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Sabato 13 giugno sarà una giornata di mobilitazione dei migranti in Italia e Germania, con manifestazioni a Bologna, Bari, Brescia e Francoforte.
Migranti, precari e operai diranno chiaro e forte che non saranno loro a pagare i più violenti colpi di coda della crisi. Mentre le migrazioni entrano nel dibattito pubblico come «emergenza», solo quando accade un’altra strage nel Mediterraneo, una vera e propria guerra quotidiana contro i migranti è combattuta sui confini esterni ed esterni dell’Europa. La divisione tra migranti economici e rifugiati, così come le nuove misure programmate per affrontare gli arrivi dal Mediterraneo, sono solo altri strumenti per creare gerarchie e per rafforzare la convinzione diffusa che i migranti sono qualcosa che si deve «gestire», «riallocare», «usare», mentre diventano un «peso» da rifiutare quando non servono più. Si pensa che i migranti debbano pagare due volte, con il rischio di perdere il permesso di soggiorno, il generale abbassamento dei salari, la precarietà delle condizioni di lavoro, gli affitti altissimi, i tagli al welfare, l’indifferenza delle istituzioni locali. Qualcosa che cominciano a capire anche tutti i cittadini europei che si muovono da un paese europeo all’altro e sono accusati di essere «turisti del welfare», mentre vengono rifiutati loro i diritti sociali a meno che non dimostrino di essere «utili».
L’Europa è uno spazio di transito e di ingovernabile mobilità, non importa quanto il governo europeo della mobilità si sforzi di trarre profitto e stabilità politica dai movimenti dei migranti. Il 13 giugno diremo forte e chiaro che vogliamo la fine dei regolamenti di Dublino che non permettono a milioni di persone che arrivano in Europa di muoversi liberamente attraverso i confini. Chiederemo di partecipare alla gestione dei fondi per l’accoglienza dei migranti contro il business che fiorisce sulla loro pelle. Chiederemo un accesso uguale alle infrastrutture sociali come la casa e la sanità così che i migranti possano vivere le loro vite in modo indipendente e autonomo come chiunque altro. Ci mobiliteremo per un permesso di soggiorno minimo europeo di due anni, indipendente dal salario e dal reddito, contro il governo europeo della mobilità, per superare la distinzione tra rifugiati e migranti, per combattere le gerarchie nella società e nei posti di lavoro create dalle differenze di status giuridico a danno di tutte e tutti. Il permesso di soggiorno minimo europeo è un passo avanti per lottare contro il principio che sta alla base delle politiche europee sulle migrazioni – il legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro –, un primo passo verso la solidarietà e la libertà di movimento!
Project Shelter (Francoforte)
No One is Illegal (Hanau)
Coordinamento Migranti (Italia)
∫connessioni precarie (Italia)