lunedì , 23 Dicembre 2024

Un Precarity Office a Vienna: note a partire da un esperimento

di MANUELA ZECHNER – Precarity Office Vienna

Precarity Office ViennaIl Precarity Office è uno spazio che si dà appuntamento una volta al mese per fornire sostegno reciproco su questioni legate al lavoro e all’emigrazione e per discutere e sviluppare pratiche di auto-organizzazione. Come migranti e precari sentiamo il bisogno di avere uno spazio in cui ricevere e dare consigli informali, incontrarci e discutere, sapere di più sulle nostre rispettive lotte e svilupparle ulteriormente. Abbiamo chiamato questo spazio, che sarà aperto una volta al mese, Precarity Office – ispirandoci a iniziative di auto-organizzazione simili presenti in Spagna, Italia, ecc.

Chiunque decida di unirsi a noi è il benvenuto: per fornire e condividere informazioni o suggerimenti, per un tè o una birra, per discutere delle condizioni di vita e di lavoro nella precarietà, per parlare delle esperienze vissute nella crisi o nelle migrazioni, così come di strategie per lottare insieme. Noi non siamo consulenti legali ma persone impegnate a promuovere campagne per i diritti del lavoro e dei migranti, per combattere l’attuale stato di crisi. Noi parliamo molte lingue diverse, siamo lieti di tradurle e faremo del nostro meglio per rendere accessibili ogni informazione utile. Noi desideriamo che tu condivida le tue conoscenze, le tue abilità e le tue domande e ti unisca a noi. Noi speriamo che a partire da questo spazio possa crescere un network attraverso cui possiamo sostenerci e collaborare.

Il Precarity Office di Vienna è un’iniziativa che parte dall’interazione tra precarietà, migrazioni e crisi. Esso nasce dai bisogni e desideri comuni di lavoratori e lavoratrici precari e dei nuovi migranti europei e si sviluppa a partire da una compagine sociale reale, che cerca di attivare nuove connessioni attraverso le geografie delle migrazioni e della precarizzazioni presenti in Europa. Il punto focale della nostra proposta è la lotta per i diritti, la costituzione di un’agenzia collettiva e di resistenza effettiva. Quelle che seguono sono impressioni e riflessioni sviluppate dai primi giorni di questa iniziativa.

Punti di partenza

Tre gruppi hanno dato vita al Precarity Office. Quello che hanno in comune è un desiderio di stabilire un punto trasversale di ancoraggio e di incontro a Vienna per istituire e promuovere connessioni con le lotte in corso in luoghi differenti, tracciando una mappa dei principali nodi attorno a cui si articola l’attuale situazione europea e globale.

In primo luogo, Juventud Sin Futuro/Marea Granate Viena: si tratta di persone arrivate più o meno recentemente dalla Spagna colpita dalla crisi, consapevoli di non essere partiti liberamente ma di essere stati letteralmente espulsi dalle politiche della crisi. Lo slogan della loro prima azione a Vienna, il 7 aprile 2013, era No nos vamos, nos echan – «non ce ne siamo andati, ci hanno buttati fuori».Come il movimento del 15M vede i suoi metodi e i suoi modelli viaggiare e replicarsi in diverse città del mondo, così la sua spinta di rinnovamento circola anche grazie a coloro che sono costretti a fare i bagagli. Le energie e le conoscenze messe a disposizione sono considerevoli e si rivelano spesso «contagiose». Frutto di queste traiettorie, l’«Oficina Precaria» con sede in Spagna è ovviamente fonte di ispirazione per il Precarity Office viennese, così come sono attualmente in corso rapporti di scambio e condivisione con Madrid.

Abbiamo poi Solidarity4All: un raggruppamento greco che raccoglie iniziative di auto-organizzazione, in parte finanziato da Syriza ma autonomo nelle sue decisioni, che sta attualmente vedendo nascere diversi nodi nel mondo. Il nodo viennese, l’S4A3, è il luogo d’incontro di persone che negli ultimi tempi hanno lasciato la Grecia e lavorano per connettere le lotte tra Grecia e Austria. La loro attività di organizzazione è diretta a creare consapevolezza e sostegno per il movimento greco, a costruire coalizioni e far muovere le cose nello spazio europeo, alla luce delle urgenze dettate dall’attuale situazione politica ed economica.

Infine, c’è Prekaer Café. Questo progetto non dà per scontata la definizione di precarietà, ma continua a porre e porsi interrogativi attorno a questa categoria. Il Prekaer Café con base a Vienna si confronta con il problema della precarietà fin da quando il gruppo è emerso dall’EuroMayDay del 2006. Si occupa del lavoro precario nel settore della conoscenza, della cura e tra i sans papier. Questo gruppo è stato ispirato dai Punti San Precario in Italia e dai tentativi realizzati in passato di connettere le lotte su scala europea. Al progetto contribuiscono anche le connessioni logali e le conoscenze giuridico-istituzionali messe in circolazione, oltre che un ufficio aperto in un cenrto sociale.

Assi di lavoro

La proposta di uno spazio comune che metta insieme questi e altri attori riguarda principalmente tre livelli. Da un lato, il più immediato, vuole essere una piattaforma per promuovere i diritti riguardanti il mondo del lavoro e dei migranti in un quadro politicizzato e di azione collettiva (non siamo consulenti legali e non intendiamo rimpiazzare le già esistenti e ben finanziate ONG e altre realtà istituzionali). Dall’altro lato, vuole essere uno spazio di incontro, condivisione e sostegno reciproco delle lotte – uno spazio di organizzazione per mettere in rete e unire le forze. Infine, vuole guardare al contesto europeo, dare corpo a strategie di lotta condivise e lanciare proposte – alla luce delle diverse esperienze e situazioni che le relazioni centro/periferia producono sul suolo europeo. Di certo ci sono più realtà coinvolte in questo progetto di quanto si possa dare conto in questa sede.

Vecchi e nuovi diritti, geografie del cambiamento

L’attuale perdita di diritti sociali, di diritti del lavoro e di diritti dei migranti costituisce per noi il terreno a partire dal quale rivendicare i diritti esistenti e pensare a come estenderli. Pensando ai diritti come a un prodotto delle lotte, vediamo il Precarity Office come uno spazio in cui riconoscere la frammentazione nella quale ci muoviamo e imparare dalle lotte in cui ciascuno è impegnato. La pratica basilare di fornire un sostegno legale porta con sé il racconto di storie e di condizioni, narrazioni che vogliamo ascoltare per orientare il nostro lavoro politico.

In questo momento di crisi, quali rivendicazioni e prospettive attorno alla mobilità e il lavoro potremmo promuovere insieme? Per quali diritti sociali potremmo combattere attraverso i confini? Si tratta di questioni sullo sfondo, ma il nostro obiettivo principale non è tanto quello di discutere questi problemi e giungere a una soluzione definitiva, quanto piuttosto sperimentare le condizioni che ci permettano di rivendicare tali diritti.  Sembra chiaro che una prospettiva che miri a superare il Welfare State da questo punto di vista debba partire da pratiche minori e dalla costruzione di nuove relazioni. I dilemmi attorno ai diritti e al welfare sono i dilemmi dell’Europa contemporanea: il progetto dell’UE implica non solo l’esercizio di poteri egemonici ma anche alcuni nuovi diritti, confini accessibili per i cittadini comunitari e solide reti culturali in grado di superare la dimensione nazionalista. Una possibilità di viaggiare, lavorare e comunicare attraverso il continente con relativa facilità è anche ciò che porta molti di noi a Vienna. Incidentalmente, Vienna non è solo una delle bolle di prosperità e di possibilità di impiego in un contesto di crisi, ma anche uno dei punti di transito del capitale europeo verso Est.

La composizione sociale delle persone presenti nella nostra serata d’apertura rifletteva questa tendenza alla mobilità intraeuropea. Accanto a vecchi e nuovi migranti transcontinentali c’è una relativa prevalenza di vecchi e nuovi migranti europei. Il Precarity Office potrebbe così diventare uno spazio per esaminare e mappare il territorio europeo come è oggi, con tutte le sue ambivalenze. È difficile separare ciò che appartiene al sociale da ciò che invece appartiene ai poteri egemonici in questo territorio chiamato Europa o Unione Europea, un territorio che non viene solo prodotto per essere governato ma anche è attraversato da lotte. Una contraddizione che potrebbe essere resa produttiva all’interno di una riflessione attorno ai nuovi diritti che possiamo affermare sperimentando strategie di lotta locale, transnazionale e globale. Piuttosto che iniziare con grandi questioni astratte, noi vorremmo dare avvio a questo progetto a partire dal luogo in cui ci troviamo realmente, da situazioni quotidiane condizionate dalle potenti contraddizioni che attraversano l’Europa e i processi di globalizzazione.

Il Precarity Office potrebbe essere considerato alla luce della necessità di dare vita a nuove istituzioni comuni che operino attraverso e oltre i confini nazionali e affrontino le attuali molteplici crisi europee, rivolgendosi ai bisogni locali. Questo tipo di esperimento impone, in primo luogo, di guardare alla diversa composizione di classe e di tenere a mente le differenze tra un paese con una classe media ancora solida, come l’Austria, e altri luoghi dove essa è stata spazzata via. In secondo luogo, esso ci costringe a cogliere le differenti velocità e forme attraverso cui si manifestano le riforme neoliberiste, la finanziarizzazione attraverso programmi di austerity e le relative politiche di privatizzazione e del debito, come avviene, per esempio, in Jugoslavia e in Africa. Come le discussioni durante la serata di apertura hanno messo in luce, è difficile discutere delle nostre lotte e delle rivendicazioni dei diritti senza toccare più ampie questioni sociali, geopolitiche ed economiche.

Un gradevole spazio di incontro

Combattere il senso di isolamento e solitudine – come precari e come migranti, ma anche come abitanti di un paese come l’Austria, in cui sembra di vivere in una bolla – è un altro degli obiettivi che questo progetto si pone. Il nostro esperimento è segnato anche da un certo bisogno di avere uno spazio di legami affettivi e di socialità – al di là di una politica non credibile e di ogni ossessione identitaria. Noi puntiamo a creare uno spazio dove le persone possano incontrarsi e costruire legami in un contesto amichevole, informale e conviviale, per imparare approcci e metodi di auto-organizzazione dai più recenti movimenti, in maniera tale da amplificare energie ed esperienze anche diverse. Nella nostra serata di apertura abbiamo organizzato una cena e la presentazione di tre cortometraggi su lotte e auto-organizzazione in Gran Bretagna, Spagna e Grecia. C’erano persone provenienti da 15 paesi diversi e le proiezioni hanno acceso un dibatto che ha messo in evidenza molte assonanze con altre storie di lotte attive in altri contesti.Abbiamo poi toccato un’altra questione cruciale: che cosa significa essere qui, ora, in Austria?

Far esplodere la città bolla

Un terzo punto di questo progetto è capire come noi ci collochiamo nel contesto viennese e austriaco, se viviamo qui da lungo tempo o siamo appena arrivati da paesi colpiti dalla crisi. Qui non si avverte molto il senso della crisi, al di là di un dibattito astratto, e il deterioramento delle condizioni di lavoro così come le condizioni del lavoro migrante sono percepiti più come l’eccezione che non come la regola. Non è facile far esplodere la bolla del consenso socialdemocratico austriaco facendo presente che altrove molte conquiste sono andate perdute, e che quell’altrove è anche qui e ora – specialmente se si intende andare oltre l’allarmismo e si punta a discutere alternative praticabili in una dimensione globale della politica, così come sul piano della pratica politica quotidiana e dell’organizzazione su piccola scala. Mentre i discorsi sulla crisi riferiti alle realtà dell’Europa del Sud vengono ben accolti in Austria, la profonda alterità tra le diverse situazioni della periferia in rovina e del confortevole cuore dell’Europa rimane evidente. Tuttavia, anche nella bolla la realtà è in rapido mutamento e forse qui alcune trasformazioni possono essere intercettate con un certo anticipo.

In ogni caso, il primo dei nostri obiettivi è di dare vita a qualcosa di comune: un ufficio, un ambulatorio, una pratica, un bagaglio di strumenti, una base operativa, un indirizzo. Per il momento il Precarity Office sarà aperto ogni primo martedì del mese a partire dalle 18.

 

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