24 Marzo 2020
→ English (and other languages)
Pubblichiamo qui la traduzione italiana della dichiarazione dell’Amazon Workers International, che esprime la posizione comune di lavoratrici e lavoratori di tutto il mondo contro i tentativi del gigante di Seattle di approfittare della crisi pandemica costringendoli a continuare a lavorare e di fatto esponendoli al contagio. Dalla settimana scorsa, scioperi e proteste hanno attraversato e continuano ad attraversare i magazzini di Amazon in Italia, in Francia, in Polonia, in Spagna e negli Stati Uniti, in un rifiuto transnazionale di mettere a rischio la propria vita che l’azienda non è riuscita a domare nemmeno con un aumento dei salari generalizzato, ma sempre attentamente differenziato da un paese all’altro. In Italia, nonostante la presunta chiusura da parte del governo delle attività non essenziali, Amazon, come molte altre aziende, continua a operare come se nulla fosse, mascherando come scelta di dare la priorità ai beni essenziali quello che in realtà è un intasamento delle consegne dovuto a un aumento esponenziale degli ordini. Nei suoi magazzini, come in molte fabbriche e magazzini di tutta la penisola, si sta esprimendo la rabbia di chi non pensa di dover pagare il conto più alto per l’epidemia globale. La presa di parola collettiva dei lavoratori e delle lavoratrici dell’Amazon Workers International smaschera le pretese di Amazon di definirsi «servizio essenziale» e chiede con forza la chiusura immediata dei magazzini fino alla fine della pandemia, la tutela dei salari, la possibilità di prendere periodi di malattia pagati e di ridurre gli orari di lavoro. Contro l’irresponsabilità di padroni e governi, con questa dichiarazione gli operai e le operaie di Amazon dimostrano che lottare e organizzarsi non solo è possibile ovunque, ma è anche l’unico modo per stare al sicuro individualmente e collettivamente nella pandemia.
***
Mentre la pandemia da Coronavirus ha ucciso e continuerà a uccidere migliaia di persone, i magazzini di Amazon continuano a funzionare 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. I governi impongono il distanziamento sociale, ma al tempo stesso costringono lavoratori e lavoratrici a continuare a lavorare. I pacchi di Amazon continuano ad attraversare le città che a causa della diffusione del virus sono ormai sigillate per tutti gli altri. Nei paesi in cui sono proibiti gli assembramenti, si permette ad Amazon di agire come «uno Stato nello Stato», libero di metterci in pericolo e di continuare a farci lavorare a migliaia in spazi chiusi. Camionisti e corrieri – le arterie della nostra economia globale – portano il virus da un magazzino all’altro. Amazon costringe i lavoratori a rischiare di infettarsi l’un l’altro e di portare poi il virus nelle loro case e passarlo ai loro familiari, diffondendolo ulteriormente.
In più, lo stato di emergenza dichiarato in molti paesi per arginare la pandemia viene usato per criminalizzare tutte le proteste e i picchetti, anche di altri lavoratori e lavoratrici che protestano contro il fatto che sono esposti al contagio, come le infermiere e coloro che lavorano in fabbriche e magazzini logistici. Queste politiche danno ai governi lo strumento per silenziare chi come noi vede che l’irresponsabilità delle politiche di Amazon sta facilitando la diffusione del contagio. Ma nonostante Amazon ci costringa a continuare a lavorare vicini l’una all’altro, a ritmi di lavoro crescenti e spesso senza protezioni sanitarie, la scorsa settimana migliaia di noi si sono organizzati per scioperare. Abbiamo protestato contro il tentativo dell’azienda di approfittare della crisi mettendo a rischio la nostra salute. Abbiamo protestato in Polonia e in Spagna, abbiamo scioperato in Italia, in Francia e a New York. Abbiamo dimostrato che è possibile ovunque lottare per la nostra salute e le nostre vite e che non ci fermeremo. Amazon deve sapere anche che un aumento di salario, differenziato da un paese all’altro come se le nostre vite avessero un valore diverso a seconda della loro nazionalità, non basterà a comprare la nostra salute e la nostra sicurezza.
Noi, lavoratori e lavoratrici di Amazon di tutto il mondo, non rimarremo in silenzio mentre l’avidità dei padroni e la codardia dei governi ci mettono in pericolo. Invitiamo lavoratori e lavoratrici dappertutto a stare al sicuro e a praticare il distanziamento sociale, ma al tempo stesso, a organizzarsi, a protestare e a prepararsi a lottare!
Chiediamo:
- Che Amazon chiuda immediatamente i suoi magazzini fino a quando l’Organizzazione mondiale della sanità non dichiarerà la fine della pandemia da coronavirus. Durante questa chiusura, chiediamo che Amazon paghi a tutti i lavoratori il loro intero salario.
- Che Amazon doni 20 miliardi di euro ai sistemi sanitari dei paesi in cui opera.
- Che finché Amazon non chiude i magazzini, dia periodi di malattia pagati alle lavoratrici e ai lavoratori che sono contagiati, che sono in quarantena, che devono prendersi cura dei loro cari o dei loro bambini a causa della chiusura delle scuole.
- Che finché Amazon non chiude i magazzini, i lavoratori ricevano un’indennità di rischio.
- Che finché Amazon non chiude i magazzini, non vengano implementati i controlli sulla produttività e sulla durata delle pause in modo che i lavoratori possano dare la priorità alla propria sicurezza rispetto alla produttività, date le condizioni di rischio presenti nel magazzino.
- Che finché Amazon non chiude i magazzini, l’azienda riduca l’orario di lavoro senza ridurre i salari, perché abbiamo bisogno di più tempo libero per occuparci dei nostri bisogni fondamentali e per fare i conti con l’impatto del coronavirus sulle nostre vite.