di TRANSNATIONAL SOCIAL STRIKE PLATFORM
MEETING DELLA PIATTAFORMA TSS A BOLOGNA, 27-29 OTTOBRE 2023
Da un anno e mezzo la guerra in Ucraina e le sue diffuse conseguenze incidono sugli spazi e sulle possibilità di organizzarsi politicamente. Sulla scia della pandemia, della crisi globale della riproduzione sociale e degli effetti crescenti della crisi climatica, le conseguenze della politica di guerra su scala mondiale si fanno ora sentire nelle vite di migranti, lavoratori e lavoratrici, donne e persone LGBTQI+ ben oltre le zone di guerra. Pur incoraggiando il nazionalismo, la guerra mette in luce l’importanza di ciò che accade oltre i confini. Per resistere e rifiutare la politica di guerra, occorre costruire un orizzonte comune e affrontare la questione di cosa significhi organizzarsi a livello transnazionale. Per questi motivi, dopo i meeting di Sofia e Francoforte, ci ritroviamo a Bologna dal 27 al 29 ottobre.
VIVIAMO IN TEMPI NON ORDINARI
Viviamo in tempi non ordinari. Mentre milioni di persone lottano contro l’aumento del costo della vita e la precarizzazione, la guerra ha rapito l’immaginazione politica, rendendo ancora più difficile dare forma a progetti di radicale trasformazione. Tuttavia, l’urgenza stessa di questo momento ci richiede di diventare più audaci ed affrontare i processi transnazionali in cui siamo invischiati. Mentre la solidarietà internazionale vede negli stati nazione il fondamento della realtà politica, un approccio transnazionale identifica i processi materiali, le relazioni e le lotte che attraversano i confini.
L’attacco ai salari e alle condizioni di lavoro oggi ha il volto del datore di lavoro che incontriamo ogni giorno, ma è anche parte del passaggio complessivo dalla “ripresa” post-pandemica all’erosione della spesa sociale, in cui il denaro viene dirottato verso il sostegno all’industria militare e più in generale alla politica bellica. La ristrutturazione del welfare, della sanità e delle pensioni comporta una lotta quotidiana per arrivare a fine mese, ma al tempo stesso ha la forma di un più generale attacco patriarcale e razzista che segna il nostro presente. Mentre i governi affermano la maternità come presunto destino naturale delle donne ostacolando la libertà di aborto e l’accesso alla contraccezione, per le donne lavoratrici è sempre più difficile scegliere di avere figli. Secondo questa diffusa logica patriarcale, il lavoro femminile dovrebbe compensare lo smantellamento del sistema di welfare, mentre le donne continuano ad essere una parte essenziale del lavoro salariato. Le istituzioni nazionali e sovranazionali chiudono un occhio sulla violenza domestica e sessuale e le persone LGBTQ+ subiscono leggi che li attaccano apertamente e limitano la loro libertà.
La forma palpabile del razzismo è resa visibile ogni volta che un migrante è trattato come manodopera a basso costo o come vita usa e getta. Allo stesso tempo, però, è radicata anche nelle decisioni istituzionali dell’Unione Europea e dei suoi Stati, che inviano apertamente a tutti i migranti che cercano di raggiungere l’Europa il messaggio che saranno lasciati morire. Nel frattempo, l’UE si sta ridefinendo attraverso il riarmo, la riconfigurazione del regime dei confini e i piani di “ripresa”. Piuttosto che essere un limite al nazionalismo, l’UE in guerra è protagonista di una forte rinascita del nazionalismo come risposta alla povertà e all’aumento del costo della vita, aprendo la strada a un’avanzata senza precedenti delle forze di estrema destra.
La crisi climatica si sta manifestando come una serie di eventi catastrofici che distruggono la vita e le case delle persone: alluvioni e frane hanno recentemente colpito l’Emilia-Romagna, la regione in cui ci incontreremo. Ma la crisi climatica non riguarda solo la crescente frequenza di eventi meteorologici estremi. È il risultato dello sfruttamento capitalista che dà forma a nuovi campi di accumulazione e lotta, dove l'”agenda verde” viene negoziata a livello internazionale e viene utilizzata per tracciare ulteriori linee di divisione e gerarchie nella società e in tutto il mondo. Abbiamo visto aumentare i profitti e gli attacchi a lavoratori e lavoratrici, mentre poco è stato fatto per prevenire o mitigare i rischi reali della catastrofe climatica.
AFFRONTARE IL TRANSNAZIONALE PER RITROVARE L’IMMAGINAZIONE POLITICA
Mentre ci confrontiamo con gli effetti dirompenti che la pandemia e la guerra hanno avuto sull’organizzazione politica e sui movimenti sociali, lavoratori migranti, donne e persone LGBTQ+, seppur in maniera discontinua, continuano a lottare e a esprimere il loro rifiuto e la loro rabbia in tutta Europa e oltre. Tuttavia, sono tante le difficoltà che i movimenti sociali devono affrontare per costruire strumenti che possano potenziare e connettere le lotte esistenti e immaginare nuove possibilità. Pensiamo quindi che sia giunto il momento di fare un passo avanti lungo le direzioni e le possibilità che organizzarsi a livello transnazionale rivela.
Che ci si voglia opporre a una riforma nazionale, a un datore di lavoro multinazionale, a un governo autoritario, patriarcale e razzista o allo sfruttamento imposto attraverso le politiche europee, ci troviamo di fronte alla necessità di affrontare apertamente processi che vanno al di là dei nostri territori locali, processi che operano sulla dimensione transnazionale. Sappiamo che questi processi colpiscono a ritmi e intensità diversi, a seconda delle condizioni specifiche che le persone devono affrontare. Ai meeting del TSS di Sofia e Francoforte si è discusso del ruolo delle regioni dell’Europa orientale e post-sovietica che fungono da laboratori per esperimenti neoliberali poi replicati nel resto d’Europa. Abbiamo discusso dei diversi impatti della guerra in Ucraina sul clima, sui migranti e sulle lotte femministe e sui diversi punti di tensione e scioperi che sorgono in Europa.
A Bologna vogliamo costruire uno spazio di rifiuto della guerra e che possa servire ad elaborare strategie collettive per affrontare le sfide e le possibilità che la dimensione transnazionale presenta, per allargare la nostra immaginazione e forza politica. Se da un lato la dimensione transnazionale è il nome di un problema che ci spinge a considerare differenze e contraddizioni, dall’altro rappresenta anche un mezzo necessario per perseguire un cambiamento radicale. Leggere collettivamente i processi, le dinamiche e le differenze che articolano tendenze comuni e terreni di contestazione è una parte essenziale dell’iniziativa transnazionale che dobbiamo costruire e offre l’opportunità di mettere in dialogo lotte e soggetti diversi all’interno di un progetto comune. Organizzarsi transnazionalmente non è né una soluzione già pronta ai problemi che affrontiamo nei nostri territori, né si limita a mostrare solidarietà reciproca. È una pratica essenziale per affrontare radicalmente i processi che segnano il nostro presente politico e rifiutare le divisioni secondo le linee e le gerarchie tracciate dai nostri nemici. Sta a noi trovare e sviluppare le forme e la portata dei processi di organizzazione transnazionale che il presente richiede. Per questo motivo, il meeting sarà incentrato sulla discussione della novità dell’attuale congiuntura e sulle nuove strategie per le lotte future.
Pubblicheremo presto uno schema del programma del meeting per concentrare le nostre discussioni sulle questioni chiave. A breve verrà inoltre pubblicata una chiamata per contribuire alla sua costruzione. Nel frattempo, vi invitiamo a registrarvi per il meeting che si terrà a Bologna, dal 27 al 29 ottobre.
Per informazioni su programma e contenuti scrivere a info@transnational-strike.info
Per informazioni su iscrizione e logistica del meeting scrivere a tssmeetingbologna@gmail.com