di SEDA CAN – Sosyalist Kadın Meclisleri e TRANSNATIONAL SOCIAL STRIKE PLATFORM
Di seguito pubblichiamo la traduzione dell’ultimo numero del Weekly Striker della Transnational Social Strike Platform. Come contributo finale verso lo sciopero femminista dell’8 marzo, il TSS ha intervistato Seda Can dell’organizzazione turca Sosyalist Kadın Meclisleri. Seda racconta come l’ondata globale dello sciopero femminista ha impattato la Turchia con forza inaspettata. A gennaio un’assemblea di 1000 donne ha chiamato lo sciopero «contro la crisi della violenza». Il governo turco, così come quelli neoconservatori e neoliberali di tutto il mondo, ha paura della libertà delle donne: per questo la repressione, che negli ultimi anni si è abbattuta brutalmente sulle mobilitazioni di massa del 25 novembre, non può ostacolare una presa di parola collettiva che usa l’arma dello sciopero contro la violenza del regime di Erdogan e di una società patriarcale. Il processo di costruzione delle mobilitazioni ha visto la creazione di connessioni con gli scioperi in corso, come quello delle lavoratrici dell’azienda cosmetica Flormar, mentre si sta lavorando per allargare lo sciopero a tutti gli ambiti del lavoro delle donne, incluso quello domestico. Per la riuscita dello sciopero, però, è indispensabile dare voce e «alimentare unite la propria rabbia» non solo in Turchia ma in ogni parte del mondo, e non solo l’8 marzo ma anche oltre quella data: lo sciopero femminista è un processo che dura tutto l’anno.
***
Transnational Social Strike Platform: È il primo anno che organizzate uno sciopero delle donne per l’8 marzo, nonostante negli ultimi due anni ci siano state sempre manifestazioni di massa durante quel giorno. Come è iniziato il processo organizzativo? Che ruolo hanno giocato le mobilitazioni globali femministe?
Seda Can: Negli ultimi anni il movimento delle donne in Turchia ha osservato con molto interesse il processo dello sciopero internazionale delle donne iniziato in Argentina e in Polonia e diffusosi in altre decine di paesi nel mondo. La mobilitazione internazionale ha ispirato le donne in Turchia e nel Kurdistan del nord e questo ha fatto nascere l’idea di organizzare uno sciopero delle donne, un’idea che è stata espressa durante un’assemblea nazionale di donne, molto partecipata, tenutasi a Istanbul il 5-6 gennaio. Più di 1000 donne in quell’occasione hanno risposto all’appello lanciato da 165 organizzazioni di donne e soggetti LGBTQI+ al grido di «insieme le donne sono forti». Nell’assemblea si è discusso della condizione attuale, delle esperienze di lotta delle donne e della possibilità di lanciare un’iniziativa comune. Il dibattito sullo sciopero dell’8 marzo ha coinvolto molte organizzazioni di donne attraverso discussioni aperte e gruppi di lavoro. La crescente rabbia delle donne e la voglia di ribellarsi contro il sistema di dominio maschile e le sue diverse forme di governo dà forza a tutte le donne che nei rispettivi paesi hanno dato battaglia per la libertà. Per questo motivo crediamo sia fondamentale dare voce alle compagne di tutti i paesi e alimentare la nostra rabbia unite. Quest’anno in Turchia ci sarà una manifestazione di massa l’8 marzo. Inoltre, i preparativi per lo sciopero sono diffusi in molte città del paese attraverso assemblee in cui si discutono le prospettive dello sciopero delle donne e le forme della mobilitazione.
TSS: Come intendete lo sciopero femminista? Quali sono le vostre rivendicazioni e qual è la composizione prevista? Come siete organizzate su scala nazionale?
La mobilitazione per lo sciopero dell’8 marzo è un processo in fase di sviluppo che dura tutto l’anno. Per questo motivo organizzando lo sciopero di quest’anno stiamo gettando le basi anche per quello dell’anno prossimo. Abbiamo iniziato con rivendicazioni ambiziose per mettere in moto l’ondata dello sciopero delle donne in Turchia, sulla scia della lotta internazionale del movimento femminista: vogliamo che il mondo si fermi. Crediamo che lo sciopero delle donne, come azione propulsiva, possa dare il via a una grande ondata di lotta delle donne. Lo sciopero toccherà ogni aspetto della vita delle donne visto che coinvolgerà il loro lavoro nel complesso, da quello produttivo a quello domestico. Per organizzare la solidarietà delle donne si terrà conto di ogni loro rivendicazione e l’arma dello sciopero permetterà di realizzare il potenziale di un movimento di donne unito. Ci stiamo preparando per lo sciopero con momenti di agitazione politica diffusi, ma lo sciopero non è riducibile a queste pratiche. Nel concreto come donne esprimeremo il nostro rifiuto non pulendo casa, non andando al lavoro o abbandonando il luogo di lavoro per qualche ora, fermandoci per strada per 5 minuti etc. I nostri slogan sono «siamo in rivolta contro la crisi della violenza. L’8 marzo scioperiamo!», «la vita si ferma se tu lo vuoi! Fermati l’8 marzo!», e vestiremo fiocchi colorati in piazza.
TSS: Che tipo di attacco sta sferrando alle donne il governo conservatore, autoritario e fondamentalista di Erdogan? L’8 marzo sarà un’occasione per protestare anche contro il suo governo?
Il regime patriarcale e fascista di Erdogan attacca la vita e la libertà delle donne con ogni mezzo in quanto mira a spezzare l’iniziativa di tutte le persone che cercano la propria libertà. L’anno scorso, durante la marcia notturna del 25 novembre, la polizia ha preso di mira la manifestazione delle donne. Il potere che le donne manifestano nella loro lotta per la libertà spaventa tanto il governo AKP turco, quanto quelli del resto del mondo. Questo è il motivo per cui migliaia di attivisti politici, in particolare rappresentanti politiche donne, sono in prigione. Ma la resistenza non si arresta. Siamo convinte che lo sciopero delle donne come arma politica debba intrecciarsi con tutte le rivendicazioni di libertà. Oggi, a riprova di questa resistenza, centinaia di prigionieri sono in sciopero della fame contro le politiche colonialiste e il terrore isolazionista che colpisce il leader del popolo curdo Abdullah Ocalan; la deputata Leyla Gueven è stata la prima a scioperare e il nostro sciopero può contribuire a questa causa. Lo sciopero dell’8 marzo deve unificare tutte le rivendicazioni delle donne; per cui, in generale l’obiettivo delle nostre iniziative è lo Stato patriarcale, fascista e islamista che riproduce ogni giorno la violenza sulle donne. Possiamo dire che le donne sono uno dei soggetti politici più importanti nella lotta al fascismo in Turchia. Quello delle donne è stato l’unico movimento capace di costringere il governo a fare un passo indietro durante una fase politica di grande repressione in cui Erdogan sfruttava lo stato d’emergenza per governare solo attraverso decreti-legge. Nel 2016 l’AKP ha cercato di legalizzare il matrimonio delle bambine con una legge che prevedeva l’amnistia per gli stupratori disposti a sposare la bambina di cui avevano abusato. La resistenza delle donne ha impedito che una simile proposta divenisse legge. Questa vittoria ha rincuorato tutto il popolo turco. Ora, nuovamente, l’AKP sta cercando di far passare l’amnistia per chi abusa di minori. Le politiche di controllo della vita e dei diritti delle donne non si fermano, ma le donne non si arrendono di fronte a simili attacchi. Facendo leva sulle esperienze del passato crediamo che le donne saranno la forza più espansiva e potente nella lotta per l’uguaglianza e la libertà.
TSS: Quali connessioni esistono tra lo sciopero delle donne e le altre lotte, come lo sciopero della Flormar, che sono già in corso?
È molto importante mettere in comunicazione lo sciopero delle donne con le lotte dei lavoratori e delle lavoratrici che sono già in atto. La mobilitazione per lo sciopero delle donne a Istanbul è iniziata con una visita alle donne in sciopero al Flormar per dar loro la nostra solidarietà. Abbiamo invitato le lavoratrici dell’azienda di cosmetici Flormar, che hanno elaborato lo slogan «la resistenza ti fa bella, non i cosmetici!», a organizzare delle azioni specifiche l’8 marzo. Pensiamo anche che lo sciopero delle donne debba connettersi alle attuali lotte in Turchia, come quelle a ridosso delle elezioni municipali di marzo, quelle legate alla crisi economica e altre. Sfrutteremo questo periodo per sostenere e costruire rapporti con molte persone in sciopero con modalità diverse. Le donne hanno la pretesa di essere la forza propulsiva di tutte le battaglie sociali.