sabato , 23 Novembre 2024

F.I.CO.! Si mangia lentamente, ma si sfrutta in fretta

FICOdi LA FOGLIA DI FICO

Su una cosa Farinetti avrebbe anche ragione: i nostri sindacati non spiccano per attitudine al nuovo, tendendo semmai alla loro autoconservazione. Ma che questo venga detto da chi retribuisce un lavoratore 800 euro al mese per ben 40 ore settimanali, beh questo sembra decisamente meno ragionevole.

I fortunati lavoratori sono quelli della catena di cibo di qualità e di lusso Eataly figlia dell’imprenditore Oscar Farinetti, ora promotore del progetto F.I.CO. acronimo di Fabbrica italiana contadina, definita da più parti come la «Disneyland del cibo», che secondo i piani dovrebbe sorgere nella zona ex Caab, proprio a ridosso di una lottizzazione di nuove residenze approvata dal Comune di Bologna.

Il progetto F.I.CO. presenta una buona quantità di criticità, che vanno dalla stessa strategia su cui si fonda, proponendosi di divenire il polo urbano post expo 2015 (in questi casi si parla del percorso EXBO), alla tipologia di produzione che viene messa letteralmente in scena. Stiamo infatti parlando di un progetto che mira a spettacolarizzare l’intera filiera agroalimentare attraverso la riproduzione del mondo contadino in sale create ad hoc, snaturando e decontestualizzando così una delle realtà culturali più importanti e antiche.

Non meno importante è l’aspetto del modello di lavoro di cui quest’impresa si fa carico. Se i prodotti sono venduti come sani e garantiti, le forme contrattuali messe in campo da Farinetti all’interno della sua attuale catena, sono certamente meno genuine. È recente la notizia che i lavoratori della catena gastronomica più famosa d’Italia siano sottopagati per un full time, non riuscendo a superare gli 800 euro al mese se non gareggiando per fare gli straordinari. Ed è a Bari che Farinetti scopre che non è possibile subordinare con contratto interinale 160 giovani, ma il patron di Eataly era forse troppo impegnato per controllare le normative riguardanti il lavoro e si arrabbia con i sindacati che, nella loro medievalità, chiedono che Farinetti sia più rispettoso dei diritti dei lavoratori. Ma non finisce qui. Il grande impresario non solo non ne vuole sapere di garantire condizioni di lavoro e stipendi decenti, ma non crede nemmeno che i lavoratori siano soggetti degni di fiducia, per cui debbono essere tutti controllati alla fine di ogni turno di lavoro perché, si sa, ad essere pagati una miseria vien voglia di rubare barattolini di tartufo bianco e vino con prezzi da capogiro…

Questa è la condizione dei lavoratori di Eataly, dobbiamo pensare che sarà anche quella di centinaia di lavoratori che troveremo all’interno del progetto F.I.CO.? Non ci incantano i grandi propositi e meriti che Farinetti ha provato a giocarsi nel suo tour per procacciare finanziamenti. Non crediamo che sia un suo merito garantire a centinaia di giovani di metter su famiglia. Quale famiglia può pensare di andare avanti con 800 euro al mese? Quanto dureranno poi questi 800 euro? Il contratto interinale ha i suoi vantaggi e Farinetti lo sa: scaricare la responsabilità del lavoratore sull’agenzia e non assumersi nemmeno più l’onere della flessibilizzazione del lavoro. Insomma, è possibile avere la botte piena e il lavoratore disoccupabile. Un pomodoro scadente sarebbe un insulto, ma un lavoratore precario va bene? Sarà pure un cibo slow quello che vorrebbe rifilarci, ma è fast il modo di lavoro che lo porta sulle nostre tavole.

Ciò nonostante, la cordata di finanziatori c’è e il Comune di Bologna, tranne qualche dissidente, è d’accordo. Anche la Coop investirà nel progetto F.I.CO. Probabilmente, visto il successo di cui godono molte delle iniziative di Farinetti, nessuno vuol rimanere fuori dalla nuova scommessa imprenditoriale, né tanto meno il Comune vuole farsi carico di una critica a questo modello che si fonda interamente sulla precarizzazione del lavoro. D’altronde sarebbe medievale pensare che un Comune tuteli il lavoro e se questo vorrà dire che, finita la possibile ondata di turisti dell’expo di Milano verso Bologna, gran parte dei lavoratori non vedranno il contratto rinnovato, beh l’importante è che abbiano messo su famiglia prima, quando potevano godere dei loro 800 euro mensili.

leggi anche...

Più libri, meno liberi. Il conflitto distributivo nella prima industria culturale del paese

di LIA BRUNA   Ora che, passato il bailamme della Frankfurter Buchmesse, sull’editoria italiana si …