di FERRUCCIO GAMBINO e DEVI SACCHETTO
In vista della presentazione di Nella fabbrica globale. Vite al lavoro e resistenze operaie nei laboratori della Foxconn (Verona, ombre corte, 2015), che si terrà il prossimo 12 marzo a Bologna, pubblichiamo l’introduzione all’edizione italiana del volume, curata da Ferruccio Gambino e Devi Sacchetto. Quello che presentiamo è il tentativo ostinato di passare al microscopio la Foxconn, l’enorme fabbrica che produce la maggior parte degli smartphone utilizzati oggi al mondo. Non si tratta però semplicemente della descrizione di un mostro organizzato, nel quale finiscono per sovrapporsi fordismo, postfordismo e toyotismo. Il collettivo di scienziati sociali, spesso giovanissimi, ha operato davvero sul campo, entrando in fabbrica per fare esperienza diretta dei ritmi, dell’oppressione , dell’opposizione degli operai e della operaie che lavorano alla Foxconn. In questo modo ha fatto vivere una metodologia di ricerca che non pretende alcuna neutralità, una scienza che non afferma la distanza quale metodo privilegiato per raggiungere una verità incontestabile. Consapevoli che solo la contestazione della verità della Foxconn può produrre una qualche forma di verità, questi giovani scienziati sociali hanno preso letteralmente parte alla condizione operaia, schierando la loro scienza dalla parte dei lavoratori che hanno incontrato. Solo grazie a questo metodo, d’altronde, è stato possibile fare emergere le voci, i comportamenti, i desideri e le speranze, le ribellioni di centinaia di migliaia di uomini e di donne che altrimenti sembrano semplicemente delle vittime, inghiottite un giorno dopo l’altro da quella che è la più grande fabbrica del mercato globale.
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Il volume raccoglie principalmente i risultati di una ricerca svolta sul campo da ricercatori e studenti di tre società del mondo cinese, quelli della Cina continentale, di Hong Kong e di Taiwan. Si tratta di una collaborazione unica nel suo genere, cominciata dopo che nel 2010 più di venti operai si erano tolti la vita all’interno delle fabbriche della Foxconn. La collaborazione ha garantito una discussione continua sulle informazioni raccolte, grazie anche ai rapporti costruiti con i lavoratori.1 L’obiettivo era e rimane quello di alzare il velo di silenzio sulle condizioni di lavoro che stanno dietro ai luccicanti prodotti hightech e al tempo stesso di incoraggiare i lavoratori cinesi a organizzarsi all’interno e all’esterno dei posti di lavoro. In Cina, l’attenzione di ricercatori e studenti al lavoro ha una lunga tradizione, risalendo perlomeno agli inizi del Novecento quando politica e scienza non erano ancora state separate e quando molti intellettuali erano più preoccupati della condizione operaia e contadina che delle loro carriere…continua a leggere.