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Il 22 ottobre il tribunale costituzionale polacco ha dichiarato incostituzionale l’aborto per malformazione del feto, uno dei pochi casi per poter praticare legalmente un aborto. Con questa mossa, il tribunale polacco ha reso l’interruzione della gravidanza praticamente impossibile. Durante la pandemia globale, questo vuol dire che abortire all’estero è l’unica soluzione possibile, una soluzione ancora più costosa e meno sicura per le donne. Questa sentenza ha riattivato la rabbia che aveva innescato la Black Protest nel 2016, dando vita a un’imponente rivolta che ha attraversato tutto il paese, sfidando le restrizioni sugli assembramenti pubblici e innescando numerose azioni di sostegno e solidarietà in tante città europee.
Le marce, i graffiti sui muri delle chiese e le azioni di sostegno che si sono svolte dopo la sentenza del tribunale dimostrano che le donne polacche, e tutte coloro che combattono dalla loro parte, non saranno messe a tacere da questo attacco alla libertà di aborto e stanno rifiutando di essere sottoposte all’ingiunzione patriarcale della società capitalistica.
Le proteste in corso in Polonia fanno risuonare la parola d’ordine che dall’ottobre 2016 ha scatenato la rivolta globale delle donne contro la violenza patriarcale: lo sciopero.
Allo stesso modo, oggi, mercoledì 28 ottobre, le donne polacche rivendicano lo sciopero per interrompere la produzione e la riproduzione sociale.
Noi dell’Essential Autonomous Struggles Transnational stiamo dalla parte di chi sciopera. Durante la nostra prima assemblea pubblica – che ha visto un’ampia partecipazione e che ha raggiunto migliaia di persone dall’Europa centrale e orientale (puoi vedere la registrazione dell’incontro qui) -, abbiamo deciso di sostenere le azioni di sciopero in Polonia perché in questo sciopero riconosciamo una risposta potente all’ennesimo attacco alla nostra libertà.
La restrizione dell’aborto in Polonia è l’ennesimo attacco alla libertà delle donne che si sta verificando ovunque in Europa e nel mondo, e che si è intensificata nel corso della pandemia COVID-19. In diversi paesi il diritto ad abortire è sotto attacco mentre i governi usano la crisi pandemica per imporre restrizioni sperando di evitare contestazioni.
È evidente il legame tra l’ingiunzione rivolta alle donne ad essere madri e la loro identificazione con il ruolo «naturale» di «cura» che fa pagare loro il prezzo più alto della pandemia. Le donne sono sovraccaricate di lavoro, sono sfruttate e sottopagate nei cosiddetti settori essenziali come infermiere, assistenti, personale medico, addette alle pulizie, alla logistica e all’agricoltura. Lavorando in questi settori, corrono costantemente il rischio di essere contagiate a causa di anni di tagli che hanno portato al disastroso crollo dell’assistenza sanitaria e a un peggioramento della sicurezza sul lavoro. Alle donne migranti non vengono riconosciuti i sussidi; in molti casi, senza permesso di soggiorno e senza casa, sono costrette ad attraversare i confini correndo grandi rischi in cerca di un salario e di una vita migliore, oppure a rimanere a vivere in luoghi sovraffollati e insicuri.
Questi attacchi alla libertà delle donne fanno parte del tentativo di riprodurre e cristallizzare le gerarchie nella società pandemica. Oggi siamo di nuovo insieme alle donne polacche nella loro lotta per un aborto sicuro, legale e libero.
La loro lotta è strategica nel nostro progetto di connessione transnazionale, ed è un modo per uscire dall’isolamento: in essa riconosciamo la pretesa di non essere subalterne, e la possibilità di rovesciare le gerarchie che ci opprimono.
La nostra vita è essenziale, la nostra libertà è essenziale, il nostro sciopero è essenziale!
EAST (Essential Autonomous Struggles Transnational)
Info e firme: essentialstruggles@gmail.com
Prime firme:
LevFem (Bulgaria)
Transnational Social Strike Platform
InfoKolpa (Slovenia)
The Other Balkan (Balkans)
CLARA Collective (Czech Republic)
Mad Pride (Romania)
Colectiva Urzica (Romania)
MAHALA – Comunitatea Muncitorilor Militanți / Community of Militant Workers (Romania)
LeneșxRadio (Romania)
Editura Pagini Libere (Romania)
FemBunt (Bulgaria, Germany)
zine fem (Romania)
a szem (Romania)
Dreptul la Oraș / Right to the City (Romania)
FCDL – Frontul Comun pentru Dreptul la Locuire / Common front for the Right of Housing (Romania)
Căși Sociale ACUM! / Social Housing NOW! (Romania)
Asociația Front (Romania)
Feminism Romania (Romania)
FILIA Center (Romania)
Plural Association (Romania)
Asociatia SexWorkCall (Romania)
A.casă (Romania)
∫connessioni precarie (Italy)
Women’s Solidarity Foundation-KADAV (Turkey)
Colectiva Autonomă Macaz (Romania)
LeftEast, transnational web platform
PostOst-Migrantifa (Germany)
Interventionistische Linke (Germany)
Filaret 16 (Romania)
România – Țara Muncii Ieftine (România)
E-Romnja (România)
SC Dunja Skopje (Macedonia)
Assemblea Donne del Coordinamento Migranti (Italy)
Nuove firme [aggiornate al 30 ottobre 2020]
Transbalkan Solidarity (Balkans)
Platforma za radne uvjete u kulturi Za K.R.U.H. (Croatia)
LGBTIQ inicijativa AUT (Croatia)
Pokret za sekularnu Hrvatsku (Croatia)
HollaBack! Croatia (Croatia)
Protagora (Croatia)
Zagreb Pride (Croatia)
K-zona (Croatia)
Baza za radničku inicijativu i demokratizaciju BRID (Croatia)
Center for Peace Studies CMS (Croatia)
Mreža antifašistkinja Zagreba MAZ (Croatia)
You Are Not (A)lone (Bulgaria)
h.arta (Romania)
I.D.A. Iniziativa Donne Aids Bologna (Italy)
Radio Študent Ljubljana (Slovenia)
Editura frACTalia (Romania)
Zilele Sofia Nădejde pentru Literatură Scrisă de Femei (Romania)
Zádruha (Czech Republic)