Già più di mezzo secolo fa Achille Campanile, in un esilarante testo teatrale intitolato Acqua minerale, metteva in guardia da un uso troppo disinvolto del termine «naturale»: che si tratti di acqua (e dunque contrapposto a «minerale»), di un avverbio (nel senso di «ovvio»), di una relazione affettiva, o perfino di un figlio (nel senso di «non legittimo»), il riferimento alla natura suona sempre ambivalente, se non ambiguo, e per tale ragione di difficile decifrazione, soprattutto per intelletti non portati «naturalmente» alla riflessione filosofica.
Ci piacerebbe pensare che, se avesse conosciuto la pièce di Campanile, l’assessore della regione Veneto all’Istruzione, alla Formazione, al Lavoro e ai Trasporti Elena Donazzan sarebbe stata un po’ più cauta nel redigere la lettera dello scorso 16 dicembre ai sindaci e ai dirigenti scolastici, con la quale comunicava l’istituzione della «Festa della Famiglia Naturale» – oggetto di «un specifico ordine del giorno» (sì, avete letto bene, non è un nostro errore di battitura) del Consiglio Regionale –, chiamando «gli enti locali e le scuole di ogni ordine e grado» a celebrare adeguatamente la nuova ricorrenza. Magari avrebbe evitato di richiamare, nella sua lettera, i «padri costituenti» (quelli stessi che la sua parte politica bolla quotidianamente di giacobinismo, bolscevismo, stalinismo, e chi più ne ha più ne metta) come testimoni del valore indiscutibile della famiglia naturale – termine che non compare mai nella Costituzione, che parla invece della famiglia «come società naturale fondata sul matrimonio» (art. 29); una definizione senza dubbio inquietante, presa dentro un aristotelismo cattolicheggiante d’antan (la società naturale? Ma per favore, ridateci Hobbes…), che però almeno non ficca il naso sotto i vestiti dei coniugi. Di certo una Donazzan lettrice di Campanile non si sarebbe arrischiata a citare il «Diritto Naturale» (con tanto di maiuscole), come se nel corso degli ultimi duemila e passa anni non si sia fatto passare di tutto e di più proprio sotto la definizione di diritto di natura – altro che «valori indiscutibili»! Né avrebbe straparlato di «attacchi ideologici tesi a… disconoscere la famiglia», in un paese dove, se non ci fosse il welfare familiar-familistico, molti giovani sarebbero già passati alla lotta armata.
Temiamo però che neppure un po’ più di cultura (sarebbe bastato anche il cartoon Ratatouille, dove il topo-chef ci ricorda che «La natura è soprattutto cambiamento») sia sufficiente a distrarre l’assessore Donazzan dalla sua nuova crociata e che la linea politica che lei rappresenta non si curi con i consigli di lettura, per quanto necessari. Forse un po’ più di lotta «in classe», se non «di classe», contro questi rigurgiti para-fascisti sarebbe auspicabile.
Resta da chiedersi, in ogni caso, se personaggi di tale calibro non offrano alla causa del razzismo e del patriarcalismo istituzionale un supplemento personale di idiozia; e la risposta è, senza dubbio: «Naturale!».