di TRANSNATIONAL SOCIAL STRIKE PLATFORM
La Transnational Social Strike Platform (TSS) invita lavoratori e lavoratrici, sindacalisti e attivisti di tutta Europa e non solo a un’assemblea a Stoccolma dal 23 al 25 novembre, in cui discutere come organizzarsi contro il comando logistico sul lavoro. Per comando logistico intendiamo una serie di trasformazioni di portata globale che provocano mutamenti dell’economia, delle geografie politiche e del funzionamento di società e istituzioni. Dal momento che la logistica è una delle principali forze che colpiscono la capacità dei lavoratori e dei migranti di organizzarsi e ottenere vittorie, è necessario comprendere il mutato contesto in cui operiamo per aumentare l’efficacia delle nostre lotte: se vogliamo invertire gli attuali rapporti di potere, la logistica è un terreno di scontro che dobbiamo conoscere e praticare.
Vogliamo concentrarci su due dimensioni del comando logistico che sono intrecciate tra loro. La prima riguarda le connessioni materiali che uniscono i luoghi produttivi di tutto il mondo: ciò che succede all’altezza di un nodo delle catene produttive e di distribuzione colpisce anche gli altri nodi. Multinazionali, esternalizzazioni, distaccamento dei lavoratori, subappalti, privatizzazioni di imprese pubbliche: tutti questi processi pongono ogni luogo di lavoro, ogni fabbrica, magazzino o cantiere in una rete più ampia e interconnessa. Inoltre, lo sviluppo di progetti di infrastrutture internazionali come la «Nuova via della seta», che produce legami materiali, economici e politici tra la Cina e l’Europa, passando per l’Asia centrale, ci spinge a prendere atto della coesistenza di situazioni molto differenziate tra loro in termini di condizioni lavorative e pratiche organizzative. La seconda dimensione ha a che fare con lo stretto legame tra queste trasformazioni e le politiche di regolamentazione del lavoro e di governo della mobilità che investono ogni luogo, per quanto in modi diversi, producendo sia interconnessione, sia frammentazione.
La logistica è innanzitutto l’organizzazione transnazionale del lavoro con cui dobbiamo fare i conti. Tale organizzazione ha prodotto, negli ultimi anni, nuovi terreni di scontro: blocchi in punti sensibili, concentramento della forza lavoro in nodi strategici, nuove ondate di scioperi e una crescente connessione tra migranti e lavoratori locali. Allo stesso tempo, la logistica risponde al conflitto isolando, frammentando e indebolendo la possibilità di una ribellione collettiva contro lo sfruttamento e le sue condizioni. Abbiamo dunque bisogno di elaborare un quadro chiaro dei modi in cui si organizza la gestione logistica del lavoro per far sì che le nostre lotte non siano solo temporanee e isolate, per far sì che non siano solo piccoli intoppi prevedibili negli ingranaggi della logistica. Mentre le lotte sono spesso confinate a singole categorie industriali e organizzate su scala nazionale, le aziende e i padroni beneficiano di differenze tra le legislazioni sul lavoro nazionali e dei differenziali salariali. Oggi la delocalizzazione si dispiega in ogni luogo attraverso i subappalti, la moltiplicazione delle forme di impiego e l’assunzione di lavoratori migranti e precari ricattabili. Contemporaneamente, la mobilità crescente dei lavoratori tra vari settori e attraverso i confini rivela un uso operaio di questa stessa mobilità contro la pretesa del comando logistico.
Siamo di fronte a uno scenario attraversato da forme di insubordinazione rispetto al comando logistico diffuse, ma disperse, che indicano la possibilità di un suo rifiuto. Tuttavia, tutto questo richiede nuove forme di organizzazione e impone di superare la ristrettezza dei lotte settoriali e i limiti delle attuali forme di organizzazione sindacale e di solidarietà da parte degli attivisti, in particolare per quanto concerne le connessioni transnazionali e l’efficacia degli scioperi: mentre i discorsi nazionalisti dividono i lavoratori non toccando il dominio capitalistico, noi dobbiamo abbandonare l’idea che lottare su scala nazionale possa essere all’altezza dell’attacco sferrato dal comando logistico. Il caso dello sciopero di Amazon di questa estate, lanciato in Spagna e poi ripreso da altri magazzini europei, è un esempio concreto della necessità di muovere dagli atti di insubordinazione esistenti per sviluppare forme di lotta che siano transnazionali fin dall’inizio.
L’impatto del comando logistico non riguarda solo il modo in cui viene organizzato il lavoro attraverso i confini. La riorganizzazione della produzione è stata accompagnata ovunque da riforme e politiche che intaccano il welfare, erodono le precedenti conquiste e governano la mobilità dei migranti provenienti da dentro e fuori l’UE. Riforme come la Hartz IV in Germania, il Jobs Act in Italia, la Loi Travail e le Ordonnances in Francia, le limitazioni del diritto di sciopero e i tagli al welfare ne sono buoni esempi. Persino le misure «sociali» e «anti-europee» annunciate dai governi di destra in Europa – come nel caso dell’Italia – sono solo apparentemente fuori da questo processo, perché rinforzano il comando logistico e la condizione di subordinazione dei lavoratori aumentando il grado di frammentazione. La nostra ipotesi è che la trasformazione logistica funziona solo se è supportata da certe misure politiche, a oggi diffuse in tutto il mondo, che producono l’effetto generale di costringere i lavoratori ad accettare qualsiasi condizione, di frammentarli e di indebolire la loro capacità di avanzare rivendicazioni collettive.
La Svezia – dove abbiamo deciso di tenere questo meeting – è un caso emblematico: la recente proposta di legge che intende rendere illegali la maggior parte delle forme di sciopero colpisce la forza dei lavoratori in una maniera che non ha precedenti nella storia svedese. La restrizione del diritto di sciopero è rivolta direttamente contro i lavoratori del settore della logistica, cruciale per un’economia fortemente internazionalizzata come quella svedese. L’impatto della logistica e delle politiche neoliberiste sta colpendo duramente persino un paese in cui il compromesso socialdemocratico sembrava reggere saldamente. In risposta a questo attacco è nato il movimento Strike Back, il quale è stato in grado di far convergere con forza le energie. Visto che la legge rischia di essere approvata, la sfida è ora quella di elaborare nuove strategie per contrastarne gli effetti. Come già compreso dal movimento contro la Loi Travail in Francia, una di queste strategie consiste nel riconoscimento e nella costruzione di connessioni transnazionali, così come una ridefinizione della solidarietà transnazionale e un ampiamento delle connessioni politiche all’interno delle pratiche conflittuali dei lavoratori locali.
In relazione a questo punto, pensiamo che lo scoppio del razzismo istituzionale e delle sanguinose politiche sulle migrazioni solo apparentemente miri esclusivamente a tenere i migranti fuori dai confini dell’UE o di qualche paese in particolare: al contrario, intende predisporre uno spazio dove i lavoratori possano muoversi regolarmente solo quando gli viene richiesto e siano disponibili a lavorare a qualsiasi condizione e sotto il ricatto del razzismo istituzionale. Il recente accordo per una nuova legge selettiva sull’immigrazione in Germania ne è un esempio lampante. Tuttavia, il razzismo istituzionale assume forme diverse, da quelle “pro-Europa” a quelle più violentemente nazionaliste: se le prime inseguono la fantasia logistica di avere una mobilità completamente regolata, le seconde rafforzano lo sfruttamento criminalizzando i migranti. È importante riconoscere come entrambe le opzioni siano risposte violente alla crescente diffusione dell’insicurezza sociale e all’insubordinazioni di lavoratori e migranti. Nonostante questi tentativi, gli imponenti movimenti dei migranti sono ciò che fin da principio mette in crisi l’organizzazione logistica del lavoro perché incontrollabili ed esterni ai suoi ingranaggi. La grande carovana di migranti che sta attraversando il Messico per raggiungere gli Stati Uniti e l’incessante sciopero contro i confini lungo la cosiddetta Balkan route costituiscono due esempi visibili della lotta portata avanti dai migranti, su scala globale, contro il comando logistico. Tale lotta emerge in ogni luogo in cui i migranti combattono il razzismo istituzionale e il tentativo di renderli politicamente muti, come avvenuto nel caso dello sciopero degli afghani in Svezia.
A fronte di tutto ciò crediamo che non sia più possibile fare appello ai governi nazionali affinché combattano dalla parte dei lavoratori contro il comando della logistica. Ciò pone un quesito cruciale riguardo al tipo di rivendicazioni politiche per cui lottare e il tipo di dimensione politica che dobbiamo assumere per essere efficaci. Come TSS insistiamo sul fatto che quella transnazionale sia l’unica opzione percorribile. Ciò ha a che fare sia con le catene globali della produzione e della distribuzione, sia con l’esistenza di problemi globali in ogni singolo luogo. Non neghiamo che vi siano stati esempi positivi capaci di ottenere vittorie locali. Tuttavia, pensiamo che, per puntare a una trasformazione del presente, i tempi richiedano un radicale ripensamento delle forme organizzative, discorsive e rivendicative. Dobbiamo chiederci insieme come costruire connessioni che trasformino le differenze in una forza collettiva e politica contro la frammentazione prodotta dal comando della logistica.
Perciò, il nostro meeting si pone un obiettivo concreto: materializzare le connessioni sia in termini spaziali, sia politici. Vogliamo andare oltre l’idea che le vertenze nei luoghi di lavoro, le lotte dei migranti e le battaglie sul welfare e i benefit sociali siano separate tra di loro, per immaginare invece connessioni senza precedenti muovendo dal riconoscimento che il nazionalismo e il razzismo sono usati in maniera diretta dalla logistica per produrre gerarchie, organizzare il lavoro e fare profitti più alti. Per questa ragione cerchiamo di mettere insieme coloro che sono stati coinvolti in conflitti contro il comando logistico in Europa e al di fuori dei suoi confini. Siamo consapevoli dei profondi squilibri di cui si nutre la rete logistica: vediamo le differenze di condizioni che attraversano posti come la Svezia o la Georgia, l’Italia o la Polonia. Tuttavia, ispirati dallo sciopero globale delle donne che negli ultimi anni ha rilasciato il potenziale e la novità della pratica globale dello sciopero, intendiamo concentrarci su come combattere queste differenze e superare gli ostacoli che incontriamo quando immaginiamo la possibilità di connettere le lotte esistenti e organizzarne di più ampie contro la logistica dello sfruttamento.
Vogliamo discutere di come affrontare la sfida di radicare le nostre strategie all’interno di contesti differenti di insubordinazioni, già esistenti o potenziali, al fine di sviluppare un’infrastruttura politica che non privilegi le lotte che hanno solo certe forme organizzative a scapito di altre, finendo per riprodurre le stesse gerarchie che intendiamo combattere. Per questi motivi, il nostro meeting si propone come uno spazio di incontro di realtà diverse a partire dal quale continuare e allargare un processo di confronto e di elaborazione di rivendicazioni e azioni contro la logistica dello sfruttamento. Il meeting di Stoccolma sarà un passo decisivo nella costruzione, indipendentemente da qualsiasi legame con istituzioni politiche, dell’infrastruttura politica di cui abbiamo bisogno.
Programma provvisorio
Prima bozza del programma. A breve maggiori dettagli.
Primo giorno: Venerdì 23 Novembre // 17.00-20.00
BENVENUTO E APERTURA DELL’ASSEMBLEA PLENARIA
→ Introduzione degli organizzatori e della Piattaforma TSS
Presentazione della piattaforma del Transnational Social Strike e dei temi del meeting: qual è il ruolo della logistica nell’odierna economia capitalistica e come possiamo servirci della sua comprensione per ripensare le forme dell’organizzazione? Perché sciopero? Perché sociale? Perché transnazionale?
→ Tavola rotonda: Lo sciopero come strumento politico
Il nuovo scenario dello sciopero in Svezia connette le rivendicazioni provenienti dall’interno e dall’esterno dei luoghi di lavoro.
Interverranno tre realtà che in modi differenti hanno recentemente usato in maniera inedita lo sciopero in Svezia: il sindacato, i giovani migranti afghani in sciopero, il movimento globale delle donne.
→ Tavola rotonda: La Nuova Via della Seta, esperimenti di connessione transnazionale dei magazzini e le lotte nei fast food
Si discuterà delle connessioni transnazionali nell’universo della distribuzione.
Partecipanti da Polonia, Spagna, Francia e Georgia.
Secondo giorno: Sabato 24 Novembre 10.00 // 18.00
WORKSHOPS (10.00-13.00)
Questa giornata è dedicata a coloro che sono interessati ad affrontare le molte questioni legate alla logistica che richiedono un’analisi collettiva più approfondita. L’impostazione è volta a incoraggiare il dibattito. Lo scopo è quello di superare alcuni conflitti ideologici e trovare dei modi efficaci, per convergere su nuovi obiettivi comuni.
→ Logistica come comando transnazionale sul lavoro
Questo workshop si concentrerà sulle trasformazioni dei processi lavorativi guidate dalla logistica. Discuteremo come le contemporanee trasformazioni della logistica hanno influenzato la possibilità di scioperare e di colpire il profitto.
→ Precarietà, mobilità e lavoro migrante: il potere di frammentazione della logistica
Questo workshop intende affrontare gli innumerevoli volti della logistica che, mentre si espande attraverso i confini, favorisce una crescente divisione tra i lavoratori dello stesso luogo di lavoro, dello stesso settore, paese ecc. Intendiamo di indentificare collettivamente i problemi che questa frammentazione pone all’organizzazione delle lotte contro la logistica.
→ Lo stallo delle lotte nazionali
Questo workshop ci permetterà di discutere le prospettive di una nuova lotta transnazionale a partire dalla realtà dell’economia globale, nel contesto dell’ascesa dei nazionalismi e della crisi della socialdemocrazia.
PAUSA PRANZO (13.00-15.00)
SESSIONE POMERIDIANA (15.00-18.00)
→ Assemblea plenaria
Come lottare contro la “logica logistica” del capitalismo contemporaneo a livello transnazionale? Che cosa abbiamo e che cosa ancora ci manca per costruire una strategia comune contro la logistica dello sfruttamento? Che forma potrebbe assumere uno sciopero transnazionale contro la logistica? Quali obiettivi politici e strategie sociali possiamo delineare, per rafforzare ogni lotta e farla diventare di lunga durata? Come possiamo pianificare delle vittorie che ci portino oltre la contrattazione locale o nazionale?
Terzo giorno: Sabato 25 Novembre // 11.00-15.00
→ Coordination meeting
Altre informazioni importanti sul meeting:
Sindacati e collettivi da Svezia, Regno Unito, Germania, Francia, Polonia, Italia, Bulgaria, Georgia, Grecia, Spagna, Norvegia, Slovenia e Repubblica Ceca hanno confermato la loro presenza. Per prendere parte al meeting, siete invitati a compilare il modulo di registrazione.
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