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Pubblichiamo una lunga intervista a Magda di Inicjatywa Pracownicza (Iniziativa Operaia), un sindacato attivo in Polonia e che ha preso parte alla manifestazione My Prekariat dello scorso 23 Maggio. Magda racconta anche della situazione negli stabilimenti polacchi di Amazon, dove da qualche mese i lavoratori hanno iniziato a organizzarsi e discutere tra di loro e con i colleghi tedeschi. L’intervista ci parla di un contesto dove la costruzione di percorsi di lotta sociale e il tema dello sciopero si scontrano con un’estrema precarizzazione, anche sul piano legislativo, del mondo del lavoro, e di un’Europa dove il regime del salario e la precarietà sono ormai giocati stabilmente attraverso i confini dai governi e dai datori di lavoro. Temi che dovranno rimanere al centro della discussione aperta intorno alla prospettiva di uno sciopero transnazionale.
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Puoi dirci qualcosa su My Prekariat?
Il 23 maggio c’è stata una manifestazione a Varsavia, organizzata da My Prekariat. Fondamentalmente la manifestazione è stata organizzata per sviluppare una discussione sulla precarizzazione delle condizioni di lavoro in Polonia. Secondo l’Ufficio Centrale delle Statistiche in questo momento il 13% dei lavoratori polacchi lavora con contratti a progetto, l’8% sono lavoratori autonomi. Significa che non sono riconosciuti come lavoratori. Un altro aspetto è che il 27% dei lavoratori hanno contratti a tempo determinato. Fondamentalmente l’idea era quella di costruire una sorta di rete tra questi lavoratori.
Puoi dirci qualcosa sulle concrete rivendicazioni e su come si è svolta la protesta?
In Polonia le prime agenzie di lavoro temporaneo hanno aperto nel 2004. Sappiamo tutti che il capitale ha usato il lavoro temporaneo sin dal principio, ma oggi dobbiamo imparare nuovamente come organizzarci efficacemente e rompere le divisioni tra di noi così come tra i lavoratori temporanei e permanenti. Come ho detto, lo scopo di «My Prekariat» è mettere insieme coloro che lavorano in condizioni super-precarie e questa è una novità. Qualche anno fa c’è stata una campagna contro i «contratti spazzatura». Poi, i media hanno iniziato a riconoscere questo problema e a parlarne. Con contratti spazzatura intendiamo i contratti di prestazione occasionale, il lavoro autonomo e i contratti temporanei, quelli a tempo determinato. Nel 2012 gli artisti hanno organizzato uno sciopero di un giorno. Uno degli slogan principali era «Sono un artista. Non significa che lavorerò gratis». Hanno protestato prevalentemente contro il lavoro pagato male o non pagato e contro le forme flessibili di impiego che non garantiscono diritti di base sul lavoro come i sussidi di disoccupazione, le pensioni, i sussidi sociali. Successivamente circa 150 lavoratori dell’arte e freelance si sono iscritti a Iniziativa Operaia per continuare la loro lotta. Possiamo considerare My Prekariat come una sorta di continuazione di quelle agitazioni.
Il problema è che, sebbene tutti siamo d’accordo che le condizioni di lavoro siano state flessibilizzate, stiamo ancora discutendo della parola «prekariat». Alcuni artisti e intellettuali parlano di se stessi come di una sorta di classe diversa – «prekariat». Lavoratori edili, infermieri, insegnanti: le persone che hanno preso parte alla manifestazione non si vedono come una categoria diversa; vedono l’un l’altro solo come normali lavoratori: proletariato. Così ho avuto alcune discussioni con loro circa il fatto che questa manifestazione non vuole solo portare alla luce questa condizione di precarietà, ma vuole anche e soprattutto discutere delle condizioni di lavoro. È stato problematico per noi, perché si è riprodotta una divisione, di solito voluta dai padroni nei luoghi di lavoro, nel nostro sindacato e abbiamo dovuto sforzarci di rompere queste divisioni.
Un’altra questione importante è quella di diffondere l’idea di auto-organizzazione e di sindacalizzazione, ma specialmente quella di auto-organizzazione tra coloro che lavorano in condizioni precarie. Questo è davvero importante in tale prospettiva ed è anche il motivo per cui abbiamo deciso di supportare la manifestazione.
Uno dei gruppi che hanno partecipato a questa manifestazione è un gruppo di operai che lavora nei magazzini di Amazon. Amazon si è stabilita in Polonia alla fine del 2014; in principio a Poznan, e poi altri due magazzini a Breslavia, che si trova a 180 km da Poznan. All’inizio le condizioni di lavoro non erano così cattive. Anche le persone provenienti da altri magazzini, come H&M, hanno lasciato il loro lavoro, per andare a lavorare nei magazzini di Amazon.
Un giornale locale ha scritto molti articoli su Amazon, dicendo «è un campo di lavoro» ecc. Gli operai non erano molto felici di questo e hanno obiettato che non era davvero un campo di lavoro: per loro il lavoro in Amazon era meglio che in altri posti. Tuttavia, poco dopo, Amazon ha iniziato a innalzare il livello delle prestazioni richieste ai lavoratori e i lavoratori hanno iniziato ad avere problemi con la paga che era calcolata in maniera sbagliata. D’altra parte, ci sono stati regolamenti complicati relativi ai bonus, quindi erano di solito insoddisfatti del loro salario. La situazione è cambiata quando, due settimane prima del periodo lavoro più intenso, hanno licenziano un centinaio di lavoratori interinali, ma le persone che erano state licenziate erano davvero incazzate, perché il modo di contabilizzare la loro produttività non è stato molto chiaro. Ad esempio, non si prende in considerazione il fatto che non ci siano oggetti da prendere o imballare se il computer con il quale si lavora è rotto. Ciò ha dimostrato a tutti i lavoratori che Amazon non è questo gran bel posto, come pensavano all’inizio, e il lavoro è pesante.
Gli standard di prestazione sono uno dei i temi più importanti perché hanno iniziato ad alzarli molto rapidamente, e gli operai non li potevano raggiungere perché erano troppo elevati. Hanno organizzato una petizione contro queste norme di prestazione contro standard così alti. In Polonia ti possono licenziare a causa degli standard, in Germania no. I lavoratori di Amazon provenienti dalla Polonia lo sanno perché si scambiano informazioni sulle condizioni di lavoro con i colleghi tedeschi. Fino ad ora si sono incontrati tre volte: a Francoforte, Bad Hersfeld e in Polonia.
I lavoratori di Amazon in Polonia guadagnano quattro volte meno che in Germania. Le condizioni di lavoro sono forse anche peggiori, perché in Polonia hanno queste richieste di prestazioni, sempre più elevate.
Quali sono i sindacati coinvolti nell’organizzazione dei lavoratori di Amazon?
Il primo sindacato che si è interessato dei lavoratori Amazon è stato il nostro sindacato. L’avvio è stato dato da alcuni lavoratori che sono stati formati all’estero. In Inghilterra hanno visto che i sindacati erano presenti nei magazzini di Amazon e hanno deciso di istituirne uno loro stessi. Dal momento che non hanno avuto ritorsioni per le loro azioni, come i leader sindacali in Inghilterra, hanno cominciato a coinvolgere più persone, anche i lavoratori interinali. In questo momento fanno parte del sindacato 180 lavoratori, solo il 10% delle 1700 persone che lavorano nello stabilimento di Poznan. Considerando l’attuale situazione della Polonia, però, si tratta già di un buon risultato.
Gli altri lavoratori si sono rivolti ad altri sindacati?
A Wroclaw 80 persone hanno la tessera di Solidarność, un sindacato tradizionale. C’è stato un incontro a Wroclaw tra Solidarność e Iniziativa Operaia, quindi non c’è alcun conflitto aperto in questo momento tra di noi. Talvolta, però, per loro sembra essere più importante curarsi delle regole giuridiche e avere buoni rapporti coi datori di lavoro, piuttosto che combattere davvero per i loro diritti. In sostanza, non siamo d’accordo con questo modo di organizzare i lavoratori.
Qual è il salario medio all’interno di Amazon in Polonia?
Tutte le persone che si trovano nei magazzini percepiscono 10 zloty – 2,5€ l’ora – netti. Bisogna considerare che se si vive in affitto, il prezzo è in genere molto più conveniente in Polonia che in Italia o in altri paesi, tuttavia altri prezzi in Polonia sono in linea con quelli dell’Italia. Tutto ciò crea una situazione per cui anche se si lavora, non è affatto difficile ritrovarsi sempre molto vicino alla soglia di povertà. Ecco perché anche i lavoratori di Amazon hanno iniziato a rivendicare salari più alti. Ora è in gioco questa vertenza, ma ci sono anche discussioni tra i lavoratori polacchi e tedeschi su come potrebbe essere possibile ottenere aumenti salariali. I lavoratori sono ancora in fase di organizzazione e di discussione con altri lavoratori tedeschi.
Avete in programma uno sciopero? C’è mai stato uno sciopero dei lavoratori?
I lavoratori di Amazon continuano a sostenere la rivendicazione di un aumento salariale e non escludono la possibilità di aprire una vertenza. In Polonia però non è facile organizzare uno sciopero legale, a causa della legge sugli scioperi che fa sì che il loro numero si riduca a 15-20 in un anno. Il mio parere personale è che all’interno di Amazon-Polonia dovrebbero organizzare qualcosa di diverso, come un’azione di rallentamento non concedendo nulla alle formalità previste dalla legge.
In generale, l’atmosfera nei magazzini è molto calda, la gente vuole fare qualcosa. In una settimana 400 persone hanno firmato la petizione contro le prestazioni troppo alte richieste ai lavoratori e i salari bassi. I boss hanno avuto un po’ paura.
D’altra parte, se si vuole organizzare uno sciopero, è davvero importante essere preparati per questo; è necessario conoscere i lavoratori, i tuoi colleghi, bisogna sapere quando si deve colpire, quando organizzare le azioni … c’è bisogno di ancora un po’ di tempo per imparare tutte queste cose a Poznan.
I lavoratori di Amazon in Germania sono andati a Francoforte il 18 marzo, durante la protesta contro la Banca Centrale Europea e il 19 marzo erano presenti all’assemblea per lo sciopero transnazionale. Iniziano ad essere coinvolti nel processo. E, invece, per quanto riguarda i lavoratori polacchi di Amazon, come vedi un loro possibile coinvolgimento nel progetto di sciopero transnazionale?
Credo sia possibile, ma credo anche che la priorità in questo momento sia di creare forti rapporti di solidarietà tra i lavoratori e imparare veramente che cosa possono fare nel loro posto di lavoro e come il loro lavoro è organizzato, come sono i rapporti tra i lavoratori. Poi saranno più pronti a organizzare qualcosa. Certo che lo sanno, e sappiamo tutti che è importante collegare le nostre lotte.
Amazon ha deciso di costruire dei magazzini in Polonia proprio perché ci sono stati scioperi nei magazzini di Amazon in Germania. Abbiamo saputo – ma non sappiamo se le informazioni siano vere oppure no – che stanno progettando di spostare il 70% della distribuzione dai magazzini tedeschi a quelli polacchi. Anche se la percentuale fosse inferiore, è ovvio che uno degli obiettivi di Amazon è quello di utilizzare i lavoratori polacchi come contrappeso ai lavoratori tedeschi, contro le loro proteste. Naturalmente sappiamo che se non colleghiamo le nostre lotte allora saremo in una situazione in cui il capitale utilizzerà i lavoratori polacchi come crumiri. Noi non vogliamo questa situazione. L’unico modo possibile di fare qualcosa è rompere le divisioni tra i lavoratori, e di costruire qualcosa insieme. Prima, però, dobbiamo rompere le divisioni nei luoghi di lavoro e costruire la forza nei luoghi di lavoro. La nostra prospettiva punta anche ai collegamenti internazionali, a costruire e a rafforzare le nostre connessioni internazionali.