Come sappiamo Zuccotti Park è stato sgomberato, o meglio, la democratica connessione (non tutte le connessioni riescono bene!) di Corte suprema, amministrazione comunale ed efficienza poliziesca ha imposto un cambiamento della forma dell’occupazione e forse un cambiamento di direzione del movimento. L’inaspettato di OWS ha prodotto una preoccupazione crescente nella pubblica amministrazione fino a mettere in crisi il potere dell’ordinanza amministrativa che sembra altrimenti affermarsi quasi ovunque. Il caos decisionale è l’altra faccia del disordine politico che OWS è riuscita a produrre rimanendo a dormire dentro a un parco. Il sistema politico statunitense – ma evidentemente non solo quello – non riesce a rappresentare quanto sta succedendo, ma non riesce neppure ad attraversarlo ricercando una qualche pubblicità. Nella nuova situazione, infatti, i democratici esponenti del partito democratico hanno immediatamente smesso di andare a Zuccotti Park in visita o addirittura per dormire con i manifestanti. Irragionevolmente, oggi, per le strade di New York è in corso una nuova e diversa manifestazione. Il movimento di Zuccotti Park è cresciuto in numeri e pratiche e ha compreso che l’occupazione di una piazza (aperta o chiusa che sia) ha funzionato nella prima fase della mobilitazione come simbolo, ma è diventata un limite per le capacità del movimento di essere espansivo e incisivo. Ecco perché la manifestazione che è in corso parte da diverse zone e quartieri della città nel tentativo di connettere diverse e nuove forze. In questo modo OWS ha aggiunto un nuovo tassello al suo puzzle rivoluzionario: dopo il dialogo con i sindacati di cui abbiamo detto nella precedente connessione da New York, oggi la partecipazione degli studenti alla manifestazione avviene con il sostegno dei sindacati degli insegnanti: se la strategia di governo e capitale – non solo negli US – è quella di trasformare la formazione in una fabbrica della precarietà, la risposta può solo essere quella di connettere chi non accetta il lavoro precario nelle scuole e chi rifiuta il “destino” di precarietà che lo attende all’uscita dalla scuola. In questo senso OWS mostra di possedere un enorme bagaglio di ragionevolezza, anche se non dello stesso tipo di quella prescritta dalla Corte suprema dello Stato di New York. Scopriremo oggi quanto l’irragionevolezza politica e amministrativa contribuirà a stabilire le condizioni per un’occupazione forse meno certa nei suoi confini e nella sua identità, ma più complessa e certamente anche più rischiosa. La splendida e singolare sovversione di Oakland non è facilmente replicabile, ma non può essere semplicemente dimenticata. Le prossime ore mostreranno per quali canali e con quali intensità OWS è in grado di portare il proprio disordine attraverso New York e oltre.
Da Zuccotti Park a New York
Michele Cento, in connessione da NY
L’insolito caldo di questo autunno newyorchese deve aver dato alla testa al vecchio Mike Bloomberg. Così, stancatosi di aspettare l’inverno, il sindaco di New York ha ordinato nella nottata di lunedì 14 novembre lo sgombero di Zuccotti Park, dove da quasi due mesi spunta(va) l’accampamento di Occupy Wall Street. Nel corso dell’operazione, la polizia ha arrestato decine di persone e i manifestanti hanno dichiarato di aver subito violenze, e non abbiamo motivo di dubitarne vedendo all’opera “l’efficienza” delle forze dell’ordine della Grande Mela. Ma quello che è realmente successo è difficile da stabilire dal momento che la polizia ha allontanato la stampa prima di procedere allo sgombero definitivo. D’altronde, hanno imparato dalla guerra del Vietnam che le “operazioni di pulizia” si fanno lontano dai riflettori.
Già, perché, a quanto afferma Bloomberg, lo sgombero è stato deciso proprio per la situazione igienico-sanitaria che si era venuta a creare nel parco. Ci sfugge però il motivo per cui il primo cittadino con l’ossessione del pulito abbia ordinato anche di buttare via tutti i volumi della “Libreria del Popolo” di Zuccotti Park, insieme al cibo e ai medicinali che i manifestanti avevano racimolato in questi mesi.
E questi sono d’altronde solo alcuni dei dettagli della farsa che Bloomberg ha messo poi in scena il mattino dopo. Il sindaco e il suo fido capo della polizia Kelly hanno infatti schierato un cordone di agenti attorno a Zuccotti Park che impediva ai manifestanti di riprendere possesso del parco, nonostante la sospensione dello sgombero ordinata nella prima mattinata dalla Corte Suprema dello Stato di New York, in attesa che la Corte stessa deliberasse sul caso. Una farsa che ha colpito al cuore gli stessi meccanismi giuridici della democrazia, dal momento che ha prodotto un conflitto tra la legge generale dello Stato e un’ordinanza amministrativa del sindaco, in cui quest’ultima ha prevalso. Un cortocircuito che, per esempio, i nostri migranti conoscono molto bene, dato che sono quasi sempre gli obiettivi designati delle ordinanze dei sindaci-sceriffi italiani, di destra o – per così dire – sinistra che siano.
La presenza della polizia non ha comunque scoraggiato i presenti. Si continuava a marciare attorno al parco aspettando che la Corte emanasse il verdetto. Molti, carte alla mano, cercavano di interloquire con i poliziotti, spiegandogli che loro, gli agenti di Bloomberg, stavano occupando illegalmente l’area. Qualcuno provava a riconquistare i propri diritti scavalcando le transenne e cercando di accedere al parco, ma immediatamente la polizia lo bloccava, arrestava e, tra gli optional, poteva scapparci anche l’occhio nero. La giornata è andata avanti così, in un crescendo di tensione, fino a quando, intorno alle cinque, la Corte ha deciso che il primo emendamento che garantirebbe i diritti dei manifestanti a protestare deve essere ricondotto a criteri di “ragionevolezza”. La vaghezza del termine non induce all’ottimismo, ma in sostanza il verdetto consente ai manifestanti di ritornare nel parco, che è proprietà privata concessa al comune per uso pubblico, purché sottostiano a regole di condotta “ragionevole”, tra cui spicca il divieto di portare tende e quindi accamparsi nell’area. La polizia, per giunta, ha il diritto di controllare che tali regole siano osservate e di punire le violazioni delle stesse.
Quello che all’apparenza costituisce una sconfitta per Occupy Wall Street e la fine dell’occupazione stabile di Zuccotti Park apre in realtà nuovi scenari per l’evolversi della protesta. Come un’attivista sottolineava in mattinata, “il parco è solo un simbolo, quello che conta sono le persone che partecipano al movimento”. E di persone oggi ce n’erano davvero tante. È questo infatti il primo dato che emerge: la repressione della polizia ha consolidato il movimento e ha attirato nuove e più convinte adesioni. Nessuna assemblea generale ha mai raccolto così tanta gente come quella delle 19, subito dopo che il parco era stato liberato dalla presenza della polizia e rioccupato dal movimento. Soprattutto sembra che il movimento abbia raggiunto la consapevolezza che, nonostante abbia tante anime al proprio interno, può costruire un’azione unitaria riversando le proprie molteplici istanze all’interno dell’ordine sociale che esso sfida. In serata, parlando all’assemblea, un’attivista sosteneva che “OWS è la cosa migliore che da anni sia capitata a tutte le cause per cui combattiamo”. Come dire che OWS è un percorso inclusivo in cui hanno diritto di cittadinanza le rivendicazioni di chiunque, dai senza tetto agli studenti con il fardello del debito universitario, dai migranti senza documenti agli operai in mobilità, e così via.
Un ulteriore effetto dello sgombero è una maggiore strutturazione del movimento, che ha dovuto mettere in moto una sorta di unità di crisi per affrontare le difficoltà delle ultime ore. Occorre infatti anzitutto riorganizzare la protesta e in secondo luogo individuare una reazione adeguata alla provocazione di Bloomberg.
Per quanto riguarda il primo punto, bisognerà ricominciare da zero con la raccolta di cibo, libri e soprattutto medicine. Tutto è sparito dopo il raid notturno della polizia. La struttura operativa di OWS si è subito messa all’opera individuando qualche centinaio di posti letto nelle vicinanze di Zuccotti Park, dove da oggi dormire sotto la tenda non sarà più possibile. Non solo, sia l’area medica sia la cucina sono state ristabilite a pochi isolati di distanza dal centro della protesta. Ma bisognerà capire se questo tipo di occupazione mobile potrà durare a lungo o se non sia il caso di ridefinire la forma della protesta, come d’altronde figurava già nei piani di OWS prima ancora dell’intervento della polizia.
Ma questo fa appunto parte della discussione della strategia da adottare, che è stato il tema predominante dell’assemblea generale. Sempre per i criteri di ragionevolezza, l’assemblea non può durare oltre le 11, ma, mentre scrivo, decine di persone sono ancora a Zuccotti Park a ragionare su possibili forme di protesta, mentre un altro gruppo è diretto verso il commissariato di polizia per chiedere il rilascio dei manifestanti arrestati. L’autoconvocazione dello sciopero generale, sul modello di Oakland, non sembra riscuotere ampio consenso. L’idea predominante è piuttosto quella di concentrare gli sforzi sulla giornata di protesta del 17 novembre, data che segna l’inizio del secondo mese di vita di OWS e che era già stata programmata da una settimana. La protesta si articolerà in tre momenti. Alle 7 del mattino il movimento si riunirà davanti a Wall Street per esprimere i motivi della protesta ai “dipendenti dell’1%” che lavorano alla Borsa di New York. Nel corso della giornata, lo stesso copione si ripeterà poi davanti alle principali stazioni della metropolitana newyorchese e all’interno dei treni, dove il movimento potrà così confrontarsi faccia a faccia molte delle persone che presumibilmente fanno parte del 99%, e far conoscere loro le proprie ragioni. Sono previste anche azioni di disobbedienza civile. Nel frattempo uno sciopero degli studenti, a cui ha aderito il sindacato degli insegnanti, dovrebbe convergere su Union Square e unirsi al resto dei manifestanti. Infine, alle 5 il movimento tenterà nuovamente di marciare sul ponte di Brooklyn, dove poco più di un mese fa la polizia ha eseguito centinaia di arresti.
In altri termini, sembra che il movimento abbia compreso che Zuccotti Park è sì un simbolo, ma è anche una barriera che non gli permette di “dialogare” con la città. E forse lo sgombero della polizia è giunto proprio nel momento in cui OWS ha realizzato che occorre disseminare la protesta per le strade di New York. Fare cioè della città stessa uno spazio creativo, un laboratorio di una democrazia nuova, che è necessariamente uno spazio di disordine e di disobbedienza civile, diretta in primo luogo verso ogni criterio di ragionevolezza dettato dall’alto. Certo, le brutalità commesse dalla polizia e l’assordante silenzio della Casa Bianca non alimentano le speranze. Ma se sia il caso o no di essere ottimisti lo scopriremo il 17.