lunedì , 23 Dicembre 2024

Comunicato in risposta al discorso misogino di Lenin Moreno, presidente dell’Ecuador

del PARLAMENTO PLURINAZIONALE E POPOLARE DELLE DONNE E DELLE ORGANIZZAZIONI FEMMINISTE (Ecuador)

Pubblichiamo la traduzione italiana del comunicato diffuso la settimana scorsa dal Parlamento plurinazionale e popolare delle donne e delle organizzazioni femministe, istituito lo scorso dicembre in Ecuador. Il comunicato è la risposta politica alle affermazioni misogine del presidente Lenin Moreno durante un comizio a Guayaquil. In questa occasione, Moreno ha dichiarato che le donne denunciano gli abusi sessuali soltanto quando sono stati perpetrati da ‘uomini brutti’, mentre se il molestatore è ‘di bell’aspetto’, esse sarebbero più che disposte ad accettarne le attenzioni. Il presidente maschilista ha poi pensato bene di rincarare la dose, affermando che sono piuttosto gli uomini a essere ‘permanentemente soggetti’ al pericolo di essere ‘falsamente accusati’ di molestie. Questa negazione ridicola del fatto sociale globale della violenza maschile vorrebbe legittimare alcune specifiche misure di governo, come i recenti tagli di 876 mila dollari al piano di prevenzione della violenza maschile. Come è accaduto in Bolivia il Parlamento delle donne – nato lo scorso dicembre su iniziativa delle donne indigene e composto da più di trenta organizzazioni femministe, indigene, campesinas, studentesche e sindacali – risponde all’esigenza di organizzare l’iniziativa femminista contro le politiche neoliberali promosse dal governo con l’appoggio del Fondo Monetario Internazionale. Moreno incarna letteralmente un dominio maschile che riverbera nelle politiche neoliberali e razziste, di militarizzazione del territorio e repressione delle lotte sociali e che si sta traducendo in una generale violazione dei diritti fondamentali della popolazione ecuadoreña. Contro tutto questo, il Parlamento plurinazionale e popolare delle donne e delle organizzazioni femministe sta preparando un Manifesto per lanciare, anche in Ecuador, la mobilitazione globale del prossimo 8 e 9 marzo.

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Le ultime dichiarazioni del Presidente Moreno a proposito della paura degli uomini di essere accusati di ‘false’ molestie sono per noi l’ennesima espressione della natura di questo governo estrattivo, sessista, xenofobo e razzista, incapace di generare politiche e azioni efficaci per garantire l’applicazione dei principi costituzionali, basati sul rispetto dei diritti umani e in particolare dei diritti delle donne, di bambini e adolescenti a una vita libera dalla violenza. Da molto tempo il maschilismo si è affermato come politica statale, e tale linea politica è di diretta responsabilità del presidente. In diverse occasioni le sue dichiarazioni ci hanno fatto sentire, a livello internazionale, come se vivessimo in un Paese senza alcuna cultura politica dei diritti umani.

Nel 2019 le dichiarazioni irresponsabili del presidente e del suo gabinetto – nonché la negligenza delle forze di polizia e di María Paula Romo, ministra degli Interni – nel caso del femminicidio di Diana Carolina a Imbabura hanno scatenato una ‘caccia’ ai rifugiati venezuelani. Decine di uomini, donne e bambini sono stati inseguiti con le torce da persone della provincia settentrionale, a causa della xenofobia promossa dal governo con le sue dichiarazioni.

Il governo del movimento Alianza País, ora guidato da Moreno, pone sistematicamente la responsabilità della violenza maschile sulle spalle dei più vulnerabili. La violazione dei diritti da parte delle forze dell’ordine non viene riconosciuta; anzi, il governo si congratula con loro e li premia per il lavoro eseguito, condotto all’insegna della violenza brutale oltre che nell’illegalità. I finanziamenti per i programmi di prevenzione della violenza maschile e di genere vengono ridotti, ma nel frattempo si investono somme esorbitanti in spettacoli circensi o per nuove attrezzature per le forze di polizia. Non c’è alcun investimento per ridurre l’allarmante numero di gravidanze fra le adolescenti che posiziona l’Ecuador – paese in cui l’aborto è illegale e punito con il carcere anche in caso di gravidanza infantile in seguito a stupro – fra le posizioni peggiori nelle classifiche della regione sudamericana.

Tuttavia, ingenti somme di denaro sono state investite per armare la polizia pagata per reprimere la popolazione; non sono state approvate le riforme della COIP (legge organica penale) per ampliare le cause a protezione delle donne rimaste incinte a seguito di stupro: così, si mantiene la criminalizzazione delle donne povere che abortiscono dopo essere state stuprate; vengono tagliati gli investimenti in salute e istruzione; avanzano le persecuzioni e la criminalizzazione di coloro che hanno manifestato per i propri diritti; le spese per la propaganda di regime sono in costante aumento. Militarizzazione della vita, dei territori continuamente aggrediti da politiche estrattiviste devastanti, finanziarizzazione del debito, controllo sui corpi delle donne e dei dissidenti, violenza maschile: questo è il pane quotidiano di questo regime, ereditato da quello precedente di Correa.

La strategia del governo è la criminalizzazione delle lotte sociali e la creazione di «nemici pubblici» tra i combattenti del popolo, con l’obiettivo di prevenire e smantellare l’organizzazione sociale contro le politiche neoliberali e favorire gli interessi economici e politici dei propri alleati: gli uomini d’affari, i banchieri, il Fondo Monetario Internazionale e i gruppi religiosi fondamentalisti. Tutto questo per riaffermare e rinnovare le strategie del capitalismo imperialista, neoliberale, patriarcale e misogino radicato nel nostro Paese; per questo motivo le continue dichiarazioni del presidente Moreno non sono sfoghi innocenti, né lapsus degni dei migliori personaggi comici, ma politica di Stato in questa nuova fase a guida Alianza País.

Il maschilismo è un fenomeno storico e strutturale, non episodico. Non ha nazionalità né confini, permea tutti gli spazi senza distinzione di classe, etnia, religione, professione e oggi è presente in carne e ossa nella presidenza del governo ecuadoriano. Dalle ‘lezioni’ impartite dal presidente a noi donne, da questo periodo nefasto del governo Moreno e dei suoi alleati conservatori, impariamo quanto sia necessario continuare a sostenere il femminismo, i diritti umani e la giustizia sociale, metterli in pratica e viverli nelle forme quotidiane del fare politica, non come etichette da mostrare in vista delle elezioni, né come assegni in bianco per qualsiasi candidato.

I maschilisti esercitano potere, controllo e violenza. Volere scaricare la responsabilità delle molestie sulle donne ecuadoriane, incolparle della violenza che subiscono, manipolare la realtà, minimizzare le pratiche di violenza, fare del femminicidio un circo è una strategia vile che cerca di compensare l’assenza di politiche contro la violenza e giustificare l’enorme disinvestimento del cosiddetto «Lifetime Plan» nel loro governo. Noi donne organizzate non dimentichiamo che il partito che ci governa oggi è lo stesso che per un decennio ha promosso un messaggio maschilista e violento i cui effetti li paghiamo tutte noi:

– Ogni 71 ore una donna viene brutalmente uccisa da un uomo, con la complicità dello Stato.

– Sette donne su dieci hanno subito violenza.

– 1 donna su 4 ha subito violenza sessuale.

– Ogni giorno 28 bambini e adolescenti sono vittime di violenza.

– Nelle università: 5 donne su 10 sono state molestate.

Oggi, più che mai, è urgente stanziare i fondi per il Piano Nazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne (di oltre 10 milioni di dollari) e dare il via urgentemente alla formazione e sensibilizzazione della Presidenza della Repubblica e di tutti i Ministeri e Segretariati, in particolare quello dei Diritti Umani.

Solo i rappresentanti diretti degli interessi della borghesia possono governare un paese senza nozioni minime di diritti umani e di rispetto della dignità della vita e dei processi che coinvolgono le donne.

Per un Paese con più diritti umani e giustizia sociale per tutte e tutti.

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