Nayan Jyoti, 15 settembre 2011, ore 6:45
La lotta dei lavoratori di Maruti Suzuki, nel Manesar, uniti nel MSEU, il sindacato dei lavoratori della Maruti Suzuki, si sta diffondendo come un incendio nella cintura di industrie del Gurgaon-Manesar-Dharuhera-Bawal, trovando un supporto fondamentale tra i lavoratori dell’area.
La sera del 14 settembre, attorno alle 3/3.30 di notte, c’è stato uno sviluppo decisivo: durante il cambio di turno, i lavoratori di altre tre fabbriche Suzuki, parte della stessa catena produttiva della Maruti Suzuki, hanno cominciato a scioperare. Sono i lavoratori dei vicini stabilimenti Suzuki Powertrain e Suzuki Castings, dove recentemente si è formato un sindacato dei lavoratori Suzuki, e i lavoratori di Suzuki Motorcycle.
I lavoratori stanno facendo un presidio dentro a queste tre fabbriche e hanno fermato completamente la produzione. Suzuki Powertrain, che produce motori diesel e trasmissioni per forniture alla Maruti Suzuki e ha una capacità produttiva annuale pari a 300.000 unità, ha circa 1250 lavoratori, tra apprendisti e permanenti, e più di 600 lavoratori precari; la Suzuki Castings, una parte di Powertrain, ha circa 375-400 lavoratori, tra apprendisti e permanenti, e più di 500 lavoratori precari, mentre la Suzuki Motorcycle ha intorno a 1200-1400 lavoratori che producono senza posa circa a 1200 motociclette e scooters ogni giorno. Tutti questi 4500 lavoratori sono entrati in sciopero per solidarietà con i lavoratori in lotta della Maruti Suzuki e hanno dichiarato di essere determinati a continuare finché non vengono soddisfatte le loro richieste.
I lavoratori della Maruti Suzuki hanno lottato contro le condizioni di infinito sfruttamento e contro la repressione nella fabbrica, venendo per questo denunciati e 57 sospesi dal 29 agosto. Il MSEU chiede il ritiro delle denunce e della sospensione, il riconoscimento del loro diritto di organizzarsi e di rivolgersi ai sindacati e che le giuste richieste dei lavoratori precari vengano soddisfatte.
Oltre a esprimere il loro appoggio per i lavoratori della Maruti Suzuki, i lavoratori delle tre fabbriche protestano contro le condizioni oppressive nelle loro fabbriche e chiedono la regolarizzazione dei lavoratori precari. Il problema della sindacalizzazione e dello status permanente dei lavoratori precari sta emergendo come il problema principale nella regione e sta trovando un’eco nelle lotte dei lavoratori nel resto del paese. La cosa significativa di questo sciopero nelle tre fabbriche è, inoltre, la spontaneità dei lavoratori a livello della fabbrica e la loro unità piuttosto che un approccio top-down a partire dai grandi sindacati centrali, che solo ora arrivano lentamente in supporto dei lavoratori. Un significativo sviluppo è perciò l’azione concreta dei sindacati indipendenti, a livello della fabbrica.
L’area di Gurgaon-Manesar-Dharuhera-Bawal è infiammata dalle lotte dei lavoratori sull’onda della lotta del MSEU. Nei vicini stabilimenti manifatturieri che producono parti di auto del Munjal Showa, il 12 settembre, hanno scioperato tutti i 1200 giovani lavoratori interinali contro le terribili condizioni lavorative, l’arbitraria politica di assunzioni e licenziamenti e contro i miseri salari, circa 4000-4800 rupie, ancora meno del livello minimo salariale dell’Haryana. Nell’accordo firmato la notte dello scorso 13 settembre, a mezzanotte, la direzione è stata costretta a rendere permanenti 125 lavoratori e a promettere che, dopo il completamento di 3 anni di apprendistato, tutti i lavoratori saranno resi permanenti. Questa è una vittoria storica dei lavoratori dell’area che lottano contro la segmentazione interna del lavoro e che si preparano, determinati e uniti, a dichiarare guerra al capitale.
Invece, Maruti Suzuki sta mantenendo una posizione irremovibile e diffondendo informazioni false sul fatto che la produzione è ricominciata (mentre non è così come dice il comunicato del MSEU) e che può andare avanti ingaggiando nuovi lavoratori e “robots” se i lavoratori non firmano il vincolo di buona condotta. La più grande fabbrica di automobili in India, che copre il 45% del mercato delle automobili, le cui spese per il pagamento dei lavoratori sono scese a solo 1.9% della sua spesa totale nel 2010-2011, sta aumentando la contrattualizzazione, anche se costruisce un impero sullo sfruttamento e sul lavoro alienato dei lavoratori. La Maruti Suzuki risponde assumendo “buttafuori”, la polizia, l’amministrazione e i media e attaccando i lavoratori con informazioni sbagliate, con minacce legali (con lo Stato al seguito) e illegali e con la coercizione.
La lotta dello stabilimento Maruti Suzuki ha trovato un forte supporto nello sciopero delle altre tre fabbriche della Suzuki India. C’è ancora una lunga e difficile strada da percorrere per i lavoratori che stanno affrontando il potere della fabbrica e dello Stato. Noi come parte di un più largo sforzo di solidarietà e dibattito in coordinazione con il sindacato dei lavoratori della Maruti Suzuki facciamo appello a tutti coloro che sono coinvolti ad alzarsi in solidarietà con le lotte dei lavoratori.