Intervista a NINA GEORGIEVA ‒ di KALINA DRENSKA (ЛевФем / LevFem)
Pubblichiamo in traduzione dalla Transnational Social Strike Platform l’intervista di Kalina Drenska a Nina Georgieva, infermiera bulgara, che inaugura il conto alla rovescia verso l’8 e il 9 marzo, giornate dello sciopero globale femminista. Quest’anno diamo voce alle lavoratrici di diversi paesi nel mondo non solo per raccontare le loro differenti condizioni di vita e di lavoro, e le loro diverse esperienze di lotta, ma anche per mostrare come tali condizioni ed esperienze si intreccino all’interno dell’organizzazione patriarcale della società globale, facendo emergere i motivi per cui abbiamo ancora bisogno di uno sciopero globale delle donne. L’intervista si concentra sulla lotta delle infermiere e operatrici sanitarie che da un anno si stanno mobilitando contro lo sfruttamento e le condizioni salariali e lavorative nel settore ospedaliero bulgaro e che oggi 1 marzo cominciano una nuova protesta. Il carico di lavoro eccessivo, la paga insufficiente a garantire una vita dignitosa, l’inutilità delle riforme governative portano moltissime infermiere a lasciare il paese e svolgere il proprio mestiere altrove: sono loro che spesso vanno a coprire i buchi di un sistema di welfare che, in Europa come in Bulgaria, è stato distrutto da anni di tagli e di corruzione e viene di fatto rimpiazzato dal lavoro gratuito o malpagato delle donne, specialmente migranti. Una situazione esacerbata dall’emergenza sanitaria globale, che sta aumentando il carico di lavoro di tutte le donne che lavorano nel settore della salute e della cura. Così, la protesta delle infermiere non si ferma alla rivendicazione di migliori condizioni di lavoro e salari maggiori, ma contesta la trasformazione del welfare in un privilegio di pochi.
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KD: In quale settore lavori, da quanti anni e come sono cambiate le condizioni di lavoro in questo periodo?
NG: Lavoro come infermiera da quasi 30 anni, durante i quali ho prestato servizio presso diverse strutture sanitarie. Sono di Ruse e ho lavorato nell’ospedale della città per 18 anni. Negli ultimi 10-11 anni ho vissuto a Sofia lavorando in vari ospedali. Amo la mia professione, tuttavia, durante questi 30 anni di esperienza sul campo ho assistito a ogni genere di tentativo di riforma sanitaria di cui non scorgo alcun risultato positivo.
KD: Puoi dirci qualcosa di più sulla situazione lavorativa degli infermieri in Bulgaria ‒ qual è lo stipendio, quanto durano i turni, quanti infermieri sono solitamente presenti durante un turno?
NG: La paga è straordinariamente bassa e insufficiente ‒ secondo il nostro contratto collettivo gli stipendi dovrebbero essere di 950 lv al mese [circa 475 €], ma stipendi così alti vengono pagati solo in uno o due ospedali privati a Sofia e anche lì non tutte le operatrici sanitarie ricevono così tanto. In alcuni luoghi al di fuori della capitale o delle grandi città, gli stipendi possono arrivare fino a 600-700 lv [300-350 €]. Continuano a promettere e a parlare di aumenti salariali, ma finora non è successo niente di significativo in proposito. La durata dei turni dipende dall’ospedale. Ci sono turni regolari e ci sono turni di 12 ore. Bisogna coprire le ore di lavoro mensili ‒ 160-170, che a volte possono arrivare fino a 180 ore. Facciamo anche turni di notte che sono incredibilmente sottopagati ‒ letteralmente retribuiti in centesimi. Ultimamente ci sono state proteste per ottenere l’aumento del salario per il lavoro notturno, ma non è cambiato nulla. In alcuni ospedali si riceve 1 lv [50 €cent] per ogni ora di lavoro notturno, ma anche questo è molto poco [a titolo informativo, attualmente la tariffa oraria generale del lavoro notturno in Bulgaria è di 25 st che corrispondono a circa 12,5 €cent]. Il turno notturno è questo, lavorare da sola per 12 ore a notte ed essere responsabile di 30 pazienti contemporaneamente! È orribile! A proposito ‒ ho appena finito un turno di notte in cui mi sono presa cura di 31 pazienti! Sono rimaste pochissime infermiere; a causa dei bassi salari e delle terribili condizioni di lavoro non siamo in numero sufficiente. Molte operatrici sanitarie ricevono la loro formazione e affinano le loro competenze in Bulgaria, ma non rimangono qui. Vanno all’estero per non esercitare in condizioni di lavoro così miserabili. Ci sono già stati casi di decessi sul posto di lavoro, ma nessuno ne parla.
KD: Questi sono alcuni dei motivi delle proteste delle infermiere in Bulgaria. Puoi dirci di più sulle proteste ‒ da quanto tempo protestate, come siete organizzate?
NG: Le proteste per il miglioramento delle condizioni di lavoro delle operatrici sanitarie sono iniziate un anno fa. La prima protesta nazionale è avvenuta il 1 marzo dello scorso anno [2019]. Ci organizziamo attraverso Facebook ‒ tutto è iniziato dal nostro gruppo comune di Facebook per infermiere e personale medico. Ci siamo mobilitate manifestando in diverse città del paese. Io ho partecipato alle proteste di Sofia e una volta a Ruse. Noto che i miei colleghi in tutto il paese sono molto spaventati ‒ hanno paura di uscire, di protestare e di condividere la loro opinione. Non capisco le loro paure ‒ dobbiamo poter dire liberamente quello che pensiamo, non possiamo farci reprimere. C’è silenzio perché qualcuno dei piani alti della gerarchia ha proibito di parlare della protesta nei corridoi dell’ospedale. Innanzitutto, io sono una persona ‒ perché non ho il diritto di esprimere la mia opinione?
KD: Che cosa si è ottenuto finora con le proteste, c’è stato un aumento dei salari orari e degli stipendi?
NG: In alcuni ospedali ci sono stati aumenti davvero modesti, molto distanti dalle aspettative. Abbiamo avuto incontri con il primo ministro Boyko Borisov, con il ministro della Salute Kiril Ananiev, ottenendo soltanto vuote promesse: nulla è stato fatto per migliorare la situazione lavorativa delle infermiere. Allo stesso tempo, lo scorso dicembre è stato fondato un nuovo sindacato, la Union of Bulgarian Medical Specialists, che ha basi in tutto il Paese, in città come Sofia, Sliven, Haskovo, Varna e altre. Le proteste continuano: il 1° marzo di quest’anno cominciamo una nuova mobilitazione e speriamo che questa volta le nostre richieste vengano soddisfatte.
KD: In altri posti del mondo infermieri e infermiere stanno scioperando per conquistare salari e condizioni lavorative migliori, ma finora non ci sono stati scioperi efficaci degli operatori sanitari in Bulgaria. Prendete in considerazione azioni di questo tipo, per il futuro?
NG: A un certo punto, probabilmente sciopereremo anche noi, ma non dobbiamo dimenticare che siamo in Bulgaria e la gente ha paura. Personalmente ho avuto colleghi che mi hanno sconsigliato di parlare troppo di protesta perché il direttore dell’ospedale l’ha proibito. Altri pensano che serva qualcuno al di fuori della struttura per migliorare le cose. Chi cambierà la situazione dall’esterno? Nessuno!
KD: Che tipo di riforme sono state varate negli ultimi 30 anni nel sistema sanitario bulgaro e come hanno influenzato il vostro lavoro?
NG: A mio parere, non ci sono state riforme con esiti positivi per noi. Si parla sempre di soldi, di profitti finanziari e di percorsi clinici perché gli ospedali bulgari sono costretti a operare secondo i principi del libero mercato e a essere remunerativi. In questo momento i nostri stipendi dipendono dal numero di pazienti che vengono curati in diversi percorsi clinici, il che significa fondamentalmente che dipendiamo da un numero maggiore di persone che si ammalano, poiché questo è l’unico modo in cui l’ospedale può ottenere finanziamenti dal Fondo nazionale di assicurazione sanitaria (NIHF). Il nostro lavoro non viene pagato per quello che vale, spetta alla direzione dell’ospedale decidere come ridistribuire il denaro che l’istituto riceve per i percorsi clinici, per le forniture, per le bollette, per coprire l’indebitamento dell’ospedale. Le leggi e le normative su come spendere e distribuire il denaro pubblico non sono molto chiare e ci sono molte violazioni e frodi. I controlli su come viene speso il denaro pubblico sono rari, le sanzioni che si ricevono in caso di corruzione e di abuso di potere sono ridicole. I pazienti sono stati fondamentalmente trasformati in clienti, non vengono trattati come persone malate che hanno bisogno di aiuto e di cure. Cliniche e ospedali privati stanno spuntando ovunque (con la benedizione del Ministro della Salute) – gestire un ospedale privato o un centro medico è attualmente l’attività più redditizia in Bulgaria, perché tali strutture ricevono anche denaro pubblico dall’NHIF. C’è una cosa che so per certo: finché gli ospedali saranno costretti a operare a scopo di lucro, ci saranno truffe, corruzione e abuso di denaro pubblico. Ecco perché noi, operatrici sanitarie, siamo contrarie a queste pratiche a scopo di lucro nel sistema sanitario. La richiesta centrale della nostra protesta è di smettere di trattare l’assistenza sanitaria come un’industria redditizia. Siamo persone, la nostra salute non è una merce.
KD: In questo momento ci sono continue proteste e scioperi di infermiere in tutto il mondo: negli Stati Uniti, in Francia, in Germania. Qual è il tuo messaggio per le tue colleghe in Bulgaria e negli altri Paesi?
NG: Care colleghe, non abbiate paura! Lasciate a casa il comfort del vostro divano e lottate per i vostri diritti! Al governo fa comodo non essere disturbato dalle nostre richieste, non dover cambiare nulla, vederci calme e silenziose. Basta con questa storia! Basta con l’obbedienza e la condiscendenza! Alziamo la voce, il potere nasce dall’unità!