lunedì , 23 Dicembre 2024

Alla catena sotto una triplice cappa

di FERRUCCIO GAMBINO e DEVI SACCHETTO

Morire per un IphonePubblichiamo l’introduzione di Ferruccio Gambino e Devi Sacchetto al volume da loro curato Morire per un Iphone. La Apple, la Foxconn e la lotta degli operai cinesi, che comprende contributi di Pun Ngai, Jenny Chan e Mark Selden. Il libro è uscito in questi giorni per I tipi di Jaca Book. Una lunga anteprima dell’introduzione è stata pubblicata su «il Manifesto» del 12 maggio 2015 con il titolo L’atelier infernale degli smartphone.

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Se il computer potesse parlar di sé

Il computer e le sue applicazioni sono tra le prime macchine che potrebbero parlare ai loro fruitori in viva voce e in modo discreto. Potrebbero raccontare di sé, a cominciare da chi li produce. In altri termini, si tratta di macchine potenzialmente in grado di dialogare con i loro consumatori a proposito non solo delle varie fasi di lavorazione ma anche delle vite che in quelle fasi si sono consumate. Tuttavia chi è interessato a conoscere in quali condizioni è stato fabbricato il computer o il telefono che ha tra le mani si trova di fatto davanti a una cortina fumogena, quella che avvolge l’elettronica, uno dei settori industriali più segreti, insieme con quelli delle armi e del petrolio.

In genere, i fruitori dei prodotti elettronici si tengono tanto lontani dal mondo dei rapporti sociali della produzione elettronica quanto ne vengono tenuti lontani dalle imprese. Indubbiamente, il software attira qualche attenzione in più dell’hardware, poiché la storia del software è punteggiata da sorprendenti invenzioni. Per contro, l’elaborazione dei modelli di hardware appare pedestre, anche se si è dimostrata decisiva per le fortune di alcuni grandi marchi dell’elettronica, a cominciare dalla Apple. Nel software è lunga la galleria delle innovazioni presentate come colpi di genio di singoli individui. La galleria sarebbe più corta se si tenesse conto dei gruppi di ricerca non orientati al profitto, i cui risultati sono stati spesso fatti propri da predatori corporate. L’aspetto fisico – visivo e tattile – dei prodotti elettronici è stato e rimane un elemento indispensabile nel processo di seduzione della clientela potenziale. In particolare, fin dagli anni ’90 alla Apple è diventata ossessiva la cura dell’effetto sensoriale dell’informatica di consumo sul pubblico. Dunque, un hardware esteriormente allettante ha assunto un’inattesa forza di attrazione. Tale forza è andata crescendo di pari passo con la crescita della domanda.

Il presente volume di Pun Ngai, Jenny Chan e Mark Selden svela il lato oscuro della produzione elettronica, portando alla luce il caso esemplare della condizione di operaie e operai cinesi che lavorano per un marchio committente, la Apple, e per il suo gruppo appaltatore, la Foxconn. Si tratta del caso più eclatante di un regime di fabbrica-dormitorio ormai destinato a lasciare tracce profonde nella società cinese e nel resto del mondo, indipendentemente dalle annunciate robotizzazioni. Sotto la spinta della febbrile domanda mondiale di nuovi prodotti informatici il regime di fabbrica della Foxconn vincola la vita, i ritmi, gli orari di lavoro di più di un milione di lavoratori in Cina. Come nel caso del legame tra la Foxconn e la Apple, altre multinazionali elettroniche hanno imposto globalmente processi di produzione a ritmi disumani. Tuttavia il caso del rapporto tra Apple e Foxconn risalta tra gli altri per le dimensioni della forza-lavoro coinvolta e per l’intensità della sua erogazione…continua a leggere.

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