Intervista a SYLVIE e RACHEL (lavoratrici Ibis, Parigi) di TRANSNATIONAL SOCIAL STRIKE PLATFORM
Riprendiamo dalla Transnational Social Strike Platform l’intervista a Sylvie e Rachel, donne migranti che lavorano all’hotel Ibis-Batignolle a Parigi come cameriera e addetta alle pulizie. Sylvie e Rachel lottano ogni giorno contro condizioni di lavoro infernali, sfruttamento e molestie. L’intervista mostra che lo sciopero è stato uno strumento importante e ha consentito alle lavoratrici di Ibis di denunciare pubblicamente l’oppressione e la violenza che le migranti subiscono ogni giorno in pubblico e in privato. Sylvie e Rachel incoraggiano tutte le donne a scioperare e prendere parola senza paura l’8 e il 9 marzo perché, dicono, se non lo fanno loro, non lo farà nessuno.
→ Leggi anche le voci da #1 (Bulgaria), #2 (Turchia), #3 (Svezia e Germania), #4 (Austria), #5 (Georgia)
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TSS: Che lavoro fate? E quali sono le condizioni di lavoro? Sono cambiate durante gli ultimi anni?
Sylvie: Faccio la cameriera presso l’Hotel Ibis-Batignolle di Parigi. Le condizioni di lavoro erano insopportabili e per questo abbiamo iniziato uno sciopero. Lo sciopero è difficile, non è certo un piacere venire qui al picchetto tutte le mattine, con il freddo e andare in giro a parlare della nostra lotta. Siamo uscite dal silenzio perché le condizioni di lavoro non sono affatto buone: ci impongono ritmi infernali, ci sfruttano. Ciascuna di noi ha un contratto diverso: alcune di quattro, alcune di cinque, altre di sette ore. Quelle con il contratto di quattro ore fanno 14 stanze, quelle di cinque ore ne fanno 18, quelle di sette ore ne fanno 24, perché non siamo pagate all’ora, ma per il numero di stanze che puliamo e mettiamo in ordine. Spesso quando arrivi al mattino ti ritrovi con trenta, quaranta stanze da fare e questo ci ha fatto arrabbiare perché il diritto del lavoro non era più rispettato, il lavoro stesso non era rispettato, mancava il materiale, niente funzionava. I ritmi infernali non erano per uno o due giorni e poi si tornava alla normalità, no, era tutti i giorni, tutti i mesi. Quando fai quaranta stanze pensando di star facendo delle ore supplementari e invece poi ti ritrovi con il tuo salario da 20 stanze significa che non sei pagato. Non è per niente che siamo qui fuori. Denunciamo la verità, denunciamo fatti reali, denunciamo lo sfruttamento, denunciamo il gruppo Accor e l’SNT (impresa di pulizie). Loro non vogliono darci altro che briciole, ma noi delle briciole non ce ne facciamo niente e le rifiutiamo chiaramente. Ci siamo dette che dovevamo fare qualcosa, perché se non lo facevamo noi nessuno lo avrebbe fatto al nostro posto.
Rachel: Io sono una governante, lavoro nell’hotel Ibis-Batignolle a Parigi da sedici anni. Le condizioni di lavoro sono insostenibili, ritmi infernali, ci fanno sempre pressioni, ci mancano di rispetto, ci fanno vessazioni morali, molestie sessuali.
TSS: Il fatto di essere donna e nera ha avuto effetti sul modo in cui sei stata trattata a lavoro?
S: Nella maggior parte degli hotel a Parigi ci lavorano donne nere e non nelle stesse condizioni. Perché è solo il settore alberghiero che funziona con gli appalti? Perché è il settore più duro e quello in cui non ci sono indennità, non ci sono pasti, non ci sono diritti del lavoro. C’è solo il tuo salario e il tuo lavoro: arrivi, lavori, stai zitta e te ne vai. Se si fosse trattato di francesi che riconoscono i loro diritti non saremmo state trattate così: ci trattano così perché siamo donne nere. Ci siamo dette che se non facciamo qualcosa né lo Stato, né Macron faranno qualcosa per noi. Siamo noi che dobbiamo alzare la testa, uscire dal silenzio e dire al gruppo Accord e alla SNT basta. Vogliamo dignità, rispetto del lavoro. Non siamo schiave. Non mi sono spostata in Europa per trovare la schiavitù. Sono venuta per trovarmi un lavoro. Il fatto di essere una cameriera non mi rende fiera. Sì, magari poco a poco arriva la fierezza. Ma all’inizio è stato semplicemente ciò che ho trovato. Potrei fare di meglio, però ho trovato questo e questo mi dà da vivere, mi serve a pagare le bollette, ma resto precaria e se sto zitta finirò per ritrovarmi con il padrone che non mi paga correttamente il mio diritto alla pensione e mi dà una pensione troppo bassa. Per questo è adesso che bisogna denunciare tutto. Devono capire che le donne sono intelligenti, all’inizio ci manipolavano, adesso non possono più.
R: Certamente il fatto di essere una donna nera ha degli effetti a lavoro. Sono sempre le donne migranti che fanno questo lavoro. Le bianche vengono a fare degli stages di una giornata, ma dicono che già quello è troppo. Ci dicono che siamo coraggiose. Noi lo facciamo perché lasciamo le nostre case, i nostri paesi per venire qui e imparare a vivere come i francesi, ma troviamo solo questo tipo di lavoro. La maggior parte di noi non ha fatto degli studi, non abbiamo diplomi e quindi non possiamo avere un buon posto. Siccome siamo nere siamo obbligate a subire il razzismo, questa è la realtà.
TSS: Hai mai visto violenze sul tuo posto di lavoro? O anche per la strada o in famiglia?
S: In generale se ne parla molto adesso. Io non ho vissuto violenza in famiglia, ma se mio marito mi avesse picchiata avrei risposto allo stesso modo, non sarei stata zitta. Nel mio lavoro c’è violenza, c’è un tipo di violenza fisica che sono le minacce dei padroni, le minacce di licenziamento che veramente ci uccidono. C’è un’intimidazione continua. Prima non conoscevamo i nostri diritti, ma adesso li conosciamo, non possiamo subire in silenzio. Inoltre, il direttore del gruppo Accor che lavorava qui ha stuprato una cameriera, ma non so bene i dettagli: non ho visto nulla, non so come è iniziata e come è finita, la cosa è finita in tribunale adesso. Ma ora ne parliamo: prima quando ne parlavamo per i corridoi ci minacciavano, il gruppo Accord inviava mail alla direzione dicendo di farci tacere se non volevamo perdere il lavoro. Ora però siamo in sciopero e lo denunciamo pubblicamente perché la gente deve sapere cosa succede negli hotel. Ci volevamo far tacere, ma noi non abbiamo voluto, lo sciopero è stata l’occasione per dire tutto senza paura.
R: Le molestie sessuali sono diffuse negli hotel. Ci sono molte donne che dicono di aver subito violenze negli hotel, non mentano, questo succede davvero. Il padrone non ci minaccia sessualmente. È successo a una nostra collega. Noi non subiamo molestie sessuali, ma molestie sul piano del lavoro, cioè quando diciamo di non voler fare trenta stanze ci dicono che se rifiutiamo ci licenziano. Se rifiuti sei minacciata. A me, per esempio, mi avevano dato 140 stanze da controllare, un giorno quando ho detto che non l’avrei fatto perché non mi sentivo bene. La governante che era lì mi ha detto che se non l’avessi fatto ne avrei presto subito le conseguenze e mi hanno mandato delle mail. La violenza sulle donne è qualcosa di molto diffuso, ci sono donne che muoiono. È frequente. Le donne sono troppo maltrattate a lavoro, nelle case. Francamente io non so proprio perché una donna debba soffrire così. Ciò che le persone dimenticano è che le donne sono più intelligenti dell’uomo, le donne sono più coraggiose, sanno organizzarsi e fare meglio economie. Gli uomini fanno di tutto per sottomettere le donne. In Africa per esempio ci dicono sempre di sottometterci. Quando parliamo ci dicono di non parlare, ci dicono che non possiamo dire di no. Lì i mariti non ci ascoltano, non siamo nessuno per dare consigli. Qui abbiamo più possibilità, ci sono associazione femministe che lottano contro questo sistema. Le donne non sono protette dagli uomini. Ci dicono che non abbiamo la forza, abbiamo solo le parole per difenderci. La gente sottovaluta le donne e invece siamo pietre preziose. La donna non è selvaggia, è l’uomo che non la considera e non ne conosce il valore. Quando rispetti una donna, quando conosci il valore di una donna, lì ne capisci l’importanza e ne diventi fiero. Per questo dicono che dietro grandi uomini ci sono sempre grandi donne.
TSS: Hai mai sentito parlare dello sciopero delle donne che da quattro anni l’8 marzo ha luogo in moltissimi paesi del mondo? Le donne scioperano per mostrare il ruolo che hanno nella società e per rendere evidente che se si fermano loro, il mondo si ferma. Le donne scioperando denunciano la violenza che subiscono a tutti i livelli, a lavoro, come nelle case e nella società.
S: Sì, ne ho sentito parlare. Devo dire che prima di entrare in sciopero non ne sapevo nulla, non mi interessava, ma da quando sono in sciopero ho visto molte più cose, apprezzo le donne che lo fanno, le incoraggio, è giusto scioperare perché le donne lavorano e poi a casa devono far trovare tutto pronto e pulito al marito, che arriva, si siede sul divano, si mette al computer. Mentre la donna appena arriva a casa deve pensare ai figli, alla cucina. Quindi facciamo un doppio lavoro ed è normale che adesso le donne rivendichino il loro diritto di uscire dal silenzio. Io lo faccio qui. È la nostra lotta. Saremo in piazza l’8 marzo.
: Io ne ho sentito parlare, non ne so molto, ma posso comunque dire qualcosa. La donna fa tutto ciò che fa l’uomo, anzi fa di più. Se la donna smettesse di lavorare in casa e si facesse gli affari suoi, l’uomo non saprebbe cosa fare, non ci riuscirebbe. Gli uomini hanno bisogno delle donne. Perfino gli uomini che si sposano fra loro se vogliono dei figli hanno bisogno di noi. Veramente senza di noi il mondo si ferma. Per questo ci devono rispettare.
TSS: Cosa diresti alle donne che devono far fronte tutti giorni allo stesso tipo di problemi che affronti tu?
S: Ciascuno ha il suo modo di lottare, alcune di noi neanche parlano. Ma direi a tutte che se vogliono uscire dal silenzio devono semplicemente farlo, è arrivato il momento, le donne devono denunciare certe cose, devono alzare la testa perché siamo nel XXI secolo e la donna deve prendersi la sua indipendenza e andare al di là di ciò che si pensa della donna. Uniamoci, prendiamoci la nostra vita, se lo fanno gli uomini perché non dovremmo farlo anche noi. Usciamo, parliamo, non restiamo in silenzio.
R: Ciò che io direi alle donne in Francia è di non abbassare la testa, di non pensare mai che gli uomini possono fare più cose di noi. Io sono qui, sono come una statua, nessuno può spostarmi. Non possono dirci di non parlare, abbiamo dei diritti, uomini e donne sono uguali. Purtroppo il sistema è così, siamo state sottomesse per tanto tempo, ma è necessario che le donne alzino la testa e dicano basta. Perché siamo uguali, anzi siamo più degli uomini, siamo più intelligenti, più brave a organizzarci: facciamo figli, ce ne occupiamo, andiamo al lavoro tutti giorni, torniamo a casa e ci occupiamo di tutto. L’uomo tutto questo non lo fa e non lo sa fare. La donna ha la capacità di fare tantissime cose, dobbiamo provare agli uomini le nostre capacità e non dobbiamo mai abbassare la testa e tacere. Se una cosa non ci va bene, dobbiamo dire «no, questo non ci va bene, con questo non sono d’accordo». Non dobbiamo farci indebolire dagli uomini, mai nella vita. Dobbiamo tenere la testa alta e camminare, anche se abbiamo Macron davanti a noi dobbiamo avere il coraggio di dire che quello che fa non ci piace. Le donne devono capire il valore che hanno. Dobbiamo parlare e dire sempre no, quando non siamo d’accordo con gli uomini.