di AMAZON WORKERS INTERNATIONAL
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Amazon Workers International è una coalizione transnazionale di lavoratrici e lavoratori dei magazzini di Amazon da diversi paesi europei e dagli Stati Uniti, che ogni giorno nei magazzini lottano contro le condizioni di lavoro che Amazon impone. A partire dal 2015, quando sono avvenuti le prime assemblee, la coalizione ha continuato ad allargarsi e ha cominciato ad avanzare all’azienda richieste comuni sulle condizioni salariali, sui contratti e sugli standard di produttività. Amazon è un’azienda globale e solo attraverso una comunicazione tra i magazzini è possibile ottenere risposte e costruire una forza comune. Insieme sono stati organizzati scioperi e azioni coordinate che hanno rafforzato anche le richieste locali di ciascuno. Dall’inizio della pandemia Amazon Workers International ha fatto pressioni sull’azienda, localmente e a livello transnazionale, per la totale assenza di condizioni di sicurezza nei magazzini e per la chiara volontà di Amazon di mettere prima il suo profitto rispetto alla salute di chi quel profitto lo crea. Contro questa situazione sono state organizzate lotte e scioperi in molti magazzini in Europa e negli Stati Uniti. La risposta di Amazon è stata l’introduzione di alcune misure di tutela, per quanto insufficienti, ma anche il tentativo in molti luoghi di nascondere i casi di contagio e licenziamenti ingiustificati. Lo scorso 30 aprile, questa lettera è stata spedita ai vertici di Amazon, negli USA e in Europa, per avanzare una serie di richieste che include la necessità di mantenere dopo la fine dell’emergenza i miglioramenti che sono stati introdotti in seguito alla pressione delle lotte avvenute nei magazzini di tutto il mondo.
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Jeffrey P. Bezos, Chief Executive Officer
Amazon Corporate Headquarters
410 Terry Ave. North
Seattle, WA 98109-5210
USA
Stefano Perego, Vice President of Europe Customer Fulfillment
Amazon European Headquarters
33 Rives de Clausen 31
2165 Luxembourg
Amazon Workers International è una coalizione transnazionale di lavoratori e lavoratrici dei magazzini di Amazon di diversi paesi, tra cui Germania, Polonia, Spagna, Francia, Slovacchia e Stati Uniti. Ci siamo riuniti regolarmente dal 2015 non solo per scambiarci informazioni, ma anche per coordinare campagne e azioni come il “Safe Package”, una campagna di cui probabilmente avrete sentito parlare.
Il nostro obiettivo nello scrivere questa lettera aperta è duplice. In primo luogo, vogliamo presentare una lista di rivendicazioni comuni che abbiamo elaborato insieme ad Amazon Employees for Climate Justice, un’organizzazione di impiegati di Amazon in tutto il mondo. Queste rivendicazioni comprendono la richiesta di rendere permanente alcuni dei cambiamenti positivi che sono stati introdotti nei magazzini in queste settimane in risposta alla pressione globale dei lavoratori sul management dell’azienda, oltre a una maggiore trasparenza sui contagi e i protocolli di valutazione del rischio, una maggiore sicurezza sul lavoro, all’introduzione della giusta causa nei licenziamenti, l’inizio di una cooperazione con le organizzazioni dei lavoratori.
In secondo luogo, non vogliamo solo avanzare rivendicazioni per un futuro dopo la pandemia. Anche se revocate queste temporanee vittorie, sappiamo per certo che la crisi e il contagio non sono ancora finiti. Vediamo questa realtà tra i nostri colleghi che continuano ad ammalarsi. Condanniamo Amazon perché continua a nascondere l’entità del rischio a cui i lavoratori nella sua rete logistica sono esposti, perché continua a mettere in pericolo vite mentre si presenta come servizio essenziale, quando non lo è, e mette a tacere lavoratori che hanno coraggiosamente criticato questo comportamento. Intimiamo ad Amazon di porre fine a queste pratiche.
Miglioramenti nei magazzini
Tra marzo ed aprile di quest’anno, i lavoratori dei magazzini Amazon di diversi paesi come Italia, Francia e gli Stati Uniti hanno scioperato contro le condizioni di lavoro non sicure. In altri paesi, come la Germania, la Polonia e la Spagna lavoratori e lavoratrici hanno protestato contro l’alto rischio di infezione dentro i magazzini. Ovunque molti lavoratori hanno preso permessi perché non si sentivano al sicuro al lavoro. Queste proteste hanno ricevuto una grande attenzione da parte dei media. Infine, sotto la pressione dei vostri lavoratori, e non prima, la direzione dell’azienda ha iniziato a introdurre alcuni cambiamenti.
Chiediamo che Amazon:
Renda permanente gli aumenti salariali introdotti. Il nostro lavoro ha fatto guadagnare a Jeff Bezos ben 24 miliardi di dollari nelle ultime settimane. Il profitto dell’azienda è cresciuto mentre abbiamo lavorato, e continuiamo a lavorare, rischiando la nostra salute, quella delle nostre famiglie, delle nostre comunità e di tutta la società. In alcuni posti come in Polonia o in Slovacchia tra l’altro la nostra comunità non trae nessun vantaggio da questi rischi dato che le merci che noi lavoriamo sono spedite e vendute in altri paesi. Attraverso annunci fin dentro i bagni l’azienda si è premurata di ringraziarci per il nostro contributo nel tenere aperta l’azienda. È grazie a noi che il mondo non è collassato per il coronavirus. In cambio di questo sforzo abbiamo ricevuto un aumento salariale che varia dagli 0.90 ai 2€/$ all’ora. Negli Stati Uniti avete già annunciato che ritirerete questo aumento il 16 maggio, e non è chiaro quale sia il vostro piano altrove. Chiediamo che questi aumenti salariali siano resi permanenti, come riconoscimento del ruolo cruciale che svolgiamo e come una piccolissima porzione del grande profitto che facciamo guadagnare all’azienda.
Renda permanenti i 5 minuti in più di pausa. Amazon ha aggiunto cinque minuti a tutte le nostre pause durante la giornata lavorativa. La direzione ha sostenuto che questi minuti in più sono necessari perché ci permettono di prenderci cura adeguatamente della nostra salute e sicurezza. Noi abbiamo sempre bisogno di questo tempo per prenderci cura adeguatamente della nostra salute e sicurezza e concordiamo sul fatto che pause più brevi non forniscano abbastanza tempo per consentirci di farlo. Dato che la sicurezza sul lavoro è da sempre una delle priorità dell’azienda e non solo durante il periodo della pandemia, chiediamo che questi cinque minuti siano aggiunti per sempre alle nostre pause.
Renda permanente la sospensione dei feedback di produttività. Visto che fare più del 100% di produttività non è compatibile con condizioni di lavoro sicure, Amazon ha sospeso il suo sistema di feedback. Le lavoratrici e i lavoratori lo sostengono da anni. Eliminare i feedback permette ai lavoratori di prendersi cura della propria salute e sicurezza poiché così non dobbiamo continuamente essere preoccupati del fatto che non lavoriamo abbastanza velocemente. Eliminare i feedback ci permetterà di poterci lavare le mani tutte le volte che è necessario senza venire licenziati dopo aver ricevuto un feedback negativo dai nostri manager. Del resto, anche senza questo sistema il cui fine è quello di spremere quanto più lavoro possibile, Amazon ha fatto miliardi di profitti. In marzo l’intero FC in Poznan, POZ1, ha fatto tra 100% e il 104,9 % della produttività. Il sistema dei feedback ostacola la nostra possibilità di stare in sicurezza al lavoro e per questo dovrebbe essere abolito per sempre.
TRASPARENZA E COOPERAZIONE
Nonostante la pandemia globale, lo stato di emergenza in vari continenti dove Amazon opera, milioni di contagi e più di duecentomila morti nel mondo, l’azienda non ha voluto comunicare il numero di contagiati nei propri magazzini. Solo se costretta da protocolli locali o da inchieste giornalistiche, l’azienda ha fornito qualche informazione in merito ai contagi in alcuni magazzini ma con giorni, se non settimane, di ritardo. A meno che non sia stata costretta dagli scioperi, sembra essere una politica dell’azienda quella di non chiudere il magazzino per consentire una scrupolosa sanificazione dei locali. In tutto questo Amazon non considera i sindacati come interlocutori relativamente ai processi decisionali e di fatto noi siamo tenuti all’oscuro sui protocolli di gestione della crisi, nonché sulle modifiche dell’organizzazione del lavoro in queste circostanze straordinarie. Infine, l’azienda ha dato informazioni palesemente errate all’opinione pubblica su quali tipi di prodotti vengono processati nei magazzini (vedi immagini 2-6), dato che in nessun momento ci si è limitati a movimentare solamente i prodotti essenziali. L’azienda deve smetterla con questo atteggiamento irresponsabile verso i propri lavoratori e verso le organizzazioni che ci rappresentano.
Noi chiediamo che Amazon:
Renda pubblici i protocolli aziendali utilizzati per rilevare e tracciare i casi di COVID-19, fornendo una lista dei casi di contagio confermati e di quelli a rischio e di tutte le morti tra i lavoratori full- e part-time, nonché tra gli interinali, di ogni stabilimento.
Garantisca due settimane di congedo per malattia retribuito ed estenda il congedo non retribuito illimitato negli Stati Uniti, la cui necessità diventerà chiara quando saranno resi pubblici i dati sull’esposizione al contagio. Durante questi primi mesi di pandemia, lavoratori e lavoratrici sono stati costretti a scegliere tra la loro salute e il fatto di portare a casa uno stipendio. Adesso sono costretti a scegliere tra la loro salute e avere o meno un lavoro. Dimostrateci che le nuove assunzioni di massa di questi mesi non sono dirette alla sostituzione di lavoratori che hanno dato priorità alla loro salute.
Cominci a negoziare in buona fede con i sindacati per raggiungere un accordo sul protocollo di valutazione del rischio e sull’organizzazione del lavoro, soprattutto in tempi di crisi. Amazon è stata recentemente condannato sia dal tribunale di Nanterre sia dalla corte d’appello di Versailles in Francia per non essersi confrontata con i rappresentanti dei lavoratori riguardo la sicurezza nei posti di lavoro. Questa è una pratica diffusa in tutti i suoi magazzini. Noi chiediamo che l’azienda prenda le organizzazioni che rappresentano i lavoratori sul serio, soprattutto quando si tratta di valutare cambiamenti nell’organizzazione del lavoro e stabilire i rischi che questi cambiamenti comportano. Chiediamo che i sindacati siano inclusi nei comitati che si occupano di gestire la crisi.
Chiarisca pubblicamente quali siano i criteri per definire i beni essenziali all’interno della sua rete globale, e sospenda le consegne di beni non essenziali nei paesi dove non lo ha già fatto.
SICUREZZA SUL LAVORO E GIUSTA CAUSA
Amazon può permettersi di garantire la sicurezza sul lavoro a tutti i suoi lavoratori. Eppure, soprattutto adesso che lavorare nel magazzino significa correre un grosso rischio, l’azienda sta assumendo migliaia di persone con contratti precari. In stabilimenti dove nel passato non erano presenti interinali stanno ora assumendo persone con contratti anche di due settimane. I lavoratori con contratti temporanei di un mese che osano stare un giorno a casa perché malati vengono puniti e, nel caso in cui il contratto venga rinnovato, il rinnovo è di altre due settimane. I lavoratori Blu-badge che si prendono giorni di malattia rischiano di non essere più riconfermati. Anche impiegati di livello superiore sono del tutto precari!
Noi chiediamo che Amazon:
Elimini tutti i contratti temporanei e interinali.
Inoltre, la rappresaglia di Amazon contro i lavoratori è un grande abuso di potere, che è intensificato dalla precarietà dei contratti. Amazon deve reintegrare i lavoratori che sono stati licenziati e assicurare che la cosa non si ripeta più. Amazon non deve più mettere a tacere i lavoratori che alzano la voce su questioni di vita o di morte. I lavoratori essenziali che mandano avanti le infrastrutture fisiche e digitali meritano rispetto, e non punizioni, per il fatto che denunciano i rischi e si proteggono tra loro.
Noi chiediamo che Amazon:
Reintegri immediatamente tutti i lavoratori che sono stati licenziati in base a una implementazione selettiva delle regole di distanziamento adottate, e chiunque voglia indietro il suo lavoro.
Cambi le sue politiche sui richiami e sulla comunicazione per non punire quei lavoratori che alzano la voce, a nome loro e non dell’azienda, riguardo a questioni inerenti alla loro salute e alla sicurezza di lavoratori e clienti, incluse le condizioni di lavoro durante la pandemia, la crisi climatica e l’inquinamento.
Si impegni a far rispettare le regole in modo corretto e trasparente, compreso consentire un colloquio prima di un provvedimento disciplinare, fornire le prove necessarie per i richiami, mettere in pratica le regole in maniera non selettiva e pretestuosa, e rendere i provvedimenti disciplinari proporzionali alla gravità e alle circostanze.
In un momento in cui i datori di lavoro cercano di tornare a un falso senso di normalità, Amazon – che ha tratto profitti da questo periodo – dovrebbe impegnarsi a mettere davanti la salute dei suoi dipendenti e del pubblico. Invece, voi scegliete di continuare a guidare la gara al ribasso. Vi chiediamo di smettere di trattare i lavoratori come prodotti usa e getta e di cominciare a collaborare con coloro che spingono affinché questa situazione cambi. Smettete di licenziare e cominciate ad ascoltare.
Il comitato direttivo di
Amazon Workers International
CHRISTIAN KRÄHLING, BAD HERSELD, GERMANY
AGNIESZKA MRÓZ, POZNAN, POLAND
JEAN-FRANÇOIS BÉROT, ORLÉANS, FRANCE
MARIA MALINOWSKA, POZNAN, POLAND
SABRINA FLOUREZ, LILLE, FRANCE
MARTA ROZMYSŁOWICZ, POZNAN, POLAND
VANESSA CARRILLO RUIZ, CHICAGO, USA
CHRISTIAN ZAMARRÓN, CHICAGO, USA