Webinar online organizzato da LevFem e dalla Transnational Social Strike Platform. Il webinar si basa su precedenti discussioni con le lavoratrici e le attiviste della regione che si sono svolte nell’ambito di una nuova iniziativa per collegare diverse lotte sui terreni della riproduzione sociale, del lavoro e della migrazione nell’Europa centro orientale e oltre.
Con:
Sanem Ozturk (KADAV ‒ Women’s Solidarity Foundation, Turchia)
Sopiko Japaridze (Solidarity Network, Spagna)
Kalina Drenska (LevFem, Bulgaria)
Sasha Hajzler (Infokolpa, Balkan Route)
Rafaela Pimentel (Territorio Doméstico, Spagna)
Eleonora Cappuccilli (Transnational Social Strike Platform)
Riconoscendo che non si possono costruire iniziative europee senza guardare a ciò che accade nell’Europa centrale e orientale, il collettivo LevFem e la Transnational Social Strike Platform hanno avviato un processo politico ‒ che continuerà nei prossimi mesi ‒ che coinvolge organizzazioni e collettivi dell’Europa centrale e orientale e di altri paesi. Attraverso questo webinar vogliamo continuare a approfondire gli scambi che abbiamo già avuto con le lavoratrici e le attiviste invitando tutti a un dibattito pubblico incentrato sulle recenti lotte svoltesi sui terreni della riproduzione sociale, del lavoro e della migrazione. Queste lotte sono state riaccese o intensificate dal Covid19 e dagli sviluppi neoliberali e autoritari che ne sono seguiti. Durante il webinar vorremmo approfondire queste discussioni affrontando le seguenti domande: come interconnettere questi momenti di protesta e di lotta in una potente iniziativa transnazionale? Come promuovere la comunicazione politica transnazionale nell’Europa centrale e orientale e oltre? Come essere all’altezza della sfida, lanciata dal movimento globale dello sciopero femminista, di rovesciare la riproduzione sociale neoliberale?
La nuova normalità si sta facendo strada nella fase post-pandemica della ricostruzione in Europa. Mentre in questa parte del mondo il peggio sembra essere passato, la pandemia sta mietendo molte altre vittime con nuovi focolai in tutto il mondo. Ovunque la pandemia ha significato anche un’intensificazione dei processi di sfruttamento, di violenza patriarcale e domestica e di razzismo istituzionale. Le risposte dei governi alla crisi da Covid19 sono state l’imposizione di orari di lavoro più lunghi e più duri per le infermiere e gli infermieri, i lavoratori e le lavoratrici dei servizi di sanificazione e della sanità e per gli operatori sanitari in generale, che sono prevalentemente donne e/o migranti. Nell’Europa centrale e orientale l’emergenza ha accelerato le tendenze autoritarie e razziste, peggiorando le condizioni di lavoro e abitative, l’oppressione delle donne, delle soggettività queer e dei rom. La pandemia ha reso evidente quella che è ormai una caratteristica strutturale dell’Europa, troppo spesso dimenticata dai movimenti sociali: il fatto che l’intera Europa dipende fortemente dal lavoro dei lavoratori e delle lavoratrici migranti dell’Est, così come il fatto che l’intero progetto dell’UE si basa sul governo della mobilità del lavoro dall’interno e dall’esterno dei suoi confini. Questo dimostra la necessità di colmare il divario tra Est e Ovest quando si immagina una potente iniziativa transnazionale ‒ una necessità che è al centro del progetto della Transnational Social Strike Platform.
Con l’emergere del carattere essenziale del lavoro migrante, la riproduzione sociale è emersa come un campo di tensione e di lotta in cui i lavoratori e le lavoratrici «essenziali» si sono opposti a chi voleva far pagare loro il prezzo più alto della crisi pandemica. Mentre si dava per scontato che le donne fossero quelle naturalmente destinate a prendersi cura di bambine e bambini, dei malati e delle famiglie durante l’isolamento, le donne contestavano la loro identificazione con il lavoro di cura. In Polonia le donne sono scese in piazza contro le nuove restrizioni alla libertà di aborto, mentre in Turchia hanno protestato contro la legge sul matrimonio riparatore in caso di stupro sostenuta dal governo, e ovunque le donne stanno lottando ogni giorno in mezzo alla pandemia contro la crescente violenza maschile. Infermieri, operatori sanitari, donne, migranti, ma anche braccianti agricoli, lavoratori della logistica e operai hanno scioperato e protestato. Gli operatori sanitari dell’Europa orientale si sono auto-organizzati contro la loro invisibilità e il loro sfruttamento. In Bulgaria, la lotta delle infermiere contro i bassi salari e le condizioni di lavoro precarie, che ha preceduto la crisi da Covid-19, è stata portata in primo piano durante la pandemia, con proteste contro la mancanza di dispositivi di protezione e l’aumento del carico di lavoro a fronte della diminuzione della retribuzione. La rabbia per tante morti evitabili, la contestazione contro l’esacerbarsi della violenza razzista ha acceso una potente reazione globale in solidarietà con il movimento Black Lives Matter e la rivolta negli Stati Uniti, mentre i e le migranti scendono in strada rifiutando di essere presi in considerazione solo quando il loro lavoro è necessario e chiedendo un permesso di soggiorno europeo incondizionato e illimitato.
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→ Per seguire il webinar [che si svolgerà in lingua inglese], il 28 giugno alle 18.00, collegati alla pagina della Transnational Social Strike Platform dove sarà trasmessa la diretta
*(Image by Ailin Rojas Bondarczuk)