di EMILIANA ARMANO e DEVI SACCHETTO
Da molto tempo Romano Alquati è stato riconosciuto tra coloro che hanno iniziato a praticare una originale modalità di inchiesta operaia. Il contributo che qui pubblichiamo – che sintetizza i lavori del seminario Romano Alquati: Immagini e percorsi soggettivi e collettivi di una ricerca del giugno 2011 – ricostruisce in modo preciso sia la biografia di Alquati sia l’infanzia della conricerca. Molto ormai è stato detto su questo tema e anche la nostra riflessione sull’inchiesta precaria deve molto ad Alquati. Come abbiamo già scritto è ormai giunto il momento di utilizzare la ricostruzione di questo passato per fare un passo avanti e calare la conricerca all’interno di un panorama completamente mutato per tutti i soggetti coinvolti in ogni attività di inchiesta che si ponga un fine politicamente conoscitivo. Si sono moltiplicati i luoghi in cui la conricerca dovrebbe essere affrontata e più che una moltiplicazione di linguaggi, oggi deve confrontarsi con una non meno impegnativa diversità di lingua. Proprio per questo a noi interessa l’Alquati meno conosciuto che emerge in queste pagine. Non solo il teorico e il militante dell’inchiesta, ma anche lo “scienziato sociale” che si assume il compito di discutere e criticare la costituzione della società. Non solo i frammenti sociali da ricomporre, ma anche il quadro generale nel quale sono inseriti. Si tratta dell’Alquati che in parte conosciamo per le sue Dispense di Sociologia Industriale. Un Alquati non sempre facile, ma sempre originale, sempre politicamente rilevante per comprendere le trasformazioni che ancora ci coinvolgono.
Iperindustrializzazione e inchiesta: Romano Alquati
di Emiliana Armano e Devi Sacchetto – da infoaut.org
Romano Alquati, instancabile ricercatore scalzo, attivista politico e intellettuale, analista della soggettività, dei processi di soggettivazione e della composizione di classe, esponente di spicco del pensiero operaista è morto a Torino il 3 aprile del 2010. Una giornata di convegno, a un anno circa dalla sua scomparsa, è stato organizzato da compagni, amici e colleghi, insieme al «Cantiere per l’autoformazione», una struttura composta da dottorandi e studenti dell’Università di Torino. Il convegno è stato l’occasione per riflettere tra i protagonisti di una storia e di una esperienza collettiva, ma anche per indagare che cosa essa può offrire ai giovani studenti e operai.
[…] I temi dei processi di industrializzazione dell’attività umana e della composizione di classe sono stati messi in luce nell’intervento di Ferruccio Gambino che ha proposto una lettura interpretativa degli scritti più recenti e ancora inediti di Romano Alquati. Si tratta del lascito certamente più ricco, denso e complesso nel quale è possibile notare come Alquati cerchi di «rilanciare lo studio della società industriale contro una sociologia generale che oggi ‘rimuove l’industrialità dell’agire’», proprio mentre nel fare industriale è immerso ormai quasi un quinto dell’umanità (Ferruccio Gambino). Una caratteristica della contemporaneità è la pervasività del fare industriale che si è imposto grazie a estesi processi di disciplinamento e che è in grado di plasmare le stesse capacità umane. Si tratta di quella iper-industrialità che non ha certo risparmiato i saperi e i processi di formazione dentro l’Università nel corso dell’ultimo trentennio…continua a leggere.