Intervista a CAROLINA VIERA di TRANSNATIONAL SOCIAL STRIKE PLATFORM
Oggi 8 marzo, giornata dello sciopero femminista globale, riprendiamo dalla Transnational Social Strike Platform l’intervista a Carolina Viera, insegnate uruguayana delle scuole medie e attivista di due collettivi femministi: Minervas, gruppo di Montevideo attivo nel processo dello sciopero dell’8 marzo, e Profes Feministas, gruppo legato al sindacato delle insegnanti. L’intervista mostra lo stato in cui versa l’educazione pubblica in Uruguay, con scuole carenti di strutture e strumenti adeguati all’insegnamento e insegnanti costrette a lavorare più ore del dovuto per mantenersi. A tutto ciò si aggiungono i numerosi casi di professori che abusano o molestano studentesse. La lotta di Carolina e delle sue compagne evidenzia così la forma strutturale della violenza maschile che agisce in ogni luogo, come il settore dell’educazione, e che solo tramite una politica collettiva può essere svelata e combattuta. Questa lotta diventa ancora più rilevante oggi che al governo si è insediato l’esponente del Partito Nazionale Luís Lacalle Pou, ponendo fine al ciclo dei governi progressisti del Frente Amplio iniziato nel 2005, e che ha già dichiarato di essere contrario all’aborto e al movimento femminista e che, per quanto riguarda l’educazione, il suo governo investirà in quella privata.
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TSS: Cosa lavoro fai? Negli ultimi anni, come sono cambiate le tue condizioni di lavoro e di vita?
Carolina Viera: Sono un insegnante di matematica delle scuole medie. Lavoro con studenti e studentesse tra gli 11 e i 15 anni. Anche se le condizioni di lavoro non sono le stesse ogni anno, perché non sempre insegno negli stessi istituti, non sono cambiate molto da quando ho iniziato a insegnare nel 2016. Devo comprare quasi tutto il materiale necessario per fare il mio lavoro: pennarelli, inchiostro, fogli per la stampante, tra gli altri materiali didattici. Inoltre, la maggior parte delle aule dei diversi istituti non hanno né il riscaldamento né l’aria condizionata, quindi diventa molto difficile insegnare e imparare durante le stagioni con temperature estreme. Per quanto riguarda lo stipendio, ho dovuto lavorare molte più ore di quelle raccomandate (quella che viene chiamata «unità didattica»), così come la grande maggioranza degli insegnanti, perché lo stipendio è insufficiente.
TSS: Essere una donna influisce su come vieni trattata a lavoro? Se sì, come?
CV: Poiché l’insegnamento è una professione in cui la maggior parte di noi sono donne, non sento un trattamento differenziato a causa del mio sesso.
TSS: Hai mai assistito o hai mai avuto esperienza di molestie sessuali di qualsiasi tipo, ad esempio sul posto di lavoro, ma anche in famiglia o per strada?
CV: Ho subito spesso molestie in strada, soprattutto quando ero più giovane, anche se non ho mai vissuto una situazione di molestia in cui la mia vita o il mio corpo fossero in pericolo. Non ho subito molestie sessuali sul lavoro, ma è capitato che alcune mie studentesse venissero a dirmi di essere state molestate dai loro insegnanti. In queste situazioni, insieme ad altre colleghe, abbiamo accompagnato le studentesse nel processo di denuncia alle autorità competenti.
TSS: Hai partecipato a qualche lotta di recente, per esempio sul tuo posto di lavoro o contro determinate politiche del governo? Quali sono stati i risultati? Quali sono stati gli ostacoli e i limiti che avete incontrato?
CV: Sì, da quando ho iniziato a lavorare come insegnante, io e le mie colleghe ci siamo attivate per combattere insieme alle compagne del sindacato. Gli scioperi e le mobilitazioni si sono basati sul rifiuto di diverse politiche educative che influenzano le nostre condizioni di lavoro e che riguardano anche gli studenti e le studentesse. Lottiamo per un maggior finanziamento all’istruzione e per una distribuzione adeguata delle risorse, che permetta di migliorare l’istruzione pubblica. All’interno del nostro sindacato degli insegnanti di Educazione Secondaria, ADES Montevideo, abbiamo formato la Commissione Donne, che nasce dalla necessità di attivarci partendo dalle nostre specifiche esigenze di donne. Una cosa che abbiamo promosso con la Commissione è stata quella di far votare l’Assemblea Generale a favore di uno sciopero solo per le donne per l’8 marzo 2019. Nonostante la resistenza e il rifiuto di diversi colleghi del sindacato (soprattutto perché volevano che «tutti» si fermassero e non solo le donne), la mozione è stata approvata.
TSS: Hai mai sentito parlare delle lotte che le donne stanno organizzando in tutto il mondo contro la violenza maschile, i tagli al welfare, le limitazioni e il divieto di aborto? Sei a conoscenza del fatto che in molti luoghi in giro per il mondo hanno organizzato uno sciopero delle donne per dimostrare il loro ruolo e la loro forza all’interno della società e per rivendicare la fine della violenza maschile?
CV: Sì, faccio parte di due collettivi femministi: Minervas e Profes Feministas (questo gruppo di insegnanti femministe parte dalla Commissione Donne di ADES Montevideo). Qui combattiamo per lo sciopero femminista, contro la violenza patriarcale.
TSS: Se potessi scioperare, contro che cosa sciopereresti? E come?
CV: Lo sciopero femminista dell’8M mi sembra una misura molto potente di lotta e che sta rendendo visibili le varie forme di violenza che subiamo come donne. Sempre più donne si organizzano e si mobilitano in questo senso. Per questo 8M, credo che saremo in molte a fermare le nostre attività e a scendere in strada. Vorrei scioperare anche contro le politiche che vanno contro l’istruzione pubblica. In Uruguay avremo da quest’anno un governo di destra, con logiche molto conservatrici, che ha già comunicato che in termini di politiche educative la sua gestione sarà a favore dell’istruzione privata. Spetterà a noi insegnanti combattere contro questo, o con uno sciopero o con qualche altra forma di lotta.
TSS: Cosa vorresti dire a tutte quelle donne che nel mondo si ritrovano a dover affrontare quotidianamente i tuoi stessi problemi nei luoghi di lavoro, a casa e nella società?
CV: Direi loro che ciò che mi è servito di più per farmi forza e che mi ha fatto pensare che le cose possono essere diverse sono state le mie compagne femministe. Sapere che posso raccontare le mie esperienze e avere le loro orecchie, i loro abbracci, il loro affetto; la potenza che abbiamo raggiunto insieme ha migliorato significativamente la mia vita in generale, e nello specifico il mio lavoro. Inoltre, direi loro che dobbiamo sempre credere alle studentesse che denunciano situazioni di molestie o abusi: è essenziale che sappiano che possono contare su di noi. Una delle lotte più importanti che facciamo come insegnanti è contro i molestatori sessuali nelle istituzioni educative.