Il 28 aprile a Bologna diverse realtà di intervento si sono incontrate per discutere di lotte nel welfare precario, per mettere insieme esperienze di comunicazione e di connessione, per trovare modalità collettive di lotta contro la precarietà.
Dopo quella data, a Torino e a Napoli sono stati messi in pratica i primi scioperi degli operatori e delle operatrici precarie. A Monza e a Bologna si continuano a costruire connessioni e percorsi di organizzazione fuori e dentro i luoghi di lavoro che danno il segno dell’insubordinazione precaria. Il prossimo sabato mattina, a Bologna, i migranti saranno in presidio contro i ricatti della legge Bossi-Fini, insieme a chi vuole rompere le divisioni imposte dal razzismo istituzionale. A partire da queste lotte, vogliamo discutere ancora di come dare forza a questi processi, di come trasformare queste esperienze parziali di sciopero e di conflitto in qualcosa di più di una vittoria isolata, in qualcosa di più di un prodotto a breve scadenza. Vogliamo discutere di come connettere le lotte nella e contro la precarietà per fare dello sciopero un’arma reale.
Proprio perché partiamo da esperienze concrete, da quelle del lavoro migrante a quelle del welfare, lo sciopero non ci basta evocarlo. Vogliamo uno sciopero che crei conflitto, capace di mettere a soqquadro la fabbrica precaria.
Per farlo, dobbiamo partire dalle lotte già messe in campo, con i loro limiti e soprattutto con le possibilità che indicano. Per farlo, dobbiamo dare forma alla comunicazione di precarie, operai, migranti e studenti.
Per questo, ∫connessioni precarie, Coordinamento Migranti Bologna e Provincia, Collettivo Operatori sociali – Napoli, Coordinamento educatori precari – Monza Brianza e Milano, Operatori sociali non dormienti – Torino,