domenica , 22 Dicembre 2024

Archeologia di un futuro. Gli Young Lords di New York

Archeologia di un futurodi FELICE MOMETTI

Nel luglio del 1970 alcune centinaia di attivisti degli Young Lords di New York occupano, barricandosi all’interno, il Lincoln Hospital nel South Bronx. Protestano perché l’edificio cade a pezzi, i bambini ricoverati hanno sintomi di avvelenamento da piombo e il Pronto Soccorso è invaso dai topi. In pochissime ore quelle inedite modalità di occupazione ottengono l’interesse dei media e gli Young Lords di New York diventano un caso nazionale. Non era la prima azione eclatante che mettevano in campo. Sei mesi prima erano stati protagonisti della garbage offensive nell’East Harlem. Il comune di New York spesso si «dimenticava» di raccogliere i rifiuti nelle zone più povere e degradate della città. Gli Young Lords raccolsero i rifiuti dai vicoli, trasformati in discariche a cielo aperto, e li rovesciarono su alcune grandi avenues di Manhattan. E poi colazioni gratuite ai bambini del East Village e del Lower East Side, cliniche autogestite gratuite, distribuzione di abiti, promozione di eventi musicali e culturali. Il modello di riferimento erano le Black Panthers, diversa invece la composizione. Sono in grande maggioranza portoricani con l’aggiunta di latinos di varie nazionalità. A New York nascono il 26 luglio 1969 con una manifestazione in Tompkins Square Park, uno dei luoghi simbolo dei movimenti degli anni ’60. A Chicago erano nati l’anno prima a conclusione di un percorso di politicizzazione di alcune gangs di portoricani e latinos. Quella degli Young Lords è una storia che si consuma nell’arco di pochi anni, quasi sepolta negli Stati Uniti e pressoché sconosciuta dalle altre parti. Tuttavia l’intensità di quell’esperienza, la radicalità del loro agire, la commistione tra politica, musica, arte e stili di vita hanno recentemente ridestato l’interesse per quell’ibrido tra organizzazione politica e movimento sociale che furono gli Young Lords newyorkesi. Fino alla metà di ottobre si può visitare la mostra «¡Presente! The Young Lords in New York», articolata su tre spazi espositivi: il Bronx Museum of the Arts, El Museo del Barrio e il Loisaida Center. Una suddivisione non casuale che coinvolge le tre aree della città che hanno visto il maggior insediamento del gruppo: il South Bronx, East Harlem e la zona a cavallo tra il Lower East Side e l’East Village. Un allestimento che costringe a percorrere la città in lunghi viaggi in metropolitana per suscitare, in modo nemmeno tanto implicito, il confronto tra i luoghi e gli spazi politici di allora e quelli di oggi. Attraversare la metropoli diventa parte del contenuto della mostra senza, tuttavia, alcun Young lordsintento nostalgico o celebrativo. L’allestimento dei tre spazi espositivi, i documenti, le immagini,i simboli, i video, le installazioni invitano a riflettere sulle contraddizioni che hanno investito gli Young Lords di New York. La separazione del gruppo di New York da quello di Chicago, i più numerosi e radicati sui rispettivi territori a causa di una maggior apertura sociale e culturale del primo in confronto a una rigida gerarchia interna del secondo. L’azione repressiva del FBI non colta subito nella sua pericolosità per delle analisi troppo schematiche degli apparati dello Stato. Un’iconografia da gruppo di lotta armata senza, nella sostanza, esserlo. L’irrompere del protagonismo delle donne che mette in crisi le pratiche sessiste e machiste tipiche delle organizzazioni dell’epoca, Black Panthers comprese. Le ambivalenze che si danno quando si verificano delle contiguità tra organizzazione politica, movimento sociale e spazi artistici e culturali. Il rapporto tra rivendicazioni come l’indipendenza di Portorico e la trasformazione della società americana. Nella mostra si procede per blocchi tematici e per spazi diversificati senza una gerarchia predefinita. Sta al percorso di ognuno stabilirne una o rifiutarsi di farlo. D’altronde non era per nulla semplice rappresentare un’esperienza come quella degli Young Lords di New York senza far ricorso a tesi preconfezionate o irreggimentando i percorsi dei visitatori. Nel Bronx Museum of the Arts è appesa a una parete un’opera di Raphael Montanez Ortiz del 1961, antecedente quindi alla nascita degli Young Lords ma che parla anche del futuro. Il titolo è Archaeological Find: The Aftermath giocando sull’ossimoro di un reperto archeologico del domani. Rappresenta un divano fatto a pezzi, riassemblato poi alla rinfusa, dando così luogo a diverse interpretazioni. Dalla necessità di rompere con la routine quotidiana, alla irriconoscibilità degli oggetti (dei soggetti?) quando si cambia punto di vista e – perché no? – alla possibilità della lettura del passato mettendosi gli occhiali del presente.

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