venerdì , 22 Novembre 2024

La precarietà è quella di non sapere. S. impiegata alla Asl tramite cooperativa

Intervista realizzata in connessione con Migranda

Dove lavori, da quando e con che contratto?

Lavoro per l’azienda Asl al Sert Navile, il servizio per tossicodipendenza del quartiere Navile, tramite e per appalto a una cooperativa dell’azienda Asl. Ciò significa che l’azienda Asl ha appaltato al consorzio Epta dei lotti, cioè dei servizi, e all’interno del consorzio ci sono varie cooperative tra le quali la mia, Geco, che ha il mio lotto e quindi le mie ore di servizio. Io lavoro quindi per la cooperativa Geco. La tipologia contrattuale, il livello di contribuzione è il D2 e quindi lavoro come assistente sociale.

Che percezione hai della tua condizione di lavoro?

Secondo me ci sono due livelli diversi. Uno riguarda la percezione della condizione lavorativa nella sede di lavoro dove io svolgo il mio ruolo, dove ho la mia autonomia, cioè l’autonomia che il mio ruolo mi dovrebbe dare e che in effetti mi dà. Ho un rapporto con coordinatori, referenti, capi di un certo tipo, nel servizio è molto orizzontale, quindi direi buono: all’interno del servizio ho una percezione della condizione lavorativa molto buona, che rispecchia in effetti il lavoro che faccio, anche a livello di normative, di autonomia reale. Dall’altro lato, la percezione della condizione lavorativa che c’è dall’altra parte, cioè dalla parte di chi mi dà lavoro, è una cosa diversa. C’è proprio uno scollamento, perché chiaramente nel momento in cui c’è un committente che chiede un servizio e poi c’è un consorzio e poi c’è una cooperativa questo un po’ disperde le cose. Poi è chiaro che alla luce di tutto quello che è successo la mia opinione è diversa rispetto a due mesi fa. Il fatto di vedere che a un certo punto non viene più percepito uno stipendio…

Raccontaci allora cos’è successo nella tua cooperativa..

Allora, io lavoro lì da ottobre del 2010, prima lavoravo per un’altra cooperativa che è la cooperativa Dolce. Da ottobre 2010 sono entrata in questa cooperativa già in maniera particolare: ci sono entrata attraverso lo svolgimento di un tirocinio e sono stata chiamata direttamente dall’azienda Asl, dal servizio del Sert Navile dell’azienda Asl. Mi ha selezionato il servizio, la Asl, e quindi io sono semplicemente andata a fare questo colloquio con la cooperativa e ho firmato un contratto ma con la selezione del servizio e non della cooperativa. Ho firmato questo contratto senza sapere assolutamente che la mia cooperativa proveniva da una situazione di difficoltà a livello economico, che non conosco tuttora in realtà. Proveniva infatti da un’esperienza in cui c’entrava Epta che è un altro consorzio e nello stesso anno, cosa che ho saputo solo ora e che non sapevo prima, si era già dimesso il presidente del consorzio per delle problematiche di tipo economico, per accuse di malgoverno eccetera. Quando sono arrivata ho firmato il mio contratto e sono andata a lavorare, fine, e ho saputo dei problemi solo quando non mi arrivava più lo stipendio. Lì ho cominciato a capire che gli altri lavoratori di Geco si aspettavano questa notizia da un momento all’altro. Io invece ero assolutamente al buio. Lì hanno cominciato a dirci che non potevano pagarci attraverso delle mail che io ricevevo e ricevo dal vicepresidente della cooperativa che in quel caso mi scriveva come coordinatore del personale. Mi diceva questo mese ci sono dei problemi perché il consorzio non ci paga. I committenti pagano il consorzio ma il consorzio che attualmente ha un buco di un milione e settecentomila euro ha cominciato a non pagare Geco, così come tutte le cooperative all’interno del consorzio. Ci sono stati due mesi circa di buco, non mi ricordo esattamente le date, dopo di che hanno ricominciato a pagarci dicendo che la soluzione a questo difficoltà economiche era quella di diventare titolari di tutti i servizi. Se fino a quel punto i servizi erano a titolo Epta, e Epta, io chiamo subappalto ma in realtà non so se era subappalto, in qualche modo delegava a Geco, da quel momento Geco avrebbe assorbito tutti i servizi dei vari lotti di Epta. Loro dicevano: i nostri servizi sono assolutamente in attivo, sono assolutamente produttivi e i committenti pagano, quindi l’unico nostro problema è il consorzio, il consorzio non ci può garantire perché ha un buco dovuto a problemi precedenti e quindi noi chiediamo, e loro molto probabilmente ce lo daranno, perché stanno andando verso il fallimento.  Molto probabilmente nel momento in cui sanno che non si salveranno acconsentiranno a questo passaggio di titolarità dei servizi e quindi pian piano noi assorbiremo i servizi e tutto si aggiusterà. Questo era il contenuto di una delle assemblee del Cda di Geco e dei soci lavoratori, allargato a tutti i lavoratori per spiegare la situazione.  A un certo punto i soci lavoratori e il Cda hanno votato per questa titolarità dei servizi da acquisire di lotto in lotto. E così è andata. Hanno ricominciato a pagarci per un paio di mesi e poi hanno di nuovo smesso, dicendoci, io lo dico in buona fede poi il resto non lo so, pare che anche loro se ne rendessero conto solo pian piano, che le pratiche burocratiche per l’acquisizione delle titolarità di servizi di lotto in lotto richiedevano un tempo troppo lungo per poter continuare a pagare e coprire il buco, per sperare di riuscire ad avere tutta la titolarità dei servizi prima del fallimento di Epta.

Quindi non ti pagano da quanto?

Di fatto l’ultimo stipendio che ho percepito è quello di aprile: quindi maggio, giugno, luglio, agosto e anche settembre, tra poco. In breve le cose sono andate avanti così, che piano piano tutti i lavoratori della cooperativa hanno preso coscienza di quello che stava succedendo, perché io ad esempio non lo sapevo assolutamente e quindi pian piano hanno messo su dei rapporti con il sindacato, la richiesta di chiarimenti alla cooperativa ma ancora di più a Epta, al consorzio, e a Paolo Seu che è il presidente del consorzio. Si sono fatti degli incontri con la Cgil e con l’Usb, questi sono i due sindacati che stanno seguendo la questione Geco, per capire come procedere. Quindi, da una parte, c’è tutta la lotta, la partita dell’assorbimento delle cooperative che sono nelle Ati dei lotti, delle nostre ore di servizio e, dall’altra, la partita dell’assorbimento delle nostre ore precedenti. Praticamente i sindacati, l’Usb e la Cgil insieme, da quanto mi sembra stanno lavorando con Lega coop e con tutte le cooperative  coinvolte nell’Ati perché i servizi sono di lotti diversi. Ogni lotto ha un’Ati, ha delle associazioni temporanee di impresa, e quindi praticamente le cooperative che sono nella stessa Ati di Geco hanno una responsabilità sul fallimento di Geco, quindi in qualche modo hanno il diritto/dovere di riassorbire le ore di servizio delle persone che sono in quei lotti. Praticamente il gioco per i sindacati era riuscire a fare un accordo con Lega coop e con le singole cooperative, in presenza di Geco e di Epta, per assorbire i servizi e le persone con le stesse condizioni lavorative, quindi anzianità di servizio, le stesse  ore, senza frazionamento delle ore. Ad esempio io ho tutte le ore su unico servizio, invece i colleghi che sono quasi tutti educatori hanno tutte le ore frazionate: hanno cinque ore in quel comune, dieci in quell’altro, cinque in quell’altro, perché facendo educativa lavorano su più comuni, oppure lavorano sull’Asc e sulla Asl, oppure sulla Asl e su un comune, e questo è molto complicato perché significa che se Geco prima riusciva a garantire un tot di ore adesso il lavoratore si può trovare ad avere tre ore con un contratto con la Dolce, quattro ore con un altro contratto con un’altra cooperativa, e cinque con un’altra ancora. Quindi il lavoro dei sindacati doveva essere quello di evitare questo frazionamento incredibile, lo stesso livello di contribuzione ovviamente e lo stesso contratto. Se io ho un contratto a tempo determinato, determinato e se ho un contratto a tempo indeterminato, indeterminato. Per il momento i sindacati hanno firmato un accordo con Lega coop, con tutte le cooperative, Geco e Epta,  che garantisce tutto quello che ho detto finora tranne l’anzianità di servizio che verrà monetizzata, non c’è scritto sull’accordo. Poi quando le convenzioni scadono, non vengono rinnovate. Quindi quando i committenti, Asl, comuni eccetera, alla scadenza della convenzione non rinnovano, lì c’è tutta una questione. Loro hanno detto che se uno ha un contratto a tempo indeterminato e loro lo ripropongono a tempo indeterminato ma la convenzione scade, lì non garantiscono, come non garantirebbero per i lavoratori che loro hanno già, in qualche modo la continuità.

Tu come ti sei mossa?

Io ho seguito tutti questi incontri, che poi organizzano i sindacati, quindi andando in Cgil e in Usb. Tessendo relazioni con i sindacalisti, con i delegati, i sindacalisti all’interno della cooperativa Geco, ce n’è uno per Usb e uno per Cgil. Prima la Cgil ha convocato una riunione sindacale con un suo legale e ci ha in qualche modo detto la sua: questo però non tanto per quanto riguarda il passaggio alla altre cooperative, ma per quanto riguarda la parte del recupero dei soldi, perché il passaggio alle altre cooperative era un accordo sindacale che andava siglato in qualche modo, e invece per il recupero dei soldi andava chiesta per forza una consulenza a un avvocato. Abbiamo sentito l’avvocato della Cgil e l’avvocato di Usb, ovviamente questo non tutti i lavoratori insieme ma parte dei lavoratori, noi siamo 154, diciamo che bene o male una cinquantina seguono le dinamiche dei vari incontri, gli altri non si sa. Quindi abbiamo sentito la consulenza dell’altro avvocato, quello di Usb. L’ho contattato io perché lo conoscevo, prima di sapere che era convenzionato Usb. Così la consulenza si è allargata e quindi abbiamo fatto un altro incontro in cui l’avvocato ci ha spiegato per bene tutto. L’avvocato si muoverà con delle leggi che dicono che il lavoratore è tutelato, da questo punto di vista, anche nel momento in cui c’è un fallimento (anche se in questo momento sia Geco sia Epta non sono fallite ma sono in liquidazione volontaria e passeranno pian piano alla liquidazione coatta amministrativa, per poi fallire). Attualmente sono ancora assunta per Geco senza lo stipendio e verrò pagata dalla prossima cooperativa nel momento in cui la cooperativa mi chiama a firmare il contratto, il che potrebbe essere domani come tra un mese, come tra due, questo è a cuore della cooperativa. Le cooperative che riassorbono non hanno nessun dovere di farlo entro una tempistica ben precisa, ma lo danno quando ne hanno voglia. In realtà quello che ci hanno detto i sindacati è che più si va avanti, più il lavoratore è disperato e più accetta condizioni peggiori, è chiaro che loro sono legati a questo accordo siglato ormai più di una settimana fa, quindi in realtà dovrebbero rispondere a quello, quindi al di là di quando mi faranno firmare il contratto le condizioni dovranno essere quelle.

Però i tuoi soldi?

Invece sui soldi, entrambi gli avvocati ci hanno detto di seguire lo stesso iter, cioè una diffida nei confronti della cooperativa Geco e del consorzio Epta e dell’ente committente, nel mio caso la Asl. Questa diffida dovrebbe servire per far congelare i soldi, nel momento in cui la Asl, che nel mio caso, viene a sapere nero su bianco, perché informalmente lo sa già (anzi lo sa anche formalmente perché il consorzio Epta ha inviato a quanto sembra delle informative riguardo alla sua situazione). Nel momento in cui loro ricevono una diffida di pagamento, dovrebbero congelare i soldi, quindi non pagare il consorzio, che non paga Geco, che quindi non paga i lavoratori ma che comunque non li pagherebbe lo stesso, in modo tale da dare i soldi direttamente al lavoratore, secondo l’articolo 29 del decreto legislativo 276 del 2003, che ormai conoscono tutti perché ce l’hanno detto gli avvocati in tutte le salse. Praticamente, questi soldi congelati il lavoratore li può chiedere direttamente al committente che è poi dove c’è la ciccia, cioè quello ricco. Che cosa succede invece se il committente ha già pagato il consorzio? Succede che il lavoratore ha lo stesso diritto a quei soldi, quindi il committente potrebbe trovarsi a dover pagare due volte, una volta ha pagato il consorzio e li ha persi, e deve pagare anche il lavoratore. È chiaro che in questo secondo caso l’iter è più difficile, perché  l’ente committente non gliene frega di pagare noi purché le cose si mettano a tacere, invece se ha già pagato, è un altro discorso: si mette di traverso e farà di tutto per non pagare. L’articolo 29 di quella legge è sempre la legge Biagi e quindi in qualche modo anche se è stato arrivista. Quindi la percezione di questa situazione all’inizio era catastrofica, nel senso che io avevo già pensato che non avrei mai più rivisto i miei soldi, che a questo punto, tra il Tfr e la tredicesima, sono quasi seimila euro. Pensavo di non rivederli mai più, a quanto sembra questa strada legale dovrebbe portarci a vedere almeno una parte di questi soldi. Poi c’è tutta la partita del fondo Inps, che è il fondo di garanzia, cioè un fondo che appunto garantisce ai lavoratori di vedersi restituire dei soldi, che però non sono l’intera cifra ovviamente. E poi c’è quest’altro provvedimento per cui la provincia ai lavoratori in queste condizioni, anticipa il Tfr. Molto probabilmente i primi soldi che vedremo saranno questo anticipo di Tfr che la provincia, attraverso una o due agenzie di credito, ci dà. Poi c’è la cassa integrazione. Ad esempio a me la cooperativa ha garantito 15 giorni di cassa integrazione, con un gioco che non conosco, nel senso che io il mio orario ad agosto l’ho fatto tutto e loro mi hanno detto che mi accorpano tutte le ore di agosto nei primi quindici giorni di agosto in modo tale da darmi gli ultimi quindici giorni di agosto di cassa integrazione.

Quanto ti è parso utile o inutile il lavoro fatto con il sindacato?

Posto che era la mia prima esperienza con il sindacato, al quale non mi sono mai inscritta e a cui non intendo assolutamente iscrivermi; e premesso il fatto che mi sono rivolta all’avvocato convenzionato all’Usb ma non mi sono iscritta a Usb e non mi iscriverò ma mi farò rappresentare in maniera privata da lei, a me è sembrato che loro si siano interessati, per quello che ho visto. Mi sono confrontata anche con il delegato della Cgil di Geco, mi sono confrontata anche sul fatto che non volevo iscrivermi, non c’è l’obbligatorietà di iscriversi al sindacato anche se si viene in qualche modo rappresentati dal suo legale.

Come è stata presa la cosa che tu vuoi comunque farti rappresentare privatamente dal legale?

Allora dalla Cgil non lo so, perché non ho approfondito, perché ho poi comunque scelto l’Usb per approfondire alcune cose. Mi sono confrontata più con quelli dell’Usb che non con quelli della Cgil. Il sindacato non se n’è neanche accorto fondamentalmente, la delegata Usb all’interno di Geco se n’è accorta un po’ di più… Ma poi credo che siano anche delle inesperienze da parte loro, nel senso che ho visto proprio persone sprovvedute fare questo lavoro, non so come spiegare. Si sono interessati, hanno organizzati presidi sia la Cgil che l’Usb. Sotto le varie riunioni in cui si incontrava Lega coop con le cooperative hanno organizzato il presidio, loro erano nelle riunioni e scendevano per raccontarci come stava andando, ci stimolavano a stare lì a fare picchetti, a stare lì anche di notte, insomma sicuramente senza il sindacato le cose sarebbero andate peggio. Io ho chiesto anche perché loro si interessano così tanto, ingenuamente chiedevo, come mai, che cosa ne viene la Cgil se io mi faccio rappresentare da questo avvocato o da quest’altro? E a me il delegato ha risposta che è perché si rafforza, è chiaro, prende sempre più forza, e può portare sempre più avanti le sue cause.

Qual è la tua idea di sciopero? Cosa intendi per sciopero?

Allora è chiaro che nella percezione da studentessa è una cosa, nella percezione di lavoratrice, in una condizione del genere che vive proprio sulla sua pelle che cosa significa affrontare queste cose, è un’altra. Lo sciopero che c’è stato il 6 settembre io me lo sono vissuto come l’ennesimo presidio rispetto alla situazione della mia cooperativa. Mah, io sono molto scettica nei confronti dello sciopero, magari anche perché non ho esperienza, nel senso che io non ho mai visto, per me, qualcosa di positivo dopo uno sciopero. È chiaro che faccio anche fatica a pensare a un altro strumento. Perché è come se lo sciopero andasse fatto per forza, poi forse ci sono altri interventi complementari, che possono in qualche modo aiutare.

Ma perché non funziona lo sciopero o perché c’è difficoltà a farlo?

Per entrambe le cose secondo me. È un po’ anacronistico lo sciopero di questi tempi. I tempi cambiano e lo strumento è sempre lo stesso, forse andrebbe rivisto. Però lo dico proprio con ingenuità e con ignoranza, perché non ci ho neanche riflettuto bene con i pochi strumenti che ho. Ci sarebbe da fare una riflessione più approfondita. D’altra parte è anche difficile da fare per quelli nel sociale, perché in realtà vai a togliere un certo numero di ore di lavoro a persone che sono già disperate. Io ho fatto uno sciopero in un anno di lavoro: ho semplicemente fatto quello che dovevo fare quel giorno il giorno prima e il giorno dopo, facendo magari mezz’ora in più o un’ora in più, senza segnarle per poter dire di aver fatto lo sciopero.

Quindi hai lavorato gratis per fare lo sciopero? È quasi un paradosso…

Anche normalmente lavoro gratis! Il discorso è che quando uno lavora nel sociale, toglie quelle sei ore o sette ore di lavoro a delle persone che sono in difficoltà, una sensazione di precarietà e disperazione, su un’altra condizione di precarietà e disperazione. Per gli educatori forse è perfino peggio perché gli educatori che sono nella nostra cooperativa lavorano sull’handicap, in maniera delicata, loro non sono un servizio per cui il portatore di handicap va a quel servizio. Se non c’è l’educatore di quella persona quella persona sta da sola. Perché lo sciopero non garantisce ovviamente il sostituto. Quindi significa che il ragazzino che viene seguito da quell’educatore, quel giorno non avrà l’educatore e quindi il genitore non andrà a lavorare, e quindi si troverà in difficoltà, no? Al di là di questo, è difficile per un operatore sociale fare sciopero, poi uno non ha scelta, però, significa togliere una disponibilità a persone che sono in difficoltà. Vista dall’alto, è davvero terribile: i disperati che aiutano gli altri disperati, è una condizione davvero incredibile di ingiustizia.

Qual è la tua idea di precarietà?

Allora, l’unica idea di precarietà che ho è l’idea che ho maturato negli ultimi 30 giorni, perché prima non mi sentivo affatto precaria, anzi sentivo questa cosa molto lontana da me.

Come mai?

Pensavo a questa insicurezza lavorativa più come a una caratteristica del post-laurea che del momento storico, e invece adesso capisco che non è più così, che questa situazione poteva capitarmi tra cinque anni, cioè, che capita a persone, miei colleghi, che ne hanno quaranta e hanno due figli. Quindi non è una questione mia personale ma più allargata. Poi non prendendo più lo stipendio, ovviamente, la sento ma è una sensazione più “istintiva” che razionale. A volte penso che se vincessi il superenalotto mi sentirei lo stesso in questa condizione, mi sentirei lo stesso “precaria”, perché il lavoro è anche un pezzo di vita, una parte dell’identità, un diritto…

Io non lo so che cos’è un precario. So che per me in questo momento la precarietà è quella di non sapere, cioè io non so nulla. Non so come andrà, ma questo non è legato solo alla condizione di Geco, di Epta, ma è legato anche alla convenzione con la Asl che ad esempio scade il 31 Dicembre 2011, non si sa se verrà rinnovata, perché c’è una legge che dice che il pubblico e il privato non possono lavorare insieme, è una legge vecchia di 4-5 anni fa e la Asl sta sanando le varie situazioni, dove questa legge non viene rispettata, e di fatto ci sono molte persone convenzionate che lavorano per Asl o per il comune. Asl mi ha detto che a Dicembre metteranno mano alla mia situazione, ma o mi assumono a progetto o non si sa come, perché teoricamente per assumere la Asl dovrebbe indire concorsi, e questo non può farlo e non lo fa, perché ci vogliono delle risorse economiche. E poi non capisco..la Asl paga meno o paga di più quando esternalizza? Per logica verrebbe da dire che paga di meno ma in realtà non lo so perché deve pagare un consorzio che paga una cooperativa che paga il lavoratore…

Quindi è anche un non sapere come funziona il sistema in cui si lavora…

Certo. E poi il fatto che in alcuni casi l’assistente sociale è precario quanto l’utente, è paradossale: io mi trovo a incoraggiare utenti nella ricerca lavoro ma non ci credo neanche io..

Se io ti parlo di sciopero precario cosa ti viene in mente?

Che fino a un’ora fa non sapevo nenanche cosa fosse. Immagino che sia uno sciopero di tutte le persone che sono precarie, dove essere precarie immagino che sia avere un lavoro, quindi non essere disoccupati, ma avere un lavoro…a progetto, a tempo indeterminato di pochi mesi, o di molti mesi in cui non ti viene assolutamente detto se sarà rinnovato, oppure persone che hanno un titolo di studio e vengono assunte con un altro titolo, con una retribuzione molto più bassa, o contratti con cui non si matura mai un’anzianità di servizio, è illegale ma in qualche modo viene fatto lo stesso… insomma basta confrontarsi con le altre persone per capire che ci sono tanti precari diversi.

Perché per te i disoccupati non sono precari?

Ah perché quella è tutta un’altra partita. Voglio dire, molto probabilmente lo sono, hanno una sensazione di precarietà…si sono precari anche quelli, però non so avevo l’idea che il precario fosse quello che almeno è entrato nel mondo del lavoro.

Dopo che ti sei fatta questa vaga idea, che cosa pensi dello sciopero precario: si può fare, si dovrebbe fare…?

Mah, funzionerebbe nella misura in cui funzionerebbe uno sciopero molto partecipato, non riesco, non avendoci riflettuto, a vederci qualcosa in più. Quindi mi viene in mente che lo sciopero precario, lo sciopero dei precari, è quello che riesce a coinvolgere tutti coloro che si sentono parte di questa condizione. Quindi direi che ci vorrebbe qualcosa di più. Credo poi che lo scioperò allargato primo o poi arrivi. Per la mia condizione, uno sciopero è buono solo se è uno sciopero lungo, perché dello sciopero di un giorno alla Asl non gliene frega niente…nel momento in cui però, la Asl paga dei soldi a un consorzio e io per un mese non vado a lavorare allora lì sì la Asl si allarma. Lì però non ci sono le leggi che tutelano il lavoratore, perché io ho chiesto al mio avvocato se potevo non andare a lavorare visto che non mi pagano, tre giorni di assenza sono tre disciplinari e alla terza sei licenziata. Poi si può aprire una vertenza sindacale ma di fatto la legge non tutela il lavoratore in una condizione del genere.

Cosa ne pensi del reddito di esistenza?

La riflessione sul reddito minimo i servizi la fanno da anni perché c’è una legge in cui è previsto il reddito minimo. E dal 2000 le regioni hanno cominciato a sperimentare questa legge ma si è rivelata inattuabile, per mancanza di soldi, perché tutti coloro che si rivolgono ai servizi ne avrebbero diritto. Ma ci sono ancora operatori che ci credono..è un “tormentone”, ci sono due filosofie nei servizi: l’aiuto al bisogno e il reddito minimo garantito. Anche perché abbiamo un minimo di discrezionalità e possiamo decidere come distribuire le risorse. In astratto se anche fosse realizzabile io direi che le problematiche sono talmente complesse che questo strumento rischierebbe di diventare qualcosa che pensa di risolvere con un intervento economico qualcosa che invece va ben aldilà, perché le problematiche sono psico-socio economiche e vanno affrontate tutte. Quindi più risorse economiche ok ma ci vogliono anche dei criteri perché poi ci sono tutte quelle persone che hanno accesso a risorse cospicue ma per la legge non hanno reddito..nei servizi ti accorgi che gli evasori non sono una fetta piccola..e queste persone tolgono risorse a chi ne ha bisogno. Non so è un discorso complesso e lungo ma non credo che il reddito possa risolvere il problema della disuguaglianza. La giustizia sociale non è una questione solo economica.

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