venerdì , 22 Novembre 2024

Geografie del razzismo. Grillo e il suolo a cinque stelle

Geografie del razzismoIl dibattito politico sullo ius soli di questi giorni non è certo nuovo. Nuovo è il soggetto che l’ha rilanciato. La ministra nera che fa paura ha riproposto la questione e le diverse parti politiche hanno subito reagito. Che il Pdl sia contrario non stupisce. In questo modo non viene certo meno alla sua coerenza politica. Ma che un movimento come quello dei 5 stelle, che si fa carico di una presunta democrazia reale di tutti e per tutti si opponga allo ius soli qualche problema lo pone.

Secondo l’indiscusso e indiscutibile leader del movimento, infatti, prima di cambiare le geografie del paese bisogna fare un referendum con il quale gli italiani, quelli veramente italiani e bianchi, decidano come gestire gli altri italiani, quelli che a 18 anni possono solamente chiedere di essere uguali agli altri e che, a quanto pare, non fanno parte delle geografie umane del paese che Grillo ha in testa. Che i migranti non possano partecipare a nessun referendum sembra che se lo sia dimenticato, oppure non l’ha dimenticato affatto e si aspetta che il «suo» popolo democraticamente voterà contro lo jus soli. D’altra parte, sembra che Grillo e i suoi seguaci non vedano nemmeno la discrezionalità e il razzismo istituzionale con cui i migranti devono fare i conti tutti i giorni, un razzismo che nega più spesso di quanto s’immagini le già minime possibilità di regolarizzazione.

Ma, poi, di quali geografie parliamo? Con buona pace dei leghisti e ora anche dei grillini, le geografie umane sono cambiate da diversi decenni insieme al modo di sfruttarle, e non sono più bianche né in Europa né nella sua cara Genova. Forse, però, Grillo non se n’è accorto, quindi chiede di guardare agli altri Stati europei, dove lo ius soli non c’è e, se c’è, è fortemente regolato (di quali Stati europei parli rimane comunque un mistero). Ci dispiace per i grillini che pensano di essere liberi di decidere. In realtà, hanno un leader indiscutibile che detta il perimetro entro cui pensare le cose: si faccia pure un referendum, ma ricordandosi prima di tutto che lo ius soli non va bene.

Oltre al ruolo di un’Europa che prima è da distruggere, perché economicamente dannosa per l’Italia, e poi da prendere a modello di riferimento e interlocutore fondamentale quando si tratta di migranti, Grillo e famiglia producono un’ulteriore contraddizione nel loro discorso politico (che non vuole mai essere una linea politica, ma di fatto lo è): se è vero che basta svegliarsi la mattina successiva al compimento del diciottesimo anno di età e chiedere di essere trasformati in cittadini, perché non farlo fin dalla nascita evitando così tanto un’inutile trafila burocratica, quanto spese tranquillamente eliminabili e molti problemi ai migranti e ai loro figli? La risposta a nostro avviso è solo una: Grillo e famiglia sperano che entro i 18 anni i migranti e i loro figli cambino idea e se ne vadano.

Noi ci chiediamo se Grillo veramente conosca le conseguenze della legge Bossi-Fini, che vincola i migranti e i loro figli al legame tra permesso di soggiorno e lavoro; ci chiediamo se Grillo sa che i ragazzi e le ragazze delle seconde generazioni, come vengono chiamati gli altri italiani, rischiano anche di essere mandati in un paese nel quale, in molti casi, non sono nemmeno mai stati, magari passando dai CIE. Ci chiediamo se Grillo si renda conto che lo ius sanguinis è adottato dagli Stati per rendere il razzismo più digeribile. Ci chiediamo, ancora, se Grillo comprenda quanto sia semplicemente razzista la sua posizione che, non a caso, è del tutto in continuità con quella leghista del «prima il nord» e con le posizioni di quegli stessi partiti che vuole spazzare via (non a caso uno dei primi sostegni politici alla linea grillesca è arrivato da La Russa). Ma forse è questo il problema, anche i migranti sono da spazzare via, così come emerge dai commenti di sostegno alle affermazioni di Grillo che appaiono anche nel blog del leader indiscutibile. Commenti razzisti, xenofobi, pericolosi.

Le uscite di Grillo non sono nuove: con i suoi soliti toni fintamente scherzosi il leader indiscutibile non ha mai mancato negli anni scorsi di prendere posizioni non solo ambigue, ma apertamente razziste. Forse ora se ne renderanno conto anche quelli che lottano per difendere i loro territori, come in Val Susa, e che gioiscono quando si trovano di fianco dei parlamentari, dimenticandosi del razzismo istituzionale che colpisce oltre cinque milioni di uomini e donne in questo paese.

Grillo e famiglia forse temono che i figli dei migranti alzino la testa se viene loro riconosciuta subito la cittadinanza. I migranti però hanno già alzato la testa e non se la lasceranno schiacciare da un grillo.

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