti dell’Europa occidentale e globali. Capitalismo, patriarcato e razzismo sono sistemi globali, che rafforzano e alimentano forme estreme di disuguaglianza e violenza: ecco perché abbiamo bisogno di una resistenza globale per poterli contrastare efficacemente.
Per mettere a fuoco e approfondire la nostra comprensione delle lotte femministe essenziali nei diversi paesi dell’Europa centro-orientale, EAST ha organizzato una serie di webinar tra luglio e settembre 2020, grazie al sostegno della Fondazione Friedrich Ebert Bulgaria. In questi webinar si è discusso soprattutto di lavoro di cura e mobilità, di lotte femministe, per la casa e per il lavoro, con particolare attenzione agli sviluppi della pandemia di COVID-19. In parallelo, EAST ha pubblicato un Manifesto per lo sciopero essenziale per l’8 marzo, con l’obiettivo di mobilitare donne, migranti, lavoratori, persone LGBTQI+ il cui lavoro è sì considerato essenziale, ma le cui vite sono considerate usa e getta. I testi di “Essential Struggles: Pandemic Fronts” sono il risultato dei webinar, ma anche del Manifesto per lo sciopero essenziale. Tutte le autrici sono intervenute a questi incontri online. I loro contributi non devono essere visti come esercizi puramente analitici. Oltre a fornire una panoramica dettagliata dell’attuale situazione sul terreno della riproduzione sociale nell’Europa centro-orientale e oltre, in questo volume le autrici condividono molti esempi pratici di lotte femministe essenziali in corso e pongono importanti domande sulle possibilità future di una resistenza femminista collettiva a livello locale, regionale e transnazionale. Per questa ragione, siamo certe che il volume “Essential Struggles: Pandemic Fronts” fornisca un’importante occasione, quella di condividere le nostre conoscenze ed esperienze di lotta, e di connettere e amplificare le nostre voci, imparando l’una dall’altra e dando più forza alle nostre lotte. Ogni contributo offre spunti preziosi per il nostro percorso verso uno sciopero sociale transnazionale. Ma la cosa più importante è che crediamo che il volume dia alle sue lettrici e ai suoi lettori sia la speranza che un futuro senza sfruttamento capitalista e violenza patriarcale e razzista è possibile, sia gli strumenti per lottare per un tale futuro.
Indice
– (Post)pandemic struggles in social reproduction LevFem Collective & Transnational Social Strike Platform
PART I: KEY TOPICS IN SOCIAL REPRODUCTION
– Housing as a field of social reproduction and struggle for housing justice in Romania Enikő Vincze
PART II: CARE WORK
– Bulgarian care workers in Greece in the hands of fate Zorka Mihailova
– Romanian live-in care workers in Austria: exploitation and self-organization Cornelia Igas
– Social services and care sector in and beyond pandemic: issues of Czech social and care workers and possible solutions through sectoral unions Eva Michalkova
PART III: MIGRATION
– Maintaining Life during Pandemic in Turkey: Women and Migrants Sanem Ozturk
– From solidarity to politics: Transformative action along the Balkan migration route Sasha Hajzler
PART IV: HOUSING CRISIS
– COVID-19 and housing justice in Serbia Ana Vilenica
– Intersectional alliances between housing and essential workers’ struggles in Romania Veda Popovici
PART V: EDUCATION
– They will “manage somehow”: notes from Ukraine on care labor in the time of the local and global crises Oksana Dutchak
– What did Bulgarian teachers learn from the pandemic? Darina K.
PART VI: TRADE UNION STRUGGLES
– Who will pay for pandemic crises? Magda Malinowska
– Women’s labour before and during the Covid-19 pandemic Vanya Grigorova
– Lessons from the Therapist Union in Georgia Sopiko Japaridze
AS A CONCLUSION
– Essential Strike Manifesto for the 8th of March EAST